giovedì 24 marzo 2016

IL TURISMO SESSUALE



Il turismo sessuale è un fenomeno che comprende viaggi volti a ottenere prestazioni sessuali da prostitute e "gigolò". Il viaggio è tipicamente intrapreso da turisti e turiste dei paesi benestanti verso i paesi in via di sviluppo e può implicare pagamenti in contanti o in natura.

L'Organizzazione Mondiale del Turismo definisce il turismo sessuale come «viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l'intento primario di far intraprendere ai turisti una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione».

Questo tipo di turismo ha, secondo l'ONU, conseguenze sociali e culturali sia per i paesi d'origine sia per quelli di destinazione, particolarmente in quelle situazioni ove si sfruttano le diseguaglianze di sesso, età, condizione sociale ed economica delle popolazioni delle mete turistiche.

Motivo di ulteriore attrazione per chi pratica turismo sessuale possono essere anche ridotti costi dei servizi nei paesi di destinazione e (cosa tendente a favorire un incremento potenziale della criminalità):

prostituzione, sia legale sia soggetta a differenti applicazioni della legge;
riduzione dell'età del consenso, o indifferenza delle leggi verso questo aspetto;
accesso alla prostituzione minorile dove le proibizioni legali sono deboli o dove è più probabile che non siano fatte rispettare.

Il fenomeno, secondo una ricerca di Ecpat e dell'Università di Parma, è presente a livello planetario: Bangladesh, Brasile, Colombia, Nepal, Thailandia, Ucraina, Kenya, Europa e Africa.
Tali mete sono in continua evoluzione a seguito della spinta che anche l'informatica ha contribuito a dare nell'organizzazione dei viaggi e dei servizi. Questo aspetto, unito alla diminuzione del prezzo delle tecnologie digitali, ha dato l'opportunità ai turisti sessuali di veicolare con più velocità immagini o filmati delle loro vacanze, contribuendo in tal modo ad alimentare anche la diffusione del fenomeno pedopornografia, il che ha fatto sì che anche il legislatore italiano si adeguasse, prevedendo delle norme ad hoc.

Una singola città o regione può avere una particolare reputazione come meta del turismo sessuale. Molte di queste coincidono con i maggiori distretti a luci rosse, e ne fanno parte Amsterdam nei Paesi Bassi; Bangkok, Pattaya e Phuket in Thailandia; e Angeles, l'area della prima base militare delle Forze armate degli Stati Uniti nella provincia di Pampanga, Filippine.

Negli Stati Uniti la prostituzione è quasi dappertutto illegale, con l'eccezione delle aree rurali dello Stato del Nevada; queste sono diventate una destinazione di turismo sessuale per alcuni americani. Su un confine più stretto, anche molte altre grandi città degli USA sono destinazione per turisti sessuali domestici, nonostante siano previste multe per chi si prostituisce. Al contrario, la prostituzione è un'attività legale in un numero crescente di altri stati del mondo, in molti dei quali sono comprese le destinazioni.

La primaria destinazione del turismo sessuale femminile è l'Europa meridionale (principalmente ex Jugoslavia, Turchia, e Spagna), i Caraibi (principalmente Giamaica, Barbados e Repubblica Dominicana), parte dell'Africa, le Filippine e Thailandia. Tra le destinazioni minori ci sono Nepal, Marocco, Figi, Ecuador e Costa Rica.

Secondo un rapporto di Ecpat Italia (organizzazione che si batte contro lo sfruttamento sessuale dei bambini) salta fuori che gli italiani (per lo più uomini) sono ai primi posti come clienti di bambini fatti prostituire in Paesi del Terzo Mondo.

“Questa tendenza è molto allarmante”, spiega Marco Scarpati, presidente della sezione italiana dell’organizzazione. “Queste persone non sono pedofili. I pedofili abituali sono il 5 per cento, la maggioranza invece dei turisti sessuali è composta da persone che vanno all’estero per provare un’esperienza trasgressiva”, spiega Scarpati. L’organizzazione ha stimato che nel mondo ogni anno ci sono un milione di turisti sessuali che rivolgono le loro attenzioni a minori tra i 12 e 14 anni, e a volte anche più piccoli. I turisti che si rivolgono alla prostituzione minorile sono un terzo del totale.

A parlare del rapporto è anche il Daily Telegraph, che indica come le mete preferite dai turisti sessuali italiani siano il Kenya, Santo Domingo, la Colombia e il Brasile. Il turismo sessuale e la pornografia sono spesso gestiti da reti criminali internazionali e quindi l’unico modo per combatterli è quello di coordinare le attività della polizia a livello internazionale. Dopo l’Italia i turisti sessuali vengono da Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e recentemente anche Cina.

