Fu la Chiesa a scegliere il 25 dicembre per contrastare e sostituire le feste pagane nei giorni del solstizio d’ inverno. La nascita del Cristo al posto della rinascita del Sol invictus. All’ inizio, dunque, ci fu una decisione pastorale che può essere mutata, variando le necessità. Una provocazione, ovviamente, che si basava però su ciò che è (o, meglio, era) pacificamente ammesso da tutti gli studiosi: la collocazione liturgica del Natale è una scelta arbitraria, senza collegamento con la data della nascita di Gesù, che nessuno sarebbe in grado di determinare. In realtà oggi, anche grazie ai documenti di Qumran, potremmo essere in grado di stabilirlo con precisione: Gesù è nato proprio un 25 dicembre. Una scoperta straordinaria sul serio e che non può essere sospettata di fini apologetici cristiani, visto che la dobbiamo a un docente, ebreo, della Università di Gerusalemme. Se Gesù è nato un 25 dicembre, il concepimento verginale è avvenuto, ovviamente, 9 mesi prima. E, in effetti, i calendari cristiani pongono al 25 marzo l’ annunciazione a Maria dell’ angelo Gabriele. Ma sappiamo dallo stesso Vangelo di Luca che giusto sei mesi prima era stato concepito da Elisabetta il precursore, Giovanni, che sarà detto il Battista. La Chiesa cattolica non ha una festa liturgica per quel concepimento, mentre le antiche Chiese d’ Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre. E, cioè, sei mesi prima dell’ Annunciazione a Maria. Una successione di date logica ma basata su tradizioni inverificabili, non su eventi localizzabili nel tempo. Così credevano tutti, fino a tempi recentissimi. In realtà, sembra proprio che non sia così. In effetti, è giusto dal concepimento di Giovanni che dobbiamo partire. Il Vangelo di Luca si apre con la storia dell’ anziana coppia, Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità, una delle peggiori disgrazie in Israele. Zaccaria apparteneva alla casta sacerdotale e, un giorno che era di servizio nel tempio di Gerusalemme, ebbe la visione di Gabriele (lo stesso angelo che sei mesi dopo si presenterà a Maria, a Nazareth) che gli annunciava che, malgrado l’ età avanzata, lui e la moglie avrebbero avuto un figlio. Dovevano chiamarlo Giovanni e sarebbe stato «grande davanti al Signore». Luca ha cura di precisare che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abia e che quando ebbe l’ apparizione «officiava nel turno della sua classe». In effetti, coloro che nell’ antico Israele appartenevano alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi che, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte l’ anno. Sapevamo che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era l’ ottava, nell’ elenco ufficiale. Ma quando cadevano i suoi turni di servizio? Nessuno lo sapeva. Ebbene, utilizzando anche ricerche svolte da altri specialisti e lavorando, soprattutto, su testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, ecco che l’ enigma è stato violato dal professor Shemarjahu Talmon che, come si diceva, insegna alla Università ebraica di Gerusalemme. Lo studioso, cioè, è riuscito a precisare in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Quella di Abia prestava servizio liturgico al tempio due volte l’ anno, come le altre, e una di quelle volte era nell’ ultima settimana di settembre. Dunque, era verosimile la tradizione dei cristiani orientali che pone tra il 23 e il 25 settembre l’ annuncio a Zaccaria. Ma questa verosimiglianza si è avvicinata alla certezza perché, stimolati dalla scoperta del professor Talmon, gli studiosi hanno ricostruito la «filiera» di quella tradizione, giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme. Una memoria antichissima quanto tenacissima, quella delle Chiese d’ Oriente, come confermato in molti altri casi. Ecco, dunque, che ciò che sembrava mitico assume, improvvisamente, nuova verosimiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi: in settembre l’ annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l’ annuncio a Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest’ ultimo evento arriviamo giusto al 25 dicembre. Dettagli apparentemente inutili mostrano all’ improvviso la loro ragion d’ essere, il loro carattere di segni di una verità nascosta ma precisa. Malgrado tutto, l’ avventura cristiana continua.
Nel 1947 un pastorello palestinese trova casualmente una giara, semisepolta in una grotta del deserto di Qumran, un’arida regione a pochi chilometri da Gerusalemme. La località era stata sede della comunità monastica degli esseni, che oltre all’ascetismo praticava la copiatura dei testi sacri appartenuti ai loro antenati israeliti. I monaci del Mar Morto produssero in pochi decenni una grande quantità di testi, poi nascosti in grandi anfore per salvarli dall’occupazione romana del 70 d.C.
