Quanti tipi di sesso esistono? Difficile darne una catalogazione, nel senso che ciascuno di noi attribuisce evidentemente valori e significati diversi ai rapporti che intrattiene nel corso della vita. È giusto così: non si può etichettare ogni aspetto della propria emotività e della propria fisicità.
In fondo l’atto sessuale è sempre lo stesso: ciò che muta è il contesto, l’età dei protagonisti, la situazione psicologica ma anche, come dire, fisica. Insomma, è una grande variazione su un paradigma per forza di cose elementare.
Il sesso della prima volta è complicato, goffo, spesso poco soddisfacente. “Di solito il pensiero è più gratificante dell’atto pratico”. Non è sempre così ma certo è una storia piuttosto comune, quella di un ricordo non esattamente esaltante.
Il sesso occasionale fa bene o fa male? Chissà, gli studiosi si dividono. Comunque sia, non c’è da aspettarsi grande soddisfazione dalla famosa avventura di una sola notte. Insomma, la leggenda la avrebbe incensata troppo. Anche in questo caso, però, non è affatto detto…
Il sesso dei novizi nel senso di nuova coppia. È il rapporto di chi deve conoscersi, capire bisogni e preferenze dell’altro e come procurare o procurarsi piacere. “È la fase in cui le donne continuano a indossare l’intimo e si depilano spesso mentre i maschi si spruzzano di costosissima colonia”.
Il sesso del vero amore, si confonde col precedente. Ma non ha molto a che vedere col sesso dei partner novizi. Si tratta del tipo di rapporto più complesso da trovare e che garantisce la massima emozione. Anche e soprattutto oltre le coperte.
Il sesso pigro arriva un po’ dopo quello epico, di solito, “e dovrebbe essere identificato e sconfitto prima possibile”. In effetti, rischia di far scoppiare la coppia: basti pensare che nel 52% dei casi la donna cerca nuove esperienze proprio a causa sua. Meglio niente e un po’ di sano confronto, forse.
Il sesso delle corna può essere bollente e molto coinvolgente. Oltre che responsabile della fine di molte storie. Ecco perché è forse il più pericoloso. Ma anche, a tratti, clamorosamente coinvolgente.
Il sesso per fare pace arriva dopo una clamorosa discussione o un’altrettanto epica litigata. “Di solito è sincero, tenero e passionale”. Ed è seguito da infinite chiacchierate in cui ci si ripromette di non litigare mai più. Fino alla prossima volta, ovviamente.
Il sesso obbligato non è quello noioso. Piuttosto, è il rapporto cui un partner in qualche modo si rende disponibile per dire un grazie. Perché, insomma, ci si sente in qualche modo in obbligo verso l’altro o l’altra. Non è il massimo, è vero. Ma c’è di peggio a questo mondo.
Il sesso quando i bambini non ci sono è selvaggio, rumoroso, ovunque. Nel senso che inizia in salotto e si trascina per tutta la casa. È il tipo di sesso che si fa quando i bambini sono al mare dai nonni e la coppia riscopre un’intimità sempre più rara.
L’autoerotismo è il sesso in solitaria. Facile, nell’immediato mediamente soddisfacente ma, come dire, senza profondità. Spesso meccanico ma dai mediocri risultati garantiti.
Il sesso di gruppo a tre, ovviamente. Ma, per molti, il gruppo è anche più folto. È il sesso che esplode la coppia e sul quale, ovviamente, ciascuno ha le sue personalissime posizioni. Per molti è tabù, per altri un’esperienza da provare, per altri ancora la regola.
Al di là delle mode degli ultimi anni (50 sfumature e compagnia) l’introduzione degli oggetti e di una mediazione spesso più psicologica che altro può intrigare molti. In fondo, si sta diffondendo molto in seguito alla crisi dei generi e al ribaltamento dei ruoli fra maschi e femmine.
La masturbazione è una pratica autoerotica consistente nella sollecitazione volontaria degli organi sessuali, o più raramente di altre parti del corpo, per ottenere piacere.
La prima testimonianza della masturbazione sembra risalire a 28.000 anni fa: nel 2005 fu rinvenuto in Germania, nella caverna di Hohle Fels, un fallo di pietra levigata risalente a tale epoca, che è stato interpretato come un antichissimo dildo ante litteram.
