domenica 16 ottobre 2016

SACCO DI DENARO


«Questo mese di ottobre è molto speciale: avrà 5 venerdì, 5 sabati e 5 domeniche. Questo succede una volta ogni 823 anni. Questi anni sono conosciuti come “sacchi di denaro”. Manda questo messaggio a 8 buoni amici e i soldi compariranno in 4 giorni, è una cosa basata sul Feng Shui cinese. Chi lo fermerà non riceverà niente. Tentare non costa nulla». Un messaggio che in questi giorni stanno ricevendo in tanti. Negli anni è girato a più riprese, prima via mail, poi per sms e infine con WhatsApp: con lievi modifiche sul periodo fortunato la catena torna in auge ogni volta che c’è un mese con 31 giorni.

Che la triade sia venerdì, sabato e domenica oppure domenica, lunedì e martedì o ancora sabato, domenica e lunedì (dipende dal giorno con cui il mese comincia, ma una domenica di mezzo c’è sempre), praticamente nulla di questo messaggio ha un qualche fondamento cui affidare le proprie speranze di ricchezza.

Altro che ogni 823 anni: per ritrovare un altro mese con 5 venerdì, 5 sabati e 5 domeniche basta andare indietro di pochi mesi, a maggio 2015, quando si è ripetuta la stessa combinazione. Ma era successo anche a marzo 2013, luglio 2011, gennaio e ottobre 2010, e così via, insomma spesso. Anche ai più creduloni basta una occhiata al calendario per capire che come portafortuna è un po’ troppo di maniche larghe.



Anche il riferimento al Feng Shui è in ogni caso fuori contesto. Si tratta infatti di un’antica scienza cinese che ci insegna a vivere in armonia con le energie della Terra. E’ una tecnica di organizzazione dello spazio e dell’ambiente in cui viviamo. Si propone di supportare l’architettura tradizionale nella progettazione delle case e nella scelta dei mobili. Gli spazi vengono organizzati in modo da creare una vera e propria armonia tra l’interno e l’esterno. Il termine Feng Shui richiama le parole “vento” e “acqua” che, secondo la cultura cinese, equivalgono a salute, felicità, pace e  anche prosperità.

Lo spazio in cui viviamo e lavoriamo ci rispecchia, e le energie sottili che scorrono in noi e che controllano la nostra vita, sono le stesse che scorrono nel nostro spazio vitale.

Feng Shui significa vento e acqua, due elementi che scorrono come le energie vitali, ed è una disciplina Taoista dove l’universo viene percepito come equilibrio tra le due principali energie creatrici, Yang e Yin (bianco, maschile e nero, femminile).

Il Feng Shui va ad armonizzare o ri-armonizzare i flussi e gli equilibri energetici dello spazio, in modo tale che anche i flussi e gli equilibri energetici interni si possano armonizzare.





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venerdì 14 ottobre 2016

VEICOLI ELETTRICI




Leggero, estremamente facile da usare, e poi è elettrico: il monopattino a batterie. Il monopattino si inserisce in quel filone di veicoli elettrici leggeri da poter usare comodamente in spazi privati, centri fieristici, campeggi.

Il monopattino elettrico per il codice della strada viene definito come “acceleratore di andatura” ma non trova una collocazione all’interno dell’ordinamento giuridico vigente in materia di veicoli e trasporto. In parole povere il monopattino elettrico, pur essendo un veicolo dotato di motore elettrico, non viene classificato come tale, o meglio, esula dalla regolamentazione in merito ai veicoli a motore. Ciò va a classificarlo come veicolo adatto alla circolazione solo in aree specifiche.

Il monopattino a motore può circolare esclusivamente sulle piste ciclabili e nelle aree di proprietà dell’utente in possesso di questo veicolo. Questa ordinanza restringe il campo di utilizzo del monopattino elettrico che, sebbene sia dotato di un motore ausiliario come altri piccoli veicoli, non può circolare sulle strade normali. Bisogna stare attenti, però all’omologazione, infatti, su questo punto li rende simili a dei ciclomotori.