All’indomani della fortunata scoperta, archeologi di tutto il mondo avviarono una grande campagna di scavi nell’intera zona desertica, rinvenendo ben 11 grotte, che custodivano, da quasi venti secoli, numerosi vasi e migliaia di manoscritti delle Sacre Scritture israelitiche, arrotolati e ben conservati. Tra questi importanti documenti, uno ci interessa particolarmente: è il Libro dei Giubilei, un testo del II secolo a.C. La fonte giudaica ci ha permesso di conoscere, dopo quasi due millenni, le date in cui le classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, quindi sempre nello stesso periodo dell’anno. Il testo in questione riferisce poi che la classe di Abia, l’VIII delle ventiquattro che ruotavano all’officiatura del Tempio - classe sacerdotale cui apparteneva il sacerdote Zaccaria, il padre di Giovanni Battista - entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre.
Alcuni detrattori della storicità della data del Natale al 25 dicembre hanno, infatti, osservato che in quel mese - cioè in pieno inverno - gli angeli non potevano incontrare in aperta campagna e di notte greggi e pastori a cui dare la lieta notizia della nascita del Salvatore dell’umanità. Eppure, quanti sostengono questa ipotesi dovrebbe sapere che nell’ebraismo tutto è soggetto alle norme di purità. Secondo non pochi antichi trattati ebraici, i giudei distinguono tre tipi di greggi. Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere obbligatoriamente al di fuori del centro abitato. Un terzo gruppo, infine, è formato da pecore la cui lana è nera: questi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate. Non dimentichiamo, poi, che il testo evangelico riferisce che i pastori facevano turni di guardia: fatto che appare comprensibile solo se la notte è lunga e fredda, proprio come quelle d’inverno. Ricordo che Betlemme è ubicata a 800 metri sul livello del mare.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo ritenere risolto il mistero: i pastori e le greggi incontrati dagli angeli in quella santa notte a Betlemme appartengono al terzo gruppo, formato da sole pecore nere. Prefigurazione, se vogliamo, di quella parte della società, composta da emarginati, esclusi, derelitti e peccatori che tanto piacerà avvicinare al Gesù predicatore. In conclusione, possiamo dunque affermare non solo che Gesù è nato proprio il 25 dicembre ma che i vangeli dicono la verità storica circa i fatti accaduti nella notte più santa di tutti i tempi: coloriamo di nero le bianche pecorelle dei nostri presepi e saremo più fedeli non solo alla storia quanto al cuore dell’insegnamento del Nazareno.
L'istituzione della festa liturgica del Natale, come ricorrenza della nascita di Gesù, e la sua collocazione al 25 dicembre è documentata a partire dal 336.
Le uniche fonti testuali che riferiscono della nascita di Gesù sono i Vangeli di Matteo e Luca, che però non forniscono indicazioni cronologiche precise. Assumendo la validità delle informazioni storiche da essi fornite è però possibile dedurre un probabile intervallo di tempo nel quale collocare l'evento.
Mt 2,1 riferisce che Gesù nacque "nei giorni del re Erode", che regnò presumibilmente tra il 37 a.C. e il 4 a.C.. Non si può tuttavia escludere che nel 4 a.C. egli abbia semplicemente associato al regno i suoi figli.
Mt 2,16 riporta l'intenzione di Erode di uccidere i bambini di Betlemme sotto i due anni (strage degli innocenti). Assumendo la storicità del racconto, questo suggerisce che Gesù fosse nato uno o due anni prima dell'incontro di Erode coi magi.
nell'incontro tra Erode e i magi, nell'episodio della fuga in Egitto e nel ritorno alla morte di Erode, Matteo si riferisce a Gesù sempre col diminutivo paidìon, bambino piccolo (Mt 2,8.9.11.13.14.20.21). Indipendentemente dalla effettiva storicità di questi eventi Matteo conserva il ricordo di un Gesù molto piccolo alla morte di Erode.
Lc 1,5 può essere visto come una conferma di Mt 2,1. Riferisce che l'annuncio dell'arcangelo Gabriele a Zaccaria avvenne anch'esso "nei giorni del re Erode". Secondo Luca la nascita di Gesù avvenne quindici mesi dopo: dopo sei mesi ci fu l'annunciazione a Maria (Lc 1,26), alla quale seguì al termine dei nove mesi di gestazione la nascita di Gesù. Luca comunque non nomina direttamente Erode al momento della nascita di Gesù.