Per gli antichi Egizi il dio Atum, masturbandosi, diede vita ai primi esseri viventi col proprio sperma. Tra gli antichi greci la masturbazione era considerata un atto naturale. Il filosofo Diogene il Cinico sembra praticasse la masturbazione in luoghi aperti e si narra che avrebbe detto: “Raggiungerei la pace perfetta se potessi soddisfare nello stesso modo con una frizione il mio stomaco quando si lamenta per la fame”. Galeno di Pergamo, invece, consigliava gli uomini di masturbarsi per regolare la produzione dei liquidi corporei e alle donne per curare i disturbi nervosi.
Una visione fortemente negativa della masturbazione fu diffusa dalla scienza medica fra l'inizio del Settecento e la fine dell'Ottocento. Secondo Laqueur, alla radice di questa posizione c'è la pubblicazione, nel 1712, dell'opuscolo Onania: ovvero l'odioso peccato dell'autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi i sessi, con consigli spirituali e materiali per coloro che si sono già rovinati con questa pratica abominevole e opportuni avvertimenti ai giovani della nazione di ambo i sessi.... L'opuscolo anonimo ebbe ampia diffusione, testimoniata dalle numerose ristampe eseguite per tutto il secolo successivo. Secondo Thomas Laqueur, il suo autore sarebbe stato il chirurgo John Marten, desideroso di promuovere la vendita di tinture e polveri curative di sua produzione.
La tesi di Marten fu ripresa da molti altri autori, fra cui lo svizzero Samuel-Auguste Tissot (1728-1797) – uno dei più famosi medici europei del suo tempo. Il suo libro Onanisme (L'onanismo, ovvero dissertazioni sopra le malattie cagionate dalle polluzioni volontarie) fu pubblicato in latino nel 1758, in francese nel 1760 e negli anni successivi fu tradotto nelle principali lingue, fra cui l'italiano (nel 1780 Tissot era stato nominato anche professore di Medicina clinica all'Università di Pavia). Fra il 1760 e il 1905, l'edizione francese ebbe 63 ristampe. Il suo libello fu alla base di molte superstizioni pseudoscientifiche, perdurate fino a tempi recenti, che hanno collegato la masturbazione alla cecità e all'incurvamento della colonna vertebrale.
Per tutto l'Ottocento le tesi di Tissot furono riprese da numerosi scienziati, che attribuirono alla masturbazione e alle polluzioni indotte ogni sorta di malattia: febbri, orrende pustole, cecità, e perfino l'epilessia e la tubercolosi spinale. «L'onanismo era divenuto malattia mortale da curare con ogni mezzo. E a elaborare sistemi di cura e di repressione si applicarono in molti, gareggiando – loro, gli addetti alla cura – in fantasiose perversioni, che risuonano di strane assonanze con le mortificazioni cui si sottoponevano i monaci medievali: mani legate dietro alla testata del letto o costrette in una specie di camicia di forza durante la notte; apparati genitali stretti in cinture di castità; canali dell'uretra cauterizzati e mantenuti in uno stato di costante infiammazione così da rendere dolorosissimo ogni toccamento; amputazioni della clitoride; applicazione agli uomini di congegni con allarme elettrico in caso di erezione; utilizzo di anelli provvisti di punte acuminate pronte a conficcarsi nel membro eretto».
Solo all'inizio del Novecento, con la nascita della sessuologia, questo atteggiamento negativo fu abbandonato. Uno dei primi studi che contestò le tesi di Tissot fu Studies in the Psychology of Sex, pubblicato nel 1897 da H. Havelock Ellis. La "normalità" della pratica masturbatoria nella sessualità umana fu molto propagandata negli anni quaranta e cinquanta dal famoso sessuologo Alfred Kinsey.
Il termine "masturbazione" deriva probabilmente dal latino masturbari, ma la questione è controversa. Per alcuni deriva da manu stuprare, composto di manu (ablativo di manus, mano) e stuprare (disonorare, violare: forse da mettere in relazione con stupere, restare stordito, stupefatto).
Altri sostengono che "masturbare" derivi dall'espressione manu turbare (agitare con la mano). Ma se il dizionario Devoto-Oli, accoglie questa origine, la smentisce invece il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani. Un'altra origine possibile è il greco mezea in unione con il latino turbare.
Il termine è comunemente usato per definire la stimolazione erotica degli organi sessuali, come il pene nell'uomo, e la clitoride e la vulva nelle donne, e di altre aree sensibili del corpo come i capezzoli, i glutei o i testicoli, effettuata con le mani, con l'acqua o con oggetti, utilizzati anche solo per una semplice pressione. Tale stimolazione può essere effettuata su sé stessi o su un'altra persona (come nel petting).