L’omologazione del monopattino elettrico è obbligatoria, sebbene non rientri nella categoria di veicoli che possono circolare liberamente per strada, il monopattino elettrico è un veicolo che può superare la velocità di 6 km/h e, quindi, per essere a norma deve essere omologato come un ciclomotore e, per conseguenza, può essere soggetto a tutti i controlli del caso.



I monopattini elettrici assieme agli hoverboard sono la rivoluzione e la novità del momento. Il settore è in forte crescita anche perché si tratta di mezzi di locomozione del tutto ecologici infatti sono alimentati da batterie elettriche che permettono lunghe percorrenze.
I monopattini elettrici sono mezzi innovativi, sicuri e divertenti ma vanno usati con le opportune precauzioni. Infatti possono raggiungere fino i 20km orari e per tale motivo è consigliabile utilizzare un casco e le protezioni che possono evitare danni in caso di caduta accidentale.
In Italia anche il codice della strada ha emesso norme per questi dispositivi sempre più diffusi nel nostro paese.

In particolar modo il monopattino elettrico per il codice della strada è un “acceleratore di andatura” ma non trova una specifica collocazione all’interno dell’ordinamento giuridico vigente ed in definitiva può essere usato solo in aree specifiche. Inoltre se il monopattino può superare la velocità di 6 km/h deve essere a norma, omologato e rispettare la normativa vigente e viene classificato come ciclomotore.



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domenica 9 ottobre 2016

LA ZITELLA




Per zitella si intende una donna che non ha un marito e per questo fatto si porta dietro un carico di acidità, si presume per la disgrazia, il rammarico e il rimpianto di non aver contratto matrimonio e – si sottitende, con malizia e volgarità – soprattutto per la sfortuna di non godere delle gioie del sesso.

Chi usa la definizione zitella acida ha come contesto mentale il retropensiero secondo il quale essere una donna non sposata significa essere una zitella acida. Una donna infelice. Dal che ne deriva, per un passaggio di logica di imbarazzante banalità, che per non essere acida (e quindi, ovviamente, infelice, in quanto l’acidità è il sintomo dell’infelicità), una donna abbia una soluzione vecchia e scontata a propria disposizione: prendere marito. Trovarsi un compagno. La felicità, una donna, se la conquista con il matrimonio. Tutto qui il dramma esistenziale femminile: questo è l’inizio e la fine di ogni obiettivo, progetto, sogno di una donna. 

Zitella acida è un termine che viene dal passato, dal peggio del passato, dal peggio della cultura popolare e tradizionale. Eppure è un termine che contiene in sé, ancora al giorno d’oggi, tutta la sua potenza negativa e funziona da terribile spauracchio per le molte donne single di tutte le età, che appunto, terrorizzate dall’idea di diventare zitelle acide si accontentano del peggio e stanno con un uomo purchè, solo in quanto uomo, solo in quanto partner.

Una zitella acida è la sfigata per antonomasia, colei che rappresenta la vera sfiga per una donna: il fatto di non avere un compagno. Certo, per chi ci crede, per chi compra senza filtrare con il proprio senso critico quanto venduto dal pensiero comune e diffuso.

Identificare, riconoscere e sovvertire le milionate di idee sbagliate che ci circondano significa costruirsi una vita su misura, autentica, davvero felice. E rifiutare di vivere una vita standard, cioè basata su regole e “leggi” del “si dice”, “si deve”, “è meglio”. 

Zitella acida esprime molte idee, tutte sbagliate e ha molti sottintesi tutti sbagliati. Ed è frutto di una cultura manipolatoria, che fa della manipolazione e del manipolare un proprio strumento di controllo.

Quante donne si rovinano la vita nel tentativo di rispecchiare un’idea di realizzazione che non appartiene davvero a loro, per una qualsivoglia ragione? Quante donne hanno scampato il pericolo di vedersi appioppata la definizione di zitella acida, ma si ritrovano, magari senza esserne consapevoli, in condizioni ben più infelici e restrittive rispetto all’inferno immaginario che credono di aver evitato, dato che vivono in un inferno reale, che però non è tale per l’idea comune?