Il Kenya è tra i paesi più a rischio: da 10.000 a 15.000 bambine che vivono nelle aree costiere di Malindi, Mombasa, Kalifi e Diani sono coinvolte nella prostituzione occasionale – fino al 30% di tutte le bambine fra i 12 e i 18 anni che vivono in quelle zone. Fra 2.000 o 3.000 bambine e bambini sono inoltre coinvolti nel mercato del sesso a tempo pieno.

Secondo l’identikit del turista che va in cerca di sesso con minori realizzato da Ecpat l’età media si è abbassata (tra i 20 e i 40 anni); possono essere sposati o single, maschi o femmine (anche se la maggioranza sono maschi) stranieri o locali, ricchi o turisti con budget limitato. Possono avere un alto livello socio-economico o provenire da un ambiente svantaggiato. Lo studio distingue i turisti sessuali in tre distinte categorie: quelli occasionali (spesso in quel Paese per lavoro) sono la maggioranza ; poi ci sono i turisti abitudinari che acquistano residenze che abitano in alcuni periodi dell’anno; e i pedofili.

I motivi che inducono un turista sessuale ad andare alla ricerca di sesso da bambini e adolescenti sono diversi: tra questi “l’anonimato e l’impunità”, ma anche la ricerca di nuove esperienze: classico di un “consumismo sessuale”; la discriminazione che sconfina nel razzismo; la difficoltà nello stabilire rapporti paritari con le donne; la falsa credenza che fare sesso con bambini sia a minor rischio Aids”. Secondo stime dell’Organizzazione mondiale del turismo ogni anno almeno 3 milioni di persone partono per viaggi a scopo ‘sessuale’. Un sesto di loro, tra quelli che arrivano in America Latina e nei Caraibi, è a caccia di bambini o adolescenti.



Oltre seicentomila donne occidentali, tra cui 30mila italiane, allo scoccar delle ferie smettono gli abiti delle brave ragazze e si trasformano in vere predatrici sessuali.
Parliamo delle predatrici occidentali che ogni anno partono per vivere un’avventura con un gigolò.
Il fenomeno però per via della reticenza delle donne ad ammettere che il loro sia un turismo prettamente a scopo sessuale è difficile da calcolare. Questo anche a dispetto del fatto che per andare a letto con loro questi uomini o ragazzi vogliono essere pagati.

Ovviamente al momento di prenotare il viaggio, nessuna di loro (a volte anche madri separate con figlie) richiede viaggio con “avventura sessuale all inclusive”. Ma le stesse agenzie ormai hanno raffinato, in modo molto discreto, la scelta degli alberghi adatti da proporre.

Un viaggio nel deserto infatti, seppur con tutte le incognite del caso, può offrire l’occasione giusta per vivere una notte di passione con un affascinante tuareg o con una guida turistica ben predisposta “agli straordinari”.

E come è ormai risaputo da tempo in Giamaica non c’è neanche bisogno di farsi consigliare i luoghi o alberghi adatti dove poter trovare la preda giusta. Lì sono i ragazzi stessi a cercare donne attempate o giovani benestanti per uno scambio “culturale”. Si possono incontrarli al bar, sulla spiaggia o per strada. Basta uno sguardo e da entrambe le parti si sa già quel che si vuole.

Ma le donne sono conosciute per complicarsi la vita. E molte volte, si innamorano di questi uomini che se ne approfittano solo per avere un permesso di soggiorno permanente nelle città di origine delle sprovvedute turiste. E non mancano i commenti degli stessi gigolò di colore che nei vari forum presenti sul web, si vantano del loro successo e della propria superiorità e prestanza rispetto al maschio bianco.

Alcuni di loro hanno agende dove calendarizzano gli incontri. C’è l’amante vacanziera che torna ogni anno, ma anche quella per una sola notte. Il tariffario varia a seconda della prestazione. Come anche la forma di pagamento. A volte non c’è una vera e propria tariffa come al contrario accade per la prostituzione femminile. La prestazione può essere riscattata da una o più cene, vestiti, scarpe o gioielli.

Il più delle donne però non vuole, né ricerca alcun coinvolgimento affettivo. Vogliono viversi a 360° la loro sfera sessuale al pari di come farebbe un uomo. Insomma, per il semplice e puro piacere di farlo. Rivoluzione al femminile o semplice paura del tempo che passa?



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