Nel linguaggio colloquiale, il termine "masturbarsi" è spesso sostituito da espressioni figurative, per lo più non legate al sesso. Al maschile, la più comune è "farsi una sega", che ricorda il movimento dell'uso della sega per tagliare la legna. Altre espressioni sono "pugnetta" (che il dizionario Zingarelli accosta all'equivalente spagnolo puñeta, e che fa riferimento alla mano chiusa a pugno per compiere l'atto), "pipa" o, regionalmente, "pippa" (in alcuni dialetti indica anche il membro virile), "raspa" (termine usato per motivi analoghi a quelli di sega), "uno contro cinque" (masturbazione come metaforica lotta tra uno, il pene, e cinque, le dita della mano). Al femminile, le espressioni in uso sono minori: le parole più usate sono "ditalino" (o "ditale"), con riferimento al dito usualmente impiegato dalle donne nella masturbazione e "sgrillettamento" termine riferito alla stimolazione clitoridea.
La masturbazione, intesa come autoerotismo, è una pratica che riguarda adolescenti e adulti, e secondo Strong, Devault e Sayad talvolta anche bambini.
Sul piano fisico, dal punto di vista dell'anatomia, della fisiologia e dell'endocrinologia la masturbazione è collegata a mutate condizioni ormonali, alla maturazione dei genitali e alla curiosità per questo nuovo aspetto del proprio corpo tipica degli adolescenti. Tale curiosità in genere è influenzata, oltre che da fattori culturali, anche dalla diversa struttura degli organi genitali nel maschio e nella femmina: i genitali del maschio sono per lo più esterni e possono essere esplorati facilmente; gli organi genitali femminili sono per lo più interni e quindi la loro osservazione è meno immediata.
Per quanto riguarda le funzionalità dei rispettivi apparati genitali, fra i due sessi vi sono profonde differenze, ma anche analogie:
la fisiologia della donna prevede che, per tutto il periodo fecondo, si abbia un'ovulazione ogni circa ventotto giorni (fatti salvi i periodi di gravidanza). Le cellule uovo non fecondate rimangono vitali per 2-3 giorni dopo di che vengono naturalmente riassorbite o espulse dall'organismo. La pulsione sessuale, inclusa la masturbazione, non sembra peraltro seguire i cicli ormonali e può persistere dopo la menopausa, nonostante la fisiologica riduzione della lubrificazione vaginale;
nell'uomo, dal momento della pubertà e sino ad età avanzata c'è una produzione continua di spermatozoi, che vengono conservati per un periodo limitato di tempo (perché la loro produzione è continua e perché non mantengono la loro vitalità in modo indefinito). Anche nell'anziano di sesso maschile la libido e la masturbazione possono essere conservate, nonostante una maggiore difficoltà, del tutto fisiologica, nell'ottenere o mantenere l'erezione. Se il maschio non si masturba o non ha rapporti sessuali, gli spermatozoi non eiaculati vengono riassorbiti dall'organismo, o eliminati con le urine oppure attraverso la polluzione spesso notturna e associata a sensazioni piacevoli o a sogni erotici.
Sul piano psicologico la pratica della masturbazione è collegata a cambiamenti profondi nella percezione del sé, con particolare riguardo, anche se non esclusivamente, alla psicologia dell’età evolutiva. Le modalità che spingono alla ricerca del piacere legato alla masturbazione, quasi sempre solitario, sono diverse, e occorre quindi affrontare il problema specifico sotto i vari aspetti.e.
Partendo dal caso degli adolescenti, cioè di ragazzi e ragazze che cominciano a vivere psicologicamente il peso di grandi cambiamenti emotivi, psicologici e sociali, l'approccio deve essere molto attento.
Il passaggio dalla scoperta e osservazione del proprio apparato sessuale alla masturbazione vera e propria può essere naturale e consequenziale per alcuni, oppure casuale per altri, che vengono in contatto con esperienze o informazioni che fanno maturare il desiderio di sperimentarle su se stessi. La masturbazione comunque è genericamente considerata, nella fase della pubertà, un mezzo per prendere confidenza con i cambiamenti del proprio corpo e acquisire familiarità e coscienza di sé — oltre che, ovviamente, un modo per ricavare piacere.
Tale pratica, se limitata a quanto descritto, e se non arriva a comportamenti esagerati per frequenza e partecipazione emotiva, come nel caso della masturbazione compulsiva, rientra perfettamente nei limiti della fisiologia, e non ha nulla di patologico: fa parte delle manifestazioni primarie della sessualità adolescenziale.
