Si calcola che dal 2009 ad oggi le principali 25 banche al mondo abbiano pagato multe per la bellezza di 250 miliardi di dollari. Una cifra monstre : un sesto del Pil italiano. E non è finita. Secondo una recente ricerca di Huw van Steeins (Morgan Stanley) sono in corso giudizi che valgono altri 72 miliardi di multe da oggi al 2017. Dentro c'è di tutto: dal riciclaggio, agli aiuti dati ai propri clienti per evadere il fisco.
Ai propri clienti danarosi non avrebbe venduto i prodotti finanziari più vantaggiosi, ma quelli che riconoscevano alla banca commissioni più alte.
Si tratta, come direbbero i banchieri, di peanuts , cose da nulla.
Non siamo certo culturalmente portati a pensare che il mestiere del banchiere sia quello di un ladro in doppio petto. E siamo anche piuttosto solidali con chi grazie alla propria abilità riesca a fare un mucchio di quattrini. Ma qui abbiamo un problema: ogni tre anni emerge uno scandalo finanziario, di portata planetaria. Prima della crisi, gli scandali colpivano le fondamenta della banca che rischiava il fallimento.
Oggi colpiscono il mercato, fatto da milioni di posizioni che subiscono singolarmente piccole perdite. Poi quando il bubbone scoppia, la banca paga e resiste. La multa si può considerare alla stregua di un premio assicurativo pagato per continuare a fare affari, anche dopo un incidente di percorso. C'è del marcio nel sistema bancario internazionale e non è giustiziando uno dei loro più oscuri meccanismi come Hayes che ne verremo a capo.
Non è da meno Singapore da dove giunge una notizia che ci lascerà l’amaro in bocca ma neanche più di tanto poichè, che Whatsapp ormai faccia acqua da tutte le parti è ormai risaputo.
Dato quindi che Whatsapp è ormai utilizzato ormai da circa 900 milioni di persone, gli hacker hanno pensato bene di utilizzare la piattaforma più utilizzata di instant messaging per compiere le loro “scorribande” proprio a causa della sua larga diffusione, che presto toccherà il miliardo di utilizzatori.
La stranezza però è che principalmente sembrano i dispositivi Samsung, almeno in terra malese, ad essere i telefoni più bersagliati dagli hacker in quanto i principali ad ever ricevuto il malware in questione. Ciò è dovuto sicuramente alla loro larga diffusione, ma la notizia è quantomeno singolare e non vuole certamente creare facili allarmismi.
Secondo gli analisti, sembrerebbe anche che sotto le mentite spoglie di un aggiornamento per whatsapp, il malware chieda continuamente autorizzazioni di amministratore fino a quando incautamente saremo costretti ad accettare in buona fede. Quando questo avverrà però sarà già troppo tardi.
Difatti l’applicazione malevola inizierà a bombardarci, letteralmente, di pop-up con la richiesta di codici bancari “necessari” per poter installare gli “aggiornamenti”. Il pop-up è semplice quanto ingannevole, difatti ci proporrà di aumentare il nostro abbonamento al noto servizio di messaggistica ma per poterlo fare dovremo inserire i nostri dati sensibili. Inutile dire che tutta la procedura non dovrà assolutamente essere eseguita.
Quindi prendete le precauzioni necessarie del caso. Effettuate una scansione dello smartphone dopo aver scaricato un antivirus o ancora meglio formattatelo alle impostazioni di fabbrica.
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