Lc 2,1 riferisce, nei giorni immediatamente precedenti la nascita di Gesù, di un censimento "di tutta la (terra) abitata" da parte di Augusto, che fu imperatore tra il 27 a.C. e il 14 d.C. Indisse tre censimenti universali: nel 28 a.C. (ancora console), 8 a.C., 14 d.C. (Res Gestae Divi Augusti 8, lat. gr. ing.). L'identificazione del censimento evangelico con quello indetto nell'8 a.C. è probabile ma non sicura.
Lc 2,2 specifica che in occasione del censimento di Augusto era "governante la Siria Quirinio". Costui fu governatore vero e proprio della Siria dal 6 d.C.: il dato è apparentemente incompatibile con l'indicazione evangelica del regno di Erode, morto dieci anni prima. Studiosi cristiani hanno però evidenziato che Quirinio aveva ricoperto in Siria alcuni incarichi ("governante") già durante il precedente governatore, Senzio Saturnino, ed è possibile che questi gli avesse affidato l'incarico di occuparsi del censimento indetto da Augusto per la Siria e per il territorio del re 'alleato' (di fatto, sottomesso) Erode il Grande. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che nel II secolo Tertulliano aveva dichiarato che Gesù era nato all'epoca di Senzio Saturnino.
Lc 3,1 riferisce che Giovanni Battista iniziò la sua predicazione "nel quindicesimo anno di Tiberio". All'inizio del suo ministero, di poco successivo a quello del Battista, Gesù aveva "circa trent'anni" (Lc 3,23), che rimanda a una data di nascita attorno al 2 a.C. La cifra "trenta", però, può essere stata arrotondata per richiamare simbolicamente l'inizio del regno di Davide (2Sam 5,4). Inoltre Tiberio era stato associato al regno di Augusto già alcuni anni prima. Ciò consente sia di retrodatare questa indicazione di alcuni anni sia di render conto della notizia di Tertulliano, secondo cui alcuni romani assegnavano la nascita di Gesù al dodicesimo anno del Regno di Tiberio.
Sulla base di Mt 2 la nascita di Gesù va collocata qualche anno prima della morte di Erode (4 a.C.), tra il 7-5 a.C. Sulla base dell'accenno al censimento universale indetto da Augusto (8 a.C.) di Lc 2, la nascita va collocata nel periodo immediatamente seguente a questo.
In definitiva sulla base dei Vangeli, le uniche fonti storiche disponibili al riguardo, la data della nascita di Gesù è ipotizzabile attorno al periodo 7-4 a.C.
L'anno della nascita di Gesù è accennato negli scritti di alcuni Padri della Chiesa. Data la varietà dei calendari diffusi all'epoca (romano, egizio, in due varianti: "alessandrino" e "vago", siriaco) e la varietà di computazione (estremi inclusi o esclusi) non è sempre immediato risalire al giorno e anno corrispondente nel calendario giuliano, che gli storici utilizzano per le date antecedenti la riforma gregoriana, e nei libri di storia si ritrovano diverse interpretazioni.
Come indicato, le uniche fonti storiche che si riferiscano alla nascita di Gesù sono i racconti di Luca e Matteo. Sebbene questi non indichino con precisione l'anno di nascita, esso può essere ristretto con un livello relativamente alto di verosimiglianza al periodo immediatamente seguente al censimento di Augusto dell'8 a.C. e di alcuni anni precedente alla morte di Erode (4 a.C.), dunque negli anni tra il 7 e il 4 a.C.. Questa data trova ulteriore conferma se si assume il valore storico dell'indicazione evangelica circa "il suo astro" e la si identifica con la triplice congiunzione di Giove e Saturno del 7 a.C. Anche l'indicazione di Tertulliano circa la nascita durante il censimento di Senzio Saturnino, governatore in Siria tra il 9-6 a.C., gioca a favore di questa ipotesi.
Le indicazioni degli scrittori cristiani antichi, disomogenee data la mancanza di un calendario unico ufficiale nell'antichità e la diversa prassi di computo (estremi inclusi o esclusi), non sembrano richiamare informazioni storiche antiche e autorevoli. Infatti la data 3-2 a.C. è incompatibile con la datazione della morte di Erode al 4 a.C., seguita dalla maggioranza degli studiosi. Il largo consenso su questa data presumibilmente erronea non sembra essere altro che l'estrapolazione delle informazioni fornite altrove da Luca circa l'inizio del ministero del Battista e di Gesù al "quindicesimo anno di Tiberio" (28 d.C.), in Lc 3,1, e circa l'età di Gesù a quel tempo, "circa trent'anni", in Lc 3,23, che rimanda appunto al 2 (estremo incluso) - 3 (estremo escluso) a.C.