Dopo i primi anni dell'adolescenza, tuttavia, diminuisce la frequenza della masturbazione, e a questa viene preferito il rapporto con un'altra persona.
Quindi la pratica della masturbazione solitaria lascia il campo alle prime esperienze di scoperta dell'altro, che possono portare pure al petting e alla masturbazione reciproca. In questa situazione, la masturbazione assume un significato diverso dal caso precedente, perché il singolo mette in atto una fase di crescita condivisa, sia sul piano emotivo sia psicologico. Tale pratica masturbatoria condivisa poi può proseguire per tutta la vita della coppia – ed è una pratica perfettamente fisiologica – perché presuppone un approccio sincero e comune alla sessualità. La conoscenza di sé e dell’altro derivante dalla masturbazione reciproca o condivisa può costituire una seria base per ottenere un maggiore soddisfazione nei rapporti con il partner, e rendere quindi il rapporto più maturo e solido.
Tuttavia quasi sempre in una coppia i componenti, pur avendo una diminuzione notevole della frequenza con cui praticano l'autoerotismo, non smettono mai di praticarlo, poiché questo consente loro di vivere una sessualità libera dai condizionamenti dati dalla coppia e di continuare a conoscere il proprio corpo, e, a differenza di quanto a volte si pensi, non vi è nulla di patologico o di anomalo in ciò. Oltretutto l'autoerotismo spesso sostituisce il rapporto sessuale in caso di momentanea lontananza del partner.
A volte succede che i componenti di una coppia protagonista di un rapporto che dura da molti anni (e quindi si tratta talvolta di persone anziane), pur sentendo ancora forti legami, perde interesse sessuale reciproco; in questa situazione si verifica un nuovo aumento della frequenza della pratica masturbatoria, perché il rapporto sessuale dentro la coppia diventa meno soddisfacente e si cerca una soddisfazione solitaria senza far ricorso a elementi terzi, esterni alla coppia stessa. La masturbazione, in questa situazione, può essere l’alternativa alla ricerca di altri partner (amanti) o al ricorso alla prostituzione.
Secondo Freud, un aspetto centrale della psiconevrosi è la comparsa durante l'adolescenza del senso di colpa legato alla masturbazione. Il senso di colpa è inconscio, nel senso che è causato da un fatto che l'adolescente non riesce a ricordare, e tenta di attribuire a una causa che non è quella reale (divieti religiosi, esperienze scolastiche negative). Il senso di colpa è dovuto al ricordo della masturbazione genitale, non durante la pubertà, ma in età infantile (prima dei 6 anni) e delle fantasie edipiche incestuose dimenticate.
Non vi è alcuna prova scientifica di una relazione causale tra la masturbazione e qualsiasi forma di disturbo mentale; il comportamento sessuale eccessivo o compulsivo è generalmente inteso come un sintomo piuttosto che una causa.
La masturbazione tra gli adolescenti contribuisce a sviluppare in loro un senso di padronanza dei propri impulsi sessuali, ed ha un ruolo primario nello sviluppo fisico ed emotivo durante la pubertà e nella preadolescenza. Nonostante ciò, al pari di ogni altra esperienza umana, anche la masturbazione può consolidarsi in un comportamento dipendente.
Nei casi in cui si sospetta una frequenza eccessiva, o in presenza di fenomeni di masturbazione in pubblico, possono essere utilizzati i criteri diagnostici delle dipendenze suggeriti dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders per diagnosticare o meno l'effettiva dipendenza dalla masturbazione – masturbazione ossessiva o compulsiva. Questi casi sono solitamente derivanti da traumi psichici.
Non vi è però alcun accordo tra i professionisti su che cosa effettivamente sia definibile come "dipendenza sessuale", né se questa esiste davvero. La cosiddetta masturbazione compulsiva è considerato come uno dei sintomi della dipendenza sessuale solamente da parte dei sostenitori di tale concetto.
Come già detto precedentemente, masturbarsi significa sollecitarsi gli organi genitali, ma anche altre parti sensibili del corpo, con le mani o con oggetti. Ad esempio, le prime esperienze possono nascere dalla pressione del proprio membro contro un oggetto. Può avvenire stimolando il pene, la vulva, la clitoride o l'ano in vari modi e inoltre toccando i propri capezzoli o altre zone durante la masturbazione stessa. Si usano a volte strumenti erotici come vibratori, palline Ben Wa, vagine artificiali e sostanze lubrificanti. La masturbazione che segue l’eccitazione viene sempre innescata da processi nervosi, che hanno sede nella corteccia e che passano per l’ipotalamo: quindi è pratica diffusa utilizzare materiale pornografico o seguire fantasie sessuali prima o durante tale attività, specialmente se solitaria. L'attività masturbatoria può essere in alcuni casi ritualizzata, e si può arrivare alla parafilia. In alcuni casi si fa ricorso a tecniche estreme per rendere più intenso ed elaborato il piacere; in questo caso, però, c'è il rischio di seri danni per la salute.