Lasciamo perdere per un momento la zitella acida, inacidita perché sola e senza sesso. E parliamo di categorie umane “impressionanti” alle quali so che in molti non vorrebbero appartenere. 

Come definire le tante coppie in cui, invece, l’aggressività è esplicita e si manifesta non in violenza fisica ma nell’ostentata manifestazione di un’insofferenza reciproca continua, fatta di parole, opere e omissioni… perfino “dispetti”. Qual è il livello di “acidità” in questo genere di relazioni? 

Un sondaggio ha messo in luce una realtà abbastanza originale, che stravolge quella che è l'immagine tradizionale della donna italiana. 
Dal sondaggio, condotto su un campione di uomini di età compresa fra i 30 e i 65 anni, emerge che circa il 74% dei mariti intervistati, posto di fronte all'alternativa fra dolce e acida, definisce sua moglie con quest'ultimo aggettivo. 
Il sondaggio non si proponeva obiettivi sociologici, l'intento era quello di dimostrare che errate abitudini alimentari e di vita, possono influenzare negativamente il tono dell'umore e il carattere. Questo però può fornire lo spunto per una riflessione che và al di là delle informazioni fornite dalla ricerca. 
Come mai le donne italiane hanno cattive abitudini alimentari e sono stressate da ritmi giornalieri esasperanti? Forse perchè la nostra società non è abituata a gestire questa nuova figura di donna, che mostra di avere, nel bene e nel male le stesse abitudini degli uomini? 
Come mai si cerca una motivazione dipendente da fattori esterni come il cibo, le abitudini di vita, i malesseri dovuti al ciclo mestruale, ecc., invece di capire cosa c'è dietro questa aggressività a stento contenuta, dietro questo essere acide? 



Se un uomo si comporta da "acido", non lo definiamo come tale, ma diciamo che ha un carattere forte, che non si fa sottomettere da nessuno e spolveriamo in proposito, tutta una serie di luoghi comuni piuttosto laceri dal troppo uso; una donna invece è acida. 
Acida è l'aggettivo con cui si suole designare le zitelle, che ormai si chiamano singles, ma che sono rimaste acide. 
Acida è una donna priva di slanci emotivi, che non riesce a stabilire contatti affettivi perchè corazzata dallo strato di acido, appunto, che vieta a chiunque di avvicinarsi, perchè l'uomo non è "acido"? 
Nella lingua parlata potremmo trovare una serie piuttosto varia e colorita di aggettivi con cui apostrofare un uomo, ma niente che corrisponde ad acido. 
Forse il problema a ben guardare non è il cibo o le abitudini di vita, il problema vero è quello che le donne in genere e le mogli in particolare si trovano quotidianamente ad affrontare problemi di varia natura, che spaziano dalla gestione della casa, ai figli al lavoro e alla carriera, non più retaggio degli uomini. 
Mentre però il ruolo della donna è cresciuto e si è diversificato, quello dell'uomo ha subito una significativa involuzione. Cresciuti all'ombra di famiglie in cui la madre era ancora la regina della casa, i "poveri" uomini italiani hanno sposato donne a cui la casa stava stretta, a cui era difficile dare ordini, forse è questo il motivo per cui solo il 26 % circa dei mariti definisce sua moglie dolce. 
Fa riflettere che nello stesso sondaggio ben il 62% dichiara di essere sposato a una "donna di ferro", mentre solo il 35% ritiene la propria compagna una donna tenera e disponibile, dovremo smettere di mangiare per diventare quelle eteree creature che i nostri compagni si ostinano a desiderare, o dovremo semplicemente rinunciare alle conquiste fatte negli ultimi trent'anni? 