Dionigi il Piccolo era un dotto monaco scita che viveva a Roma: circa nel 525 egli calcolò, in base alle indicazioni dei Vangeli e della tradizione, la data di nascita di Gesù, ponendola al 754 dalla fondazione di Roma che corrisponde anche al LX anno consolare dall'elezione per la prima volta di Gaio Giulio Cesare a console.
Dionigi, inoltre, introdusse l'usanza di contare gli anni ab incarnatione Domini nostri Jesu Christi ("dall'incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo"), mentre ai suoi tempi l'anno iniziale del calendario veniva stabilito con l'inizio dell'impero di Diocleziano (il 284). Il primo anno dopo la nascita di Gesù, quindi, divenne l'1 dopo Cristo, mentre l'anno bisestile 248 dell'era di Diocleziano diventò l'anno 532 di Cristo.
Questo calcolo fu approvato da papa Giovanni II e, a partire dall'VIII secolo, adottato in tutto il mondo cristiano su impulso di studiosi come Beda il Venerabile. L'anno stabilito da Dionigi come anno 1 viene tuttora utilizzato per la numerazione degli anni del calendario gregoriano, il calendario attualmente in uso nei paesi occidentali, sebbene sia ormai accertato che il calcolo fosse sbagliato.
È da sottolineare che l'opinione comune secondo cui l'anno di nascita di Gesù sarebbe l'anno zero è errata, in quanto lo zero non era conosciuto in Europa a quell'epoca. Dionigi, infatti, fece precedere immediatamente l'anno 1 dopo Cristo dall'1 avanti Cristo. Il problema si intreccia con quello dello stile di datazione, cioè della scelta del giorno in cui inizia l'anno. Solo con la riforma gregoriana si è gradualmente affermata la scelta del primo gennaio come capodanno.
Come per l'anno, anche il giorno preciso della data di nascita di Gesù non è esplicitamente riportato dalle uniche fonti storiche antiche, cioè i Vangeli (nello specifico Matteo e Luca). Assumendo la storicità delle narrazioni, alcune indicazioni evangeliche indirette sono esaminate dagli studiosi, ma non sembrano comunque portare a conclusioni univoche e condivise.
Il mancato interesse degli evangelisti nel datare la nascita di Gesù contraddistinse anche i cristiani nei primi secoli. È significativa l'osservazione di Origene (m. 254), per il quale nella Bibbia non viene festeggiata la nascita di nessuno, ma è un'usanza dei peccatori come il faraone ed Erode. Per Gesù, come per i santi, veniva festeggiato il giorno della nascita al cielo, non della nascita terrestre. Clemente di Alessandria, che verso il 200 si unisce alla critica di coloro che festeggiano la nascita di Gesù, testimonia comunque l'esistenza di diverse tradizioni su questo tema.
Un'ulteriore motivazione culturale per trascurare la data di nascita di Gesù proveniva dal mondo pagano, in cui la data di concepimento era considerata molto più significativa anche in termini astrologici rispetto a quella di nascita, relativamente casuale. Nel caso di Gesù, poi, anche per i cristiani la data del concepimento, e non quella di nascita, era la data più importante, perché era quella in cui avrebbe avuto luogo l'incarnazione del Verbo. Anche dopo l'introduzione liturgica della festa del Natale, la preminenza teologica dell'Annunciazione è la causa per cui tale data fu preferita come data del capodanno in diversi stati cristiani, che utilizzavano per il calcolo dei giorni un sistema detto Stile dell'Incarnazione.
Col tempo questo primo mancato interesse mutò e si avvertì la necessità di festeggiare anche la nascita terrena di Gesù. Scrive Giovanni Crisostomo (m. 407) che, nella generazione di Cristo secondo la carne, «l'Epifania, la santa Pasqua, l'Ascensione e la Pentecoste, hanno il loro fondamento e il loro scopo. Poiché se Cristo non fosse stato generato secondo la carne, non sarebbe stato battezzato, che è l'Epifania. Non sarebbe stato crocifisso, che è la Pasqua. Non avrebbe mandato lo Spirito, che è la Pentecoste. Da questa una sorgente nascono molti fiumi, che sono le feste che celebriamo».