Comunemente, il maschio tiene il pene in erezione fra le dita, che possono essere chiuse a pugno, e muove ritmicamente la mano lungo l'asta del pene fino a raggiungere l'orgasmo.
Col pene non circonciso, il prepuzio copre e scopre ritmicamente il glande, e pure il frenulo concorre a produrre sensazioni piacevoli.
Col pene circonciso, si muove ritmicamente la pelle intorno al glande. A volte si massaggia direttamente il glande stesso e il suo bordo, o possibilmente anche il frenulo.
In entrambi i casi spesso si cerca di evitare l'attrito, che può comportare una sensazione di fastidio, usando un lubrificante. Il pene è molto sensibile al tatto, sia per il gran numero di terminazioni nervose presenti, sia per la sottigliezza ed elasticità della pelle che lo ricopre (dello spessore di pochi decimi di millimetro). Le tecniche usate possono variare da individuo a individuo. A volte si fa uso anche di simulacri del corpo umano, ad esempio di una vagina artificiale. Frequente è la tecnica di rallentare o sospendere la stimolazione un attimo prima del raggiungimento dell'orgasmo, e riprenderla subito dopo, allo scopo di prolungare il plateau di piacere fisico (tecnica detta dello stop and go). Dopo l'eiaculazione, si ha il periodo refrattario, più o meno lungo a seconda degli individui e dell'età. La masturbazione effettuata dal partner può essere praticata con diverse parti del corpo: con mani, piedi (footjob), cosce, oralmente (sesso orale) e, quando il partner è di sesso femminile, con l'ausilio del seno (in questo caso è chiamata volgarmente "spagnola"); una variante consiste nell’inserire il pene nel foro di una parete in un gioco erotico chiamato glory hole.
Tra le tecniche femminili in uso, frequente è lo sfiorare o lo strofinare la clitoride con il dito indice o medio; oppure comprimere le gambe, stringendo le cosce. L'inserimento di anulare e medio, per stimolare la parete interna-anteriore della vagina, consente di comprimere il palmo della mano sulla clitoride. A volte vengono usati vibratori (o dildo) e palline Ben Wa.
Con la masturbazione una donna impiega mediamente 3 minuti per raggiungere l'orgasmo, anche se ovviamente il tempo varia da donna a donna. A volte si cerca di prolungare il piacere ritardando l'orgasmo e alcune donne, dopo averlo raggiunto, proseguono la stimolazione (vaginale o clitoridea) in modo da avere orgasmi multipli.
Alcune donne, durante la fase orgasmica o in prossimità di essa, espellono repentinamente un liquido dalla vagina, che viene considerato un'eiaculazione femminile.
Vi è inoltre la possibilità di attuare una masturbazione che non prevede l'utilizzo delle mani, né di oggetti, ma che avviene semplicemente contraendo volontariamente i muscoli del pavimento pelvico. In questi casi però, affinché si riesca a raggiungere l'orgasmo, è necessaria una "buona dose di concentrazione". Questa pratica è conosciuta con il nome di esercizi di Kegel ed è utile anche per avere una maggiore sensibilità durante il coito e favorisce il raggiungimento di orgasmi multipli.
Per alcune donne, la masturbazione è un'attività secondaria e "sostitutiva" del coito. Molte altre invece, unitamente a Psicologi e a sessuologi, la ritengono una pratica che unisce il piacere erotico alla scoperta del proprio corpo. Le donne che riescono a raggiungere l'orgasmo attraverso la masturbazione anche nel rapporto con il partner spesso usano tale tecnica come ulteriore stimolo. Raggiungere l'orgasmo con la masturbazione infatti spesso è più facile che con la penetrazione, e spesso è lo stesso partner a collaborare.
La masturbazione effettuata dal partner può essere praticata in vari modi: con una stimolazione clitoridea, con una stimolazione vaginale (quindi inserendo le dita all'interno della vagina), oppure con doppie stimolazioni simultanee (clitoridea e vaginale, vaginale ed anale, ecc.). Vi è inoltre il sesso orale con il quale il partner lecca (o bacia) la vulva, in particolar modo il clitoride, e contemporanemanente c'è la possibilità per il partner di penetrare la vagina con uno o più dita e stimolare la parete interna-anteriore.
