La mamma isterica che scalpita da giorni in cucina tra tacchino arrosto e lasagne. L'odiata cena natalizia coi colleghi che incombe minacciosa. E quell'interminabile lista di regali che, già sapete, finirete a comprare la mattina della vigilia. Voi il 25 dicembre lo cancellereste dal calendario.
Stizzosi misantropi, come vi tacciano di essere in famiglia? No, vittime di quella che gli specialisti chiamano depressione di Natale. Un disturbo dell'umore che fa capolino a dicembre, quando si comincia a venire assorbiti dai preparativi per le feste, e che diventa insidioso tra Natale e Capodanno.
Succede a tanti, senza preferenze di sesso e di età, anche a chi di natura ha un carattere allegro e poco incline a farsi prendere da malumori. «Per il cosiddetto Christmas effect gli psicoterapeuti assistono a un aumento di circa il 20% delle richieste di aiuto», spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di psichiatria dell'Azienda ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico di Milano. Dai sintomi non si scappa: mal di testa, mancanza di appetito, sensi di colpa (perché non vi ritenete all'altezza di preparare un pranzo regale o di fare il regalo giusto), diminuzione della capacità di divertirsi, difficoltà di godere dell'affetto di chi si ha vicino, stanchezza perenne ma difficoltà a riposare.
Spesso è colpa del carico di obblighi, doveri e impegni cui si è tenuti: essere sempre presenti e sorridenti comporta un notevole stress.
Anche il cambiamento della routine, tra corse nei negozi in pausa pranzo e cene senza fine, può essere determinante, così come il pensiero che si sta spendendo troppo rispetto ai calcoli fatti a inizio del mese. E in questi tempi di crisi...
Altro problema è quando ci si rende conto che il calendario sta per segnare la fine dell'anno: si affacciano rimorsi e rimpianti per le aspettative non realizzate, in campo affettivo come in quello lavorativo.
E poi c' è la bestia nera: il parentame. «È normale avvertire una certa insofferenza quando si è costretti a passare ore a tavola con un nugolo di persone che per il resto dell'anno magari dimenticate di conoscere, è poco piacevole se questo stato d'animo vi rende insopportabili agli occhi di tutti e rischiate di passare per il bambino capriccioso bisognoso di attenzioni», spiega Mencacci.
Se si facesse una piccola statistica degli argomenti che i pazienti portano in psicoterapia le settimane che precedono le feste di natale risalterebbe in modo significativo la prevalenza di una miscellanea di emozioni che spaziano dalla depressione all’ansia. Sentimenti di malinconia, sensazione di abbandono e di solitudine, ansia, panico, disagio sociale, senso di inadeguatezza sono i principali vissuti che talune persone possono provare in previsione di e durante questo periodo. Chi vive stati d’animo depressivi e ansiosi non sempre ne riconosce il motivo e, spesso, non se ne capacita poiché, come vuole la logica, ci si aspetterebbe un adeguamento automatico all’atmosfera spensierata circostante. Non riconoscendone la motivazione, si fatica anche ad ammettere a sé stessi che possa esserci una correlazione tra il proprio disagio e la festività.
E’ così strano provare sentimenti negativi di fronte ad un evento gioioso, perché succede?
Nella cultura occidentale, il natale assume il significato della festa della famiglia poiché, secondo tradizione, ci si riunisce insieme ai propri congiunti ritrovando e fortificando il senso di unione ed affetto. Per le persone che si trovano ad affrontare una situazione particolarmente difficile come coloro che hanno subito una perdita dei legami familiari, per gli emarginati, per chi vive una separazione matrimoniale e chi una lontananza fisica o affettiva, oppure ancora per coloro che si trovano nella situazione di famiglia allargata in cui, talvolta, viene a mancare il senso di intimità e di raccoglimento, il vissuto di solitudine può rendere maggiormente evidente una condizione di disagio psichico.
Se di base è già presente una lieve depressione dovuta ad una particolare situazione che si sta vivendo, questa potrebbe diventare più acuta proprio nel momento in cui ci si trova a contatto con il natale, ricorrenza che ci viene trasmessa come la festa in cui devono obbligatoriamente trionfare la famiglia, gli affetti e l’unione.
Ciò ci fa rendere conto di quanto noi tendiamo a subire i significati proposti dalla cultura in cui siamo inseriti senza poterci permettere una nostra personale elaborazione.
Non è obbligatorio esibire o manifestare felicità e "spirito natalizio" se non ci sentiamo psicologicamente in linea con il contesto: evitare di dover fingere risulta un elemento stressante in meno e ci consente di prenderci più momenti in cui mettere noi stessi al centro, non le aspettative di felicità degli altri. In questi momenti è possibile dedicarci a quel che più ci fa rilassare o che maggiormente ci dà piacere, anche se non si tratta di "attività natalizie".
Se ci si sente tristi, depressi, preoccupati, è bene parlarne con qualcuno. Non ci stiamo riferendo specificatamente ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta: parlare con una persona cara o più amici, permette di sentirci innanzitutto meno soli e poi è più facile che dal confronto con altri emergano nuove prospettive e/o soluzioni.
Evitare l'inattività e "il vuoto": come spesso accade nelle vacanze estive, il problema delle feste natalizie è che più facilmente si rimane scoperti, senza qualcosa da fare o, per chi è in una situazione di solitudine, senza nessuno con cui passare il tempo. Diventa importante cercare di impegnarsi il tempo pensando già a che cosa poter fare durante i giorni in cui si sarà più da soli.
Evitare di sconvolgere troppo ritmi e abitudini: i cambi di orari e di alimentazione, molto comuni nelle feste, possono non aiutare la stabilità dell'umore e/o appesantire con mal di testa la fatica emotiva.
Rendere la crisi un'opportunità: vivere dei giorni molto tristi fa andare in crisi, ma la crisi può rappresentare anche l'occasione di una svolta, può essere un'opportunità. Forse si può riflettere su quali siano le cause del proprio dolore, come fare per affrontarlo e, se proprio se ne sente la necessità, è possibile ricorrere all'aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta per affrontarne le cause e poter vivere meglio non solo il prossimo Natale, ma la vita da qui in avanti.
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