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sabato 8 ottobre 2016

SOTTO L'ASFALTO




Scarti di lavorazione, scorie di fonderia. Centinaia di tonnellate. Cromo esavalente 1400 volte oltre i limiti. Tutto questo lo troviamo sotto l'autostrada più trafficata d'Europa. L'hanno messo 25 anni fa e forse continuano a farlo. Lungo tutta la bretella che da Venezia porta a Milano (e poi a Torino). Asfalto omertoso, sicuro. In particolare la terza corsia, l'ultima realizzata un quarto di secolo fa. Asfalto silenzioso nonostante i 140 mila veicoli in transito ogni giorno nel tratto Milano- Brescia. «Aspettiamo spiegazioni », dice caustico Giuseppe Orizio, sindaco di Castegnato. I contadini bresciani la chiamano l'"autostrada dei fuochi". I contadini conoscono la terra meglio di tutti e la terra qui è infetta da anni. Anche se non ci sono roghi, anche se il veleno non ha ancora spappolato i polmoni dei bambini, come in Campania.

Dicembre 2011. Scandalo tangenti al Pirellone: l'inchiesta sulle discariche che porta in carcere, tra gli altri, l'ex assessore lombardo all'Ambiente Franco Nicoli Cristiani  e il suo beneficiato, l'imprenditore bergamasco dei rifiuti Pierluca Locatelli. Non sono parole da contadini quelle intercettate tra Locatelli e il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d'Oglio)... non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento...», dice Locatelli. Il clan dello smaltimento facile — dopo avere avvelenato il sottomanto della direttissima Brescia-Bergamo-Milano (Brebemi) — punta a «seppellire le scorie sotto la Tav». La tratta è la Brescia-Treviglio. Risposta di Pagani al suo boss. «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano perché dicevano che facevano... il discorso del magnetismo ». Due anni dopo, ecco scorie che spuntano. Ecco il cromo esavalente 1.400 volte oltre il limite consentito (per la falda il limite è di 5 microgrammi/litro).
Aprile 2013. Il Noe dei carabinieri ispeziona un cantiere a Roncade, nel trevigiano. Si lavora per il potenziamento della Venezia-Trieste. I camion dell'azienda Mestrinaro spa trasportano il materiale che finisce intombato sotto il manto autostradale. Che contiene? Arsenico e nichel. Veleno per la salute e per l'ambiente. Lo chiamano materiale inerte: in realtà agisce e fa danni. Dice Silvio Parzanini, presidente di Legambiente Franciacorta: «Smaltire questa roba costa più di 100 euro a tonnellata. Nasconderla sotto l'autostrada è un "business"!».


Nei 18 chilometri della "Valdastico" (A31; la A4 corre non lontana) la Dda di Venezia ha accertato che per realizzarla sono stati utilizzati 155mila metri cubi di scorie di acciaieria non inertizzate. Tra gli indagati Locatelli.

Sui cantieri della Valdastico Sud tra Vicenza, Padova e Rovigo si abbatte un fortunale mediatico-giudiziario, ma politica e società civile tacciono ed evitano anche di interrogarsi sulla effettiva necessità di un’opera impattante ormai quasi completata.

Le corsie sono tombe di asfalto che nessuno scoperchia.

Le parole usate da Paolo Tessadri pesano come pietre: «L’odore del metallo fuso di fonderia ammorba ancora l’aria quando tira il vento, sprigionato dai resti delle scorie disseminate lungo le stradine nei campi di granoturco, accanto all’autostrada.




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giovedì 6 ottobre 2016

LEI O....TU?




Sebbene nella lingua italiana il "lei" è di obbligo, molta gente tende a "intimizzare", rendere più intima la relazione con un atteggiamento confidenziale che appunto richiama il "tu" rispetto al "lei".

Un tempo le persone potevano sentirsi offese se non veniva loro dato del lei, perché appariva che venisse loro mancato il rispetto: si dava normalmente del tu a un ragazzo di poco conto ad un fattorino, a un ragazzo di campagna che non conosceva le formalità dell’educazione della classe sociale superiore alla sua.