La masturbazione può avvenire sin dalla prima infanzia – quando il bambino scopre che l'area genitale, se stimolata, fornisce piacere – e viene cercata ancor di più a partire dalla pubertà, mentre può diventare meno frequente dopo i primi rapporti con un partner o con l'avanzare dell'età. È una pratica che accompagna molti individui per tutta la vita. Poiché tale pratica investe la sfera privata, ogni valutazione sulla sua frequenza e diffusione appare necessariamente legata a sondaggi su base volontaria, che non sempre fotografano la realtà del fenomeno.
Uno di questi sondaggi, organizzato in rete della rivista NOW di Toronto, ha ricevuto migliaia di risposte. Da tale ricerca risulterebbe che una schiacciante maggioranza di maschi – l'81% del campione – avrebbe cominciato a masturbarsi consapevolmente fra i 10 e i 15 anni. Tra le femmine, la stessa fascia di età mostrerebbe una più modesta maggioranza del 55%. Non è insolito tuttavia cominciare molto prima, cosa che sarebbe più comune fra le ragazze: il 18% di esse infatti comincerebbe a masturbarsi prima dei 10 anni contro solo il 7% dei i maschi mentre per la fascia d'età che va dai 10 ai 12 anni la scoperta della masturbazione avverrebbe in percentuali analoghe per maschi e femmine (14%).
La frequenza della masturbazione diminuirebbe dopo i 17 anni di età: questo declino sarebbe più netto fra le ragazze e più graduale fra i ragazzi. Mentre le ragazze fra i 13 e i 17 anni si masturberebbero in media almeno una volta al giorno (quasi altrettanto spesso dei loro coetanei maschi), le donne adulte lo farebbero solo 8 o 9 volte al mese, contro le 18-22 degli uomini di pari età. La capacità di masturbarsi declina con l'età: gli adolescenti dichiarano di potersi masturbare anche sei o più volte al giorno, mentre gli uomini di mezza età fanno fatica a eiaculare anche una volta al giorno soltanto.
Esisterebbe, nei maschi, una connessione fra la circoncisione e la frequenza della masturbazione, secondo un sondaggio condotto su 1.410 uomini nel 1992 negli Stati Uniti ad opera degli studiosi E.O. Laumann, C.M. Masi and E.W. Zuckerman: «Il 49% degli uomini circoncisi riferisce di masturbarsi almeno una volta al mese, contro il 34% riportato dai non circoncisi».
In gran parte delle culture riguardo a questa pratica esistono molte voci e leggende, che possono essere dirette ad incoraggiarla (si pensi ai riti di alcune popolazioni africane che pensano di rendere più fertile la terra spargendovi sopra il proprio seme) o a scoraggiarla. Per le indicazioni per quest'ultimo senso non c'è fondamento scientifico oggettivo: non è mai stata provata infatti alcuna influenza negativa della masturbazione sulla salute fisica, purché non si cada nel caso della masturbazione compulsiva.
Da uno studio condotto da un gruppo di ricerca australiano (guidato da Graham Giles, presso il Cancer Council Victoria di Melbourne), e pubblicato il 16 luglio 2003 sul British Journal of Urology, è invece emerso che eiaculare frequentemente, soprattutto in giovane età, porta ad una riduzione del rischio di cancro alla prostata fino a un terzo. Lo studio ha suggerito inoltre che le eiaculazioni raggiunte tramite masturbazione sarebbero più efficaci per la prevenzione rispetto a quelle raggiunte in seguito alla penetrazione, perché in caso di frequente promiscuità l'effetto benefico potrebbe essere cancellato dalla trasmissione di malattie che aumentano il rischio di cancro. Altri studi, tuttavia, sembrano indicare risultati opposti per la fascia d'età compresa fra i 20 e i 40 anni.
Inoltre, recenti studi condotti presso l'University of Maryland Medical Center, hanno verificato che una regolare attività di masturbazione aiuta a combattere la dismenorrea, e la sindrome premestruale.
La masturbazione, correlata alle grandi questioni umane del sesso e della generazione della vita, ha interessato le grandi religioni monoteiste; nella Bibbia, tuttavia, non vi sono riferimenti espliciti (si parla invece di onanismo come tecnica anti-concezionale). Nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islamismo, la masturbazione ha quasi sempre una connotazione negativa, più o meno marcata.