La tradizionale datazione al 25 dicembre è stata fissata alcuni secoli dopo la nascita di Gesù. Il primo documento databile con certezza che attesta tale data (l'8º giorno alle calende di gennaio) risale al 336. L'indicazione di Ippolito di Roma, che l'anticiperebbe di più di un secolo, viene da molti considerata un'interpolazione tardiva. Anche se la data del 25 dicembre fosse una glossa di un copista, come è probabile, il testo di Ippolito tramandato da altri manoscritti riporta una data dell'inizio d'aprile, che, interpretata come concepimento, riporterebbe ancora ad una nascita alla fine di dicembre. Da alcuni studiosi viene poi indicato Sesto Giulio Africano (m. 240) come lo scrittore più antico che abbia sostenuto la nascita di Gesù al 25 dicembre, oppure l'incarnazione al 25 marzo, ma queste indicazioni non sono evidenti nei frammenti pervenutici della sua principale opera andata perduta, la Cronografia del 221.
Secondo molti studiosi, la scelta di questo giorno non deriverebbe da una tradizione antica relativa all'effettivo giorno di nascita di Gesù, ma dalla volontà di cristianizzare la festa pagana del Sol Invictus, il "sole invitto". Questa ipotesi sembra essere stata avanzata per la prima volta verso la fine del XII secolo, da un anonimo commentatore siriaco, in glossa a un testo di Dionigi Bar Salimi (m. 1171), che è stata però dimenticata per secoli. In epoca contemporanea e in occidente sembra invece essere stata avanzata da Filippo della Torre (1657-1717), vescovo di Adria, poi ripresa da molti altri studiosi. Oggi questa ipotesi è oggetto di discussione tra gli studiosi.
Sono tre le indicazioni evangeliche che possono in qualche modo suggerire il periodo dell'anno ove collocare la nascita di Gesù.
Il primo passo riguarda il viaggio della sacra famiglia. In Lc 2,1-5 viene descritto il viaggio di Giuseppe e Maria da Nazaret a Betlemme per espletare gli obblighi del "primo censimento" di Quirinio ordinato da Augusto. Giunti a destinazione, Maria partorì. Se si conoscesse il periodo in cui il censimento ebbe luogo, si potrebbe conoscere indirettamente, se non il giorno preciso, almeno l'intervallo in cui collocare più verosimilmente la nascita. Il problema è che il "primo censimento di Quirinio" è taciuto dalle fonti storiche, al di fuori dell'accenno lucano, che però non ne riporta alcuna indicazione cronologica. Si può ipotizzare che il viaggio non abbia avuto luogo nella stagione invernale per problemi logistici (ruscelli non guadabili, difficoltà all'addiaccio notturno). D'altro canto, il viaggio (come la raccolta dei dati censori) può aver avuto luogo in primavera o estate, e solo in seguito, "mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto" (Lc 2,6). In definitiva è difficile trarre da queste indicazioni lucane qualche riferimento preciso.
Il secondo passo riguarda il pernottamento all'esterno dei pastori. In Lc 2,8, subito dopo aver descritto la nascita di Gesù, viene letteralmente detto che in quella regione c'erano dei pastori "accampati (all'esterno) e veglianti veglie di notte sul gregge di loro". Questo pernottamento all'esterno porta a pensare a una stagione non fredda. D'altro canto, è stato fatto notare che in Palestina non sono comunque impossibili tali pernottamenti in vista della custodia del gregge, e l'indicazione dei turni di guardia (veglie) potrebbe far pensare a un riposo alternato in un ambiente protetto. Anche in questo caso dunque non ne è stata ricavata un'indicazione univoca e condivisa. Il fatto che l'angelo si manifesti ai pastori durante "veglie di notte", apparentemente subito dopo il parto, indica una nascita notturna.
Il terzo passo riguarda la classe sacerdotale di Zaccaria. Secondo Lc 2,5;1,8, l'annuncio del concepimento di Giovanni Battista a Zaccaria avvenne mentre stava officiando nel Tempio di Gerusalemme durante il turno della classe sacerdotale di Abia, alla quale apparteneva. Secondo Lc 1,26, sei mesi dopo («e questo mese è il sesto per lei») avvenne l'annunciazione a Maria e il concepimento verginale di Gesù. Assumendo la storicità degli eventi (cosa che non tutti gli esegeti contemporanei sono disposti a fare, p.es. Brown, Meier) e conoscendo il calendario dei turni di servizio delle classi sacerdotali, se ne potrebbe ricavare un'approssimativa indicazione del periodo dell'anno in cui nacque Gesù. Secondo 1Cr 24,10, quella di Abia era l'ottava del ciclo di 24 classi sacerdotali che si avvicendavano, in un ciclo settimanale (da sabato a sabato) nella gestione del culto. I testi biblici non ci informano circa il momento dell'anno in cui il ciclo aveva inizio, né come venivano gestite le settimane dell'anno non coperte dalle 48 settimane del duplice ciclo delle classi: era un ciclo ininterrotto, per cui il turno di ogni classe variava ogni anno, oppure interrotto, per cui ad ogni classe spettava un preciso momento del calendario ebraico. Assumendo un ciclo interrotto, sulla base di Esd 2,2-6, che descrive la ripresa del culto nel secondo tempio, ricostruito attorno al 538 a.C., è ipotizzabile (ma non sicuro) che il ciclo delle classi iniziasse ogni anno al settimo mese, cioè Tishri, attorno a settembre-ottobre. Si aprono pertanto diverse possibilità:
Ciclo interrotto, inizio a Tishri. In tal caso il turno di Zaccaria cadrebbe nella successiva ottava settimana, attorno a metà novembre, e volendo collocare la nascita di Gesù quindici mesi dopo, si otterrebbe indicativamente metà febbraio.
Ciclo ininterrotto. Se dalla fondazione del secondo tempio l'avvicendamento ciclico delle classi è stato continuo, con un continuo slittamento di anno in anno, per conoscere il periodo dell'anno occupato dalla classe di Abia occorre optare per un preciso anno relativo alla nascita di Gesù e dunque di Giovanni Battista. Browne (1844) parte dall'informazione che al momento della distruzione del tempio (9 Av, ossia 4 agosto, del 70) era di turno la classe di Ioarib, la prima del ciclo, e opta per l'annunciazione a Zaccaria nella settimana tra il 27 settembre e il 5 ottobre del 6 a.C., che considera compatibile con l'informazione di Crisostomo, il quale la colloca al 10 Tishri (Giorno del Kippur, quando il sommo sacerdote – ma Zaccaria non lo era – entra da solo nel Santo dei Santi), e ne ricava la nascita di Gesù attorno all'8 dicembre del 5 a.C. Lewin (1865) invece, sulla base degli stessi dati, opta per l'annunciazione a Zaccaria a fine maggio del 7 a.C. e per la nascita di Gesù a inizio agosto del 6 a.C.
Ciclo semi-interrotto. Dai testi di Qumran è emerso un calendario liturgico delle 24 classi che si alternavano in un ciclo di 6 anni, dove l'anno era composto da 364 giorni (cfr. calendario delle settimane). Nel primo di questi 6 cicli, che iniziava nel mese di Tishri, la classe di Abia era impegnata nella metà del terzo mese e alla fine dell'ottavo mese (attorno all'ultima decade di settembre). Se il tempio di Gerusalemme seguiva il calendario ritrovato a Qumran e se nell'anno in questione si era al primo dei 6 cicli, il concepimento del Battista può essere dunque collocato a fine settembre, l'annunciazione a Maria nel marzo dell'anno successivo e la nascita di Gesù a fine dicembre. A conferma di questa opzione viene comunemente citata la data del 23 settembre come commemorazione dell'annuncio a Zaccaria, celebrata dalle chiese orientali. In questo modo risulterebbe quindi giustificata anche la data tradizionale di nascita del Battista (24 giugno), avvenuta nove mesi dopo l'annuncio di Gabriele a Zaccaria. Questo fatto implicherebbe, secondo l'indagine di Nicola Bux, che «è storica anche la data del 25 dicembre, nove mesi dopo» per determinare la nascita di Gesù. Perciò sarebbe corretta anche quella stabilita da alcuni padri della Chiesa (come Ippolito di Roma nel 204), e a questo punto appare rispettata anche dalle prime comunità cristiane.
L'origine della festa pagana del Sol Invictus viene solitamente correlata al regno di Aureliano (270-275), che riannesse all'impero il regno secessionista di Palmira e ne importò a Roma il culto del sole, costruendovi (probabilmente nel 274) un tempio ad esso dedicato e organizzando un clero apposito. In realtà non si trattò propriamente di un culto fondato ex novo: il sole era venerato, sotto varie forme, in diversi culti pagani dell'impero, e in particolare a Roma sembra essere stato un culto antico, verosimilmente precedente all'epoca cristiana, compiuto in appositi santuari e con particolari giochi circensi. In epoca imperiale, prima di Aureliano, Eliogabalo (218-222) dedicò al sole (con l'epiteto di origine siriaca Elagabalus, "Dio della montagna", proprio della città di Emesa) un tempio nell'urbe (Elagabalium), probabilmente nel 219.
Quanto all'epiteto "invitto" applicato al sole (era un titolo onorifico attribuito anche ad altre divinità), sembra ancora più antico, testimoniato da una lapide datata al 158 d.C. e da altri reperti archeologici del II secolo.
La prima attestazione risale alla Cronografia (o Cronografo) del 354, detta anche Calendario filocaliano dal nome del redattore, un composito testo cristiano databile al 354 e redatto a Roma, che nella sesta parte riporta, in corrispondenza del 25 dicembre (8º giorno alle calende di gennaio) "N·INVICTI·CM·XXX", cioè "Natalis Invicti Circenses missus 30", che indicava che quel giorno veniva festeggiato con 30 corse di bighe nel circo. La data, che seguiva di pochi giorni il solstizio d'inverno, era estremamente simbolica: in questa ricorrenza astronomica il sole raggiunge a mezzogiorno l'altezza minima nel cielo, per poi tornare a crescere nei giorni seguenti, dimostrandosi "non vinto". Sebbene dunque nessuna fonte, prima del Calendario filocaliano, parli di un culto al sole il 25 dicembre, per il suo valore simbolico è verosimile che l'indicazione del Calendario fosse valida anche per i decenni precedenti.
Lo stesso documento, nella dodicesima parte (Depositio martyrum, un elenco delle memorie liturgiche dei martiri) che viene comunemente considerata una rielaborazione di una lista databile al 336, riporta nello stesso giorno "natus Christus in Betleem Iudeae". Sono sostanzialmente quattro i motivi che hanno fatto sì che il giorno di nascita di Gesù, sconosciuto allora come oggi, fosse celebrato il 25 dicembre:
un motivo culturale-pastorale: derivato dal desiderio di voler sostituire la festa del Sol Invictus (e gli immediatamente precedenti Saturnali, dal 17 al 23 dicembre) con una festa cristiana. Questa sostituzione viene talvolta indicata come una sorta di usurpazione impropria e illegittima da parte della Chiesa cristiana, finalizzata a "ingannare" il popolo. In realtà, in qualunque incontro tra culture diverse fenomeni di assimilazione e sostituzione sono comuni. Nella fattispecie, il cristianesimo primitivo ha assunto e "battezzato" diversi elementi della cultura greco romana, come p.es. i termini "tempio", "sacerdote", "pontefice", l'aureola, i concetti di sostanza, logos, anima (separata dal corpo), o i numerosi templi pagani dell'impero non distrutti ma convertiti al culto cristiano. In epoca più recente, si pensi p.es. alla socialista festa dei lavoratori del 1º maggio, alla quale è stata sovrapposta nel 1955 la festa di San Giuseppe Artigiano. L'inculturazione della fede è un fenomeno normale, comune e legittimo della vita della Chiesa.
un motivo allegorico-simbolico indiretto: l'associazione tra Gesù e il sole passando per la festività della domenica. Il "giorno del sole" (Dies Solis) del calendario romano (sopravvissuto p.es. nell'inglese sunday, tedesco sonntag) venne dichiarato giorno di riposo e festività da Costantino (7 marzo 321). Nell'editto non viene presentato l'accostamento tra la domenica e il primo giorno dopo il sabato nel quale risorse Gesù, festeggiato dai cristiani (per l'esplicita connessione occorre attendere Teodosio nel 386). Tuttavia questa implicita e tacita associazione, forse voluta dal Costantino filo-cristiano per fare accettare la festività domenicale anche dai pagani, può aver rafforzato l'associazione Gesù-sole.
un motivo allegorico-simbolico diretto: l'associazione tra Gesù e il sole nascente (del solstizio d'inverno), sulla base di Mal 3,20 e Gv 8,12. Per esempio Agostino (m. 430) accetta la data del 25 dicembre con questa motivazione allegorica, commentando Gv 3,30: "Cristo nacque quando i giorni cominciano a crescere, Giovanni nacque quando i giorni cominciano a decrescere"; "questo giorno, a cominciare dal quale la luce del giorno aumenta sempre più, è figura pure dell'opera di Cristo. L'eterno Creatore, nato nel tempo, non poteva non scegliere come suo giorno natalizio quello che veniva riferito al sole, creatura non eterna". La sostituzione della festa pagana sembra comunque essere avvenuta con lentezza, dato che Papa Leone (m. 461) rimprovera con forza coloro che "nella nostra solennità di questo giorno non vedono la natività di Cristo ma il sorgere del nuovo sole".
una coincidenza con l'ipotesi dell'incarnazione (e passione) di Gesù al 25 marzo (equinozio di primavera), che rimanda a un'origine cristiana della data del natale.
L'ipotesi del Natale al 25 dicembre per sostituzione di elementi allegorici pagani appartiene ormai alla vulgata del sapere accademico e dell'uomo comune. Tuttavia, tra gli studiosi cristiani, è largamente diffusa l'ipotesi, relativamente recente (Duchesne, 1889), di un'origine (sempre simbolica) di tale data a partire da elementi cristiani, sovrapponibili a quelli pagani.
L'ipotesi è che si sia arrivati alla data di nascita di Cristo partendo da quella che si credeva essere la data di morte. A tal proposito, tra le molteplici (come per il natale) tradizioni circa il giorno della morte attestate negli scrittori antichi (21 o 23 marzo, 6 o 9 o 13 o 19 aprile), la data del 25 marzo (8º giorno alle calende d'Aprile) dell'anno 29 è citata da Tertulliano, attorno al 207, dunque più di un secolo prima della prima indicazione del Natale al 25 dicembre del Calendario filocaliano. L'informazione di Tertulliano è sicuramente non storica: a parte il fatto che l'opinione degli studiosi per la data della morte di Gesù converge a venerdì 7 aprile del 30, tra il 29 e il 35 non ci sono giorni di venerdì 25 marzo compatibili con la Pasqua ebraica. Il calcolo soggiacente all'indicazione della morte di Gesù riportata da Tertulliano deve essere stato simbolico, facendola coincidere con l'equinozio di primavera del calendario romano e con la ipotetica data della creazione del mondo. Assumendo l'ipotesi che la vita di Gesù sia stata di un numero intero di anni, dato che le frazioni possono essere considerate imperfette, ne potrebbe essere derivata l'incarnazione al 25 marzo, e la nascita al 25 dicembre.
Rispetto all'ipotesi dell'origine pagana, la teoria di Duchesne ha il pregio di basarsi sull'effettiva priorità dell'attestazione nelle fonti storiche della data del 25 marzo (morte e incarnazione) rispetto al 25 dicembre (nascita). Di contro, la testimonianza di Tertulliano, per quanto antica, appare isolata, e il ragionamento effettuato dallo studioso (dalla morte all'incarnazione supponendo un numero intero e dunque più "perfetto" di anni di Gesù), per quanto plausibile, non è esplicitato né dallo scrittore africano né da altri Padri.
Le due teorie tuttavia non sono del tutto incompatibili: è possibile che in alcune zone della cristianità (Africa) sia stata ricordata la passione di Gesù al 25 marzo (equinozio di primavera), che ha portato a ipotizzare una natività al 25 dicembre (solstizio d'inverno), data che (tra le molte ipotizzate nell'antichità) ha avuto particolare fortuna per il suo intrinseco significato simbolico di vittoria sulle tenebre e per la necessità pastorale di sostituire la festa pagana del Sole Invitto. Oggi diversi altri studiosi hanno tentato una ricostruzione plausibile della data di nascita di Gesù, arrivando a ritenere verosimile il 25 dicembre.
Il 25º giorno del mese di Kislev, corrispondente al nostro dicembre, viene celebrata la festa ebraica della Luce, la Hanukkah. Alcuni ritengono che la data del 25 dicembre per la ricorrenza della nascita di Gesù sia collegata a questa festa ebraica: il cristianesimo avrebbe così ripetuto per il Natale ciò che era stato fatto per Pasqua e Pentecoste, che coincidono con festività ebraiche. Tuttavia tra le due feste vi sono delle differenze di significato e di durata (la Hanukkah dura otto giorni), che fanno dubitare che la festa ebraica abbia inciso in modo significativo sulla scelta cristiana del 25 dicembre.
Secondo alcuni studiosi la data del 25 dicembre potrebbe comunque almeno avvicinarsi a quella vera calcolata grazie al Calendario di Qumran e al ritrovamento del Libro dei Giubilei (II secolo a.C.) a Qumran.
Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la "stella" vista dai Re Magi (Mt 2,1-12) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù.
Il fondamento storico del racconto è tuttavia discusso. Storici non cristiani e alcuni biblisti cristiani lo vedono come un particolare simbolico più che reale. Altri biblisti cristiani ne ammettono la veridicità, e in particolare sarebbe da identificare con una Congiunzione di Giove, Saturno e Marte verificatasi per tre volte in pochi mesi nella costellazione dei Pesci nel 7 a.C. Secondo le teorie astrologiche dell'epoca, infatti, i Pesci rappresentavano il regno di Giuda e Giove poteva segnalare una nascita regale.
Altre ipotesi hanno identificato l'"astro" con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. Secondo altri potrebbe essere stata una nova: gli annali astronomici cinesi e coreani riportano un evento simile nel 5 a.C.
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