Oggi il classismo è assai diminuito e fa ridere intendere il tu in questo senso. Tale confidenza ha acquisito altri significati. Si dà del tu ai colleghi che svolgono la stessa professione come è sempre stato, ma anche a persone che si finge di considerare più giovani, come se avessero 20 anni, mentre spesso ne hanno 40 o più, allo scopo di essere più seducenti e magari nel caso commerciale acquisire più clienti, più consenso professionale ecc.

Si dà del tu a colleghi che però appartengono a una posizione professionale superiore, come ad esempio dirigenti, quasi come per ridurre la distanza e per sentirsi degni allo stesso modo.

La storia dell’uso degli allocutivi, nello scritto e nel parlato, è lunga e complessa da rievocare in tutte le sue sfumature. Sintetizzando, fino al Trecento il sistema era piuttosto semplice: il voi come forma di rispetto verso persona di riguardo, il semplice tu per tutti gli altri. Già nel Quattrocento il quadro si presenta assai più elaborato, perché al tu e al lei si aggiungono lei, ella, la tua (sua, vostra) signoria (e simili attributi reverenziali). Nel Cinquecento l’uso del lei verso persone di rango si amplia, per diretto influsso dell’usted spagnolo. Mentre tu resta nei secoli incontrastato nel suo ruolo di attivatore di interazioni confidenziali, dal Seicento fino a tutto l’Ottocento il voi, il lei e l’ella si può dire che vengano usati indifferentemente nelle relazioni verso le persone ritenute di riguardo. Nel Novecento si apre la parentesi fascista: d’imperio si tenta di imporre l’uso esclusivo del solo voi in tutti gli uffici pubblici, nelle scuole, nelle cerimonie pubbliche ufficiali. Nel secondo dopoguerra, per qualche anno i film doppiati si fanno megafono di un ritorno all’antico sistema bipartito tu/voi, che ancora oggi è possibile trovare qua e là, fuori della fiction cinematografica d’antan, in usi regionali, ma ormai raramente nelle città e nei ceti scolarizzati. Si torna, nello scritto e nel parlato, all’alternativa tu/lei, con l’eccezione delle comunicazioni scritte ufficiali provenienti da apparati amministrativo-burocratici pubblici e privati, nelle quali il repertorio quattrocentesco delle signorie e delle eccellenze viene sciorinato a beneficio di persone che ricoprono ruoli di rilievo e di alta rappresentanza istituzionale. Nelle interazioni orali, però, gli ultimi decenni sono caratterizzati da un generalizzarsi dell’uso del tu, a scapito del lei.



L’italiano contemporaneo prevede due forme di uso dei pronomi allocutivi nei rapporti interpersonali:

– il tu reciproco, riservato in genere ai rapporti informali (amicizie, famiglia, lavoro, con colleghi che si frequentano abitualmente);

– il lei reciproco, nei rapporti formali (ambito di lavoro e istituzionale fra persone che non si conoscono, rapporti gerarchici).

L’uso del voi come alternativa al lei nelle situazioni formali è quasi del tutto scomparso e sopravvive in alcuni italiani regionali meridionali.

Negli ultimi decenni il tu ha gradualmente ampliato la sua sfera d’uso, estendendosi a situazioni in cui prima non era previsto, come il rapporto tra insegnanti e studenti in certi settori della scuola. Anche gli usi non reciproci degli allocutivi sono negli ultimi decenni in forte diminuzione (ad esempio, è del 1975 una circolare che elimina nell’esercito l’uso del lei da inferiore a superiore e del tu da superiore a inferiore).

Di fronte a una diversa sensibilità dei parlanti, è consigliabile non abusare del tu in situazioni formali e mantenere il lei, specie con persone che non si conoscono.

Non ci si approccia mai a una persona dandole del tu: il primo approccio prevede sempre l’uso del lei. Si può passare al tu solo dopo che si è instaurata una certa confidenza tra i due interlocutori, confidenza che deve essere risultato di conquista.
L’iniziativa di esprimersi dando del tu, deve essere concessa dall’interlocutore che ha importanza maggiore. In particolare:
La donna  autorizza l’uomo a darle del tu.
L’anziano autorizza il giovane a dargli del tu.
Il professionista autorizza il cliente a dargli del tu.