Quando si parla di penetrazione sessuale ci si riferisce anche alla penetrazione con le dita oppure al sesso praticato con oggetti, ad esempio, tramite plug, dildo o vibratori, o pene finto e quindi, in genere, all'inserimento di qualsivoglia oggetto, all'interno di uno qualsiasi degli orifizi del corpo maschile o femminile, al fine di ottenere sensazioni di piacere e di eccitazione sessuale. In queste attività, generalmente, per ridurre il rischio di gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili viene usato il preservativo. Un lubrificante intimo in alcuni casi risulta indispensabile e costituisce comunque un valido aiuto al comfort della pratica.
La penetrazione sessuale (dal latino penitus, ossia nell'intimo, nel fondo) consiste nell'inserimento del pene nella vagina o nell'ano del partner; nel secondo caso si parla di sesso anale. Viene comunemente definito attivo o insertivo il soggetto che inserisce il pene e passivo o ricettivo colui che lo riceve.
Sesso orale è la locuzione con cui comunemente ci si riferisce alle pratiche sessuali che richiedano l'uso della bocca e della lingua per la stimolazione erotica degli organi genitali, maschili o femminili.
La presenza nella regione perianale, nel canale anale e nel retto di terminazioni nervose sensoriali, ha portato nel tempo a considerare erogena questa zona del corpo umano. La sensazione di piacevolezza percepita verso uno stimolo esterno in questa zona, varia da una persona all'altra e può risultare piacevole sia per chi penetra sia per chi viene penetrato. Nei maschi può essere un'ulteriore fonte di piacere per la stimolazione della prostata durante la penetrazione. Spesso la donna, nel ruolo di soggetto passivo, associa alla penetrazione anale la masturbazione clitoridea e/o vaginale, la quale, oltre a incrementare la sensazione di piacere, contribuisce a rilassare la muscolatura anale, agevolando la penetrazione. Tra i maschi vi può essere una preferenza rispetto alla vaginale, la maggiore stretta sul pene del muscolo dello sfintere anale può offrire una sensazione di maggior piacere.
Generalmente il soddisfacimento che deriva da questo tipo di rapporto non è solo conseguenza di sensazioni fisiche ma anche del piacere psicologico di infrangere un tabù, spesso riconducibile all'educazione religiosa o di tipo repressivo e sessuofobico, la quale, in genere, considera tale pratica sessuale una perversione contro natura collegata con entità maligne, pertanto vietata. Il sesso anale è ancora un tabù in alcune culture ed è illegale sotto alcune giurisdizioni.
Al sesso anale sono associate numerose ulteriori pratiche erotiche, tra le quali:
l'uso delle dita;
l'uso di clisteri sia a fini igienici sia come gioco di ruolo nell'ambito sottomissione/umiliazione;
l'uso di "butt-plug" (letteralmente: tappi anali) di varie grandezze e forme, si indossano sotto la biancheria intima per archi di tempo più o meno lunghi, anche durante il disbrigo dei lavori domestici o sul posto di lavoro; sono anche utilizzati per il "training anale", una tecnica per aumentare gradualmente l'elasticità del muscolo anale per rendere più agevole la penetrazione con il pene;
il cosiddetto "fisting" cioè l'introduzione dell'intera mano nell'ano del ricevente. Tale pratica, tenuto conto della conformazione dell'anatomia umana in prossimità dell'intestino, può risultare pericolosa se praticata da persone con poca esperienza o senza l'ausilio di lubrificanti. Penetrazioni troppo violente possono produrre danni che vanno dalla lacerazione dell'aponevrosi perineale, con conseguente prolasso rettale, fino alla perforazione del retto.
la pratica del figging, in ambito BDSM.
In Giappone vi sono svariate raffigurazioni (Shunga) del periodo medioevale le quali testimoniano che certi uomini praticavano il rapporto anale penetrativo con altri uomini.
Suggestiva testimonianza della diffusione del rapporto anale eterosessuale ci viene dalla cultura pre-moderna dei Moche del Perù: v'è tutta una collezione di vasi erotici a tal riguardo, con un buon 30% delle immagini che rappresentano proprio la penetrazione anale di una donna (di gran lunga maggiore di qualsiasi altro atto sessuale rappresentato). Ceramiche di questo tipo erano dedicate ai morti, appartenevano quindi a tutti gli effetti al mondo dell'aldilà, il quale si credeva essere un esatto rovesciamento della vita: oggi vengono conservate al Larcon museum di Lima.
Nel XIX sec l'antropologo Richard Francis Burton teorizzò vi fosse una zona geografica (i paesi mediterranei, il Medio Oriente, l'Indocina e il Giappone) in cui il rapporto penetrativo tra uomini fosse particolarmente diffuso ed accettato: la chiamò zona sotadica dal nome del poeta osceno greco Sotade. Egli fu inoltre uno dei primi scrittori ad avanzare l'ipotesi che un tal orientamento sessuale fosse biologicamente determinato.
Il termine "amore greco" è stato a lungo usato per indicare la pratica sessuale anale e, nei tempi moderni "farlo nel modo greco" è a volte usato come slang per "sesso anale". Tuttavia occorre sottolineare che anche nell'Antica Grecia il sesso anale tra maschi era ben lontano dall'essere una pratica universalmente accettata: era anzi bersaglio di scherzi i quali sopravvivono grazie alla commedie di Aristofane.
Mentre la pederastia pedagogica era un elemento essenziale nella formazione dei giovani maschi, questo tipo di relazioni (almeno ad Atene e Sparta) dovevano cercar di evitare in ogni caso il rapporto sessuale penetrativo: vi sono pochissime opere ceramiche o di altro tipo che mostrino chiaramente il sesso anale tra uomini e ragazzi, men che meno tra due adulti. La maggior parte di tali opere raffigurano invece carezze o tutt'al più il sesso intercrurale (tra le cosce), il quale era accettato in quanto non violava la dignità del ragazzo e non lo femminilizzava; la pratica anale era invece criticata come vergognosa.
Solo in seguito, nella letteratura greca dell'epoca romana il sesso anale finì per diventare quasi un topos comune, presentato come atto da eseguire con "giovani idonei", ovvero che avevano raggiunto l'età corretta ma non erano ancora pienamente diventati adulti. Le cortigiane greche (hetaera-etera) si dice che praticassero frequentemente il sesso anale eterosessuale come mezzo per prevenire le gravidanze. L'accettabilità sociale del sesso anale quindi varia anche notevolmente da epoca ad epoca.
Per un cittadino maschio assumere il ruolo passivo(-ricettivo) caratteristico delle donne veniva condannato a Roma come grave atto di impudicitia (quasi uno scandalo morale); gli uomini liberi tuttavia potevano liberamente prendere il ruolo "da maschio" nei confronti di giovani schiavi chiamati coi nomignoli di catamite e puer delicatus. I romani pensavano al sesso anale come ad un qualcosa di specificamente greco, anche se poi utilizzavano i loro schiavi maschi adolescenti proprio in questo modo.
In molti paesi occidentali il sesso anale rimane un tabù; fin dal Medioevo i movimenti eretici che si opponevano al papa venivano colpiti da tal infamante accusa. D'altra parte il termine sodomia ha origine proprio nell'Europa medioevale come insulto usato per descrivere le "immonde pratiche" sessuali degli eretici Bogomili; anzi secondo Tommaso d'Aquino esso è il peccatum contra naturam per eccellenza.
Il feticismo è normalmente caratterizzato da una supervalutazione psicologica dell'oggetto sessuale che si estende ad ogni cosa ad esso associato. Un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell'ambito della sessualità normale, specialmente quando il desiderio di intrattenere un rapporto sessuale con la persona amata non è immediatamente esaudibile (così, ad esempio, chi si trova lontano dalla persona amata può assurgere a feticcio un indumento intimo di colei/colui). La condizione diventa patologica solo quando il feticcio arriva a sostituirsi completamente al coito, o a maggior ragione, quando esso si distacca da qualsiasi determinata persona e diventa per sé solo l'oggetto sessuale.
La preferenza dettata dai gusti personali, invece, per quanto apparentemente bizzarra o inconsueta, nel caso di una relazione sessuale, non toglie al soggetto la consapevolezza che si sta relazionando con una persona e quindi non toglie nel soggetto la sensibilità, l'empatia, la comunicazione con l'altra persona.
Il feticismo è largamente prevalente negli uomini rispetto alle donne. Dopo un lungo studio sulle fantasie erotiche e sul comportamento sessuale, lo psichiatra Robert Stoller concluse che per gli uomini "feticizzare è normale": essi risultano molto più propensi ad associare una certa carica erotica a una particolare zona prediletta del corpo della donna.
L'etimo della parola viene dalla lingua portoghese; i mercanti di schiavi usavano questo termine per riferirsi agli indigeni africani che adoravano "feticