sabato 19 marzo 2016

LA FUITINA



La fuitina, dialettismo estratto dal siciliano con il significato di "piccola fuga", identifica l'allontanamento di una coppia di giovani aspiranti coniugi dai rispettivi nuclei familiari di appartenenza, allo scopo di rendere esplicita (o far presumere) l'avvenuta consumazione di un atto sessuale completo, in modo da porre le famiglie di fronte al "fatto compiuto" inducendole a concedere il consenso per le nozze dei fuggitivi.

Tale fuga prematrimoniale, precedentemente in uso nelle regioni del sud Italia, veniva sovente compiuta in accordo con una o entrambe le famiglie dei transfughi le quali, in tale frangente, erano giustificate alla celebrazione di immediate nozze riparatrici, prive dei rituali e dei costosi ricevimenti di un matrimonio in piena regola.

Fino all’inizio degli anni Novanta, in tutto il Sud d’Italia prese piede il cosiddetto fenomeno della ‘fuitina’.

Più anticamente però, questo fenomeno di costume riguardava anche i ceti più abbienti, e, soprattutto, non era una pratica che veniva portata avanti di nascosto, bensì molto spesso organizzata in concerto, con parenti e genitori. Questo perché una volta, le famiglie erano notevolmente più numerose; le prime a sposarsi erano le figlie, poi i maschi, in ordine d’età.

Anticamente il matrimonio veniva organizzato con un grande dispendio di energie e di denaro. Una tradizione, che ove possibile continua a rimanere viva e presente in tutto il Sud, Sicilia compresa. Quello che però non è più uso preparare, è la dote: spesso biancheria finissima oppure mobili, che gli sposi dovevano portare come offerta il giorno del matrimonio; era una sorta di contributo, che ognuna delle due famiglie coinvolte nel contratto, si doveva preparare a rispettare, pena il non compimento del matrimonio.

Non tutti però se lo potevano permettere, specialmente dopo aver sposato altri 5 figli. Ed ecco che entrava in campo la ‘fuitina’, una maniera ben accordata e articolata, di permettere alle proprie figlie femmine una posizione, e mettere a tacere i pettegolezzi di paese.
Una volta infatti era parte del costume delle celebrazioni, dare bella mostra della ricchezza e dello sfarzo, di cui era capace la propria famiglia; la ‘fuitina’ avrebbe eliminato ogni dubbio circa l’eventuale povertà dei ragazzi e dei loro genitori, che con la forza del sentimento avrebbero potuto giustificare la loro fuga agli occhi indiscreti dei compaesani.

Ecco quindi la messinscena, che veniva organizzata con grande dispiego di forze: prima, un rapido rapido di messaggi tra i due amanti, che attestava il luogo dell’incontro preposto al viaggio, solitamente breve; poi, il coinvolgimento di parenti prossimi, coloro i quali offrivano alla giovane coppia il luogo in cui rifugiarsi, molto spesso vicino casa.
Normalmente, alla ‘fuitina’ occorrevano solo poche ore. Una volta consumato il matrimonio, infatti, i giovani avvisavano casa, confermando i finti sospetti che serpeggiavano in famiglia sulla loro ‘fuga d’amore’.

Tornati a casa dopo lo ‘sdillinchio’ del padre della ragazza, a volte ‘con pagnotta già nel forno’, i due giovani erano ora tenuti a sposarsi. Solo così infatti il ragazzo avrebbe ‘protetto il buon onore’ della di lei, che altrimenti non avrebbe voluto più nessuno, in quanto già ‘fuiuta’. Dopo i dovuti complimenti
di rito, anche da parte degli altri abitanti della città o del paese, il matrimonio poteva essere celebrato.



La fuitina sembrerebbe trovare spiegazione non tanto nel carattere romantico che in genere viene attribuito all’azione, ma in ragioni prettamente sociali che affondano le ragioni in meccanismi di gestione dei rapporti umani all’interno di un gruppo. La fuga d’amore è un modo per dirimere conflitti sociali attraverso la messa in atto di un evento che interrompe il corso consueto degli rapporti contrastanti tra due famiglie.

Per questo nel suo carattere intrinseco la fuitina è un evento”straordinario”, che esula dal consueto e si oppone ad esso. Ma fa anche di più: riesce a rivedere il consueto e a modificarlo, applicando ad esso un altro corso, che differisce da quello seguito fino a quel momento. Con la fuitina anche le famiglie rivedranno i loro schemi di interazione, apportando ad essi sostanziali cambiamenti.

Vi sono stati casi in cui si è cercato di adombrare l'ipotesi della fuitina al fine di nascondere una più grave circostanza di rilievo penale. Nel 1966, ad esempio, durante il processo per il caso Franca Viola, la difesa del rapitore tentò invano di screditare l'immagine della ragazza, sostenendo che avesse acconsentito ad una fuitina. Franca Viola aveva invece rifiutato il matrimonio riparatore previsto dalle leggi dell'epoca dopo il rapimento e lo stupro.

Va aggiunto che, nel caso in cui uno dei fuggitivi sia minorenne, verrebbe a configurarsi il reato di sottrazione di minorenne consenziente, previsto dall'art. 573 del Codice penale.

Le responsabilità penali e civili derivanti da tale disposto sono state applicate ad esempio da una sentenza del Tribunale di Ancona, confermata dalla sentenza n. 43191/04 della Corte di Cassazione. Detta sentenza è stata emessa, nonostante lo stesso sostituto procuratore generale della Cassazione avesse denunciato l'incostituzionalità della norma contenuta nell'art. 573. In merito, la VI sezione penale non ha ritenuto di interpellare la Consulta, affermando che la fuitina coinvolgente un minore è tuttora da considerare validamente un atto penalmente illecito.



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