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lunedì 3 ottobre 2016

A CHI APPARTIENE L'ARTE



Quelli che dell’arte fanno un affare sono per lo più impostori.

Queste le amare parole di Pablo Picasso per descrivere chi ai suoi tempi traeva profitto dalla compravendita di opere d’arte.

L’arte è una delle più grandi espressioni democratiche di qualsiasi ordinamento civile. E arte significa libertà.
La tutela dell’arte è considerata principio fondamentale della nostra Costituzione e addirittura valore primario e supremo dell’ordinamento, da «non poter essere sovvertito o modificato nel suo contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale od altre leggi costituzionali». Anche a livello europeo viene proclamata diritto fondamentale ed inserita nell’ art. 13 della Carta dei diritti Ue. Questo perchè l’arte è forse lo strumento più forte dato alle minoranze per esprimere il dissenso, a prescindere dalla forma di Governo esistente: essa è e sarà sempre una porta verso il pluralismo.

La lista delle opere d’arte più costose di sempre manifesta, le vendite private, transizioni avvolte nella nebbia e sicuramente anonime (al contrario delle vendite all’asta dove l’offerta pubblica protegge gli acquirenti ma al tempo stesso li identifica) hanno raggiunto cifre ancora più importanti. Fuori controllo, appannaggio di collezionisti disposti a tutto pur di accaparrarsi il trofeo.

Per quel che è dato sapere l’opera d’arte più cara d’ogni tempo è “I giocatori di carte” di Paul Cezanne, pagata nel febbraio 2012 l’imponente cifra di 191,2 milioni di euro dalla famiglia reale del Qatar.

Solo terza nella classifica delle opere più care di sempre “I tre studi di Lucian Freud”. Quando nel 2006 fu venduto per 105 milioni di euro era l’opera più cara del mondo, parliamo di “Numero 5” di Jackson Pollock , entrata a far parte – presumibilmente – della collezione del finanziere messicano David Martinez. Il dipinto, superava così il record stabilito solo alcuni mesi prima dal Klimt “Adele Bloch-Bauer I” acquistato dall’erede dei cosmetici Ronald S. Lauder per 101 milioni di euro. Primato, già battuto da “Donna III”, un dipinto di Willem de Kooning, costato nel novembre 2006 102 milioni di euro al finanziere, sì ancora lui, Steven Cohen. Al settimo posto della classifica, occupato da un’opera leggendaria “Il grido” di Edvard Munch, una delle quattro versioni realizzate dall’artista norvegese, l’unica a non trovarsi in un museo. In un’asta da Sotheby’s nel maggio del 2012, l’opera toccò i 90 milioni di euro. Secondo il Wall Street Journal, l’anonimo acquirente era il finanziere Leon Black.



Fu record mondiale per un’opera battuta all’asta e che andava a scalzare il precedente detentore del primato, un Picasso venduto nel 2010 da Christie’s a 80 milioni di euro “Nudo, foglie verdi e busto” ad un privato che l’ha concesso in prestito a lungo termine alla Tate Modern. Il dipinto a sua volta rompeva il record stabilito qualche mese prima dalla scultura di Giacometti: ‘Walking Man I’, venduta da Sotheby’s per 78 milioni di dollari, è l’unica scultura che troviamo nella top ten. L’acquirente fu la magnate brasiliana Lily Safra. Ma prima di queste due opere ne troviamo un’altra, una Bandiera di Jasper Johns, ottava opera più costosa di sempre, battuta a 87.2 milioni di dollari ad un’asta nel maggio del 2012.



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domenica 2 ottobre 2016

SPIARE I PROFILI DI FACEBOOK



Facebook è il social network più utilizzato al mondo che permette a tutte le persone di rimanere in contatto da qualsiasi nazione del mondo.

Spesso gli italiani s’iscrivono su Facebook per “spiare” i loro parenti e amici, visualizzando tutte le amicizie in comune, gli aggiornamenti di stato e molto altro. Utilizzare Facebook per riallacciare dei rapporti sociali è molto utile, visto che al giorno d’oggi siamo sempre tutti di fretta e le possibilità di organizzare un incontro diventano sempre più remote.

Quando si utilizza da tanto tempo Facebook la voglia di leggere le novità dai contatti, visualizzare foto e album è diventato all’ordine del giorno.

Esistono delle applicazioni innovative che permettono di visualizzare le fotografie pubblicate dagli iscritti su Facebook.

Moltissime persone cercano strumenti per vedere profili privati su Facebook per avere maggiori opportunità con una ragazza su cui si vuol far colpo, oppure su una persona che ha voluto tagliare i ponti.

La funzione più semplice da effettuare è quella di richiedere l’amicizia alla persona, senza utilizzare strumenti che potrebbero mettervi nei guai: utilizzare applicazioni che permettono di visualizzare foto e info su contatti privati è un reato.

La privacy è un argomento molto sentito nella nostra società e spiare le persone in questo modo, potrebbe diventare anche pericoloso. Se la persona interessata, si accorgesse del “pedinamento virtuale”, potrebbe accusarvi di violazione della privacy, quindi prestate molta attenzione agli strumenti che utilizzate per spiare profili Facebook con cui non avete contatti.

Alcuni hacker utilizzano questi strumenti per vedere i profili privati su Facebook senza che nessuno se ne accorga. Con l’utilizzo di indirizzi di posta elettronica temporanei, gli hacker professionisti entrano negli account fasulli per inviare richieste d’amicizia a tutti gli amici salvati sul “profilo fantasma”.

Oggi i social network e le moderne tecnologie hanno senza dubbio (e purtroppo) aumentato le possibilità di tradimento, creando un mondo virtuale altro rispetto a quello reale ma ad esso complementare. Le opportunità di incontrare nuove persone si sono moltiplicate e con esse pure le tentazioni per i fedifraghi.
Allo stesso tempo, però, sono aumentate anche le possibilità per chi sospetta un tradimento del partner di verificare la fondatezza dei propri dubbi senza dover necessariamente controllare che sui colletti delle camicie non ci siano stampi di rossetto o che sugli indumenti o nelle tasche non ci siano altri indizi di tradimento.



La giurisprudenza ci ha raccontato casi di persone condannate per illecita interferenza nella vita altrui ai sensi dell'articolo 615-bis c.p. per aver introdotto delle telecamere in un'abitazione per riprendere i supposti (e poi effettivi) incontri del partner con l'amante, ad aver avuto guai con la giustizia sono state anche persone tecnologicamente meno evolute.
Basti pensare che consultare una chat altrui violando la relativa password di sicurezza può configurare il reato di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico. Lo stesso reato può essere posto in essere anche da chi consulti la chat quando è già aperta, approfittando della momentanea assenza dalla postazione pc del titolare dell'account.
Accedere all'e-mail, invece, è comportamento passibile di condanna ai sensi dell'articolo 616 del codice penale, che sanziona chi viola, sottrae o sopprime la corrispondenza.
E che dire di chi crea un falso account per fingere di essere un'altra persona e svolgere la propria attività investigativa? Il questo caso c'è la sostituzione di persona sanzionata dall'articolo 494 del codice penale.
I temerari che per ira o rancore decidano di sfidare l'ordinamento e rischiare una condanna sappiano poi che l'unico obiettivo che potrebbero raggiungere con i predetti mezzi sarebbe quello di scoprire (o credere di aver scoperto) la verità.
Le risultanze dello "spionaggio", infatti, in quanto acquisite illecitamente e violando la riservatezza del partner, non possono essere utilizzate come prove nell'eventuale giudizio di separazione per richiederne l'addebito, nonostante non manchino opinioni di segno contrario (che spariscono quando si parla di utilizzabilità di simili prove nel processo penale, dato che l'articolo 191 del codice di procedura penale esclude espressamente, salve poche eccezioni, l'utilizzabilità di prove acquisite in violazione di divieti stabiliti dalla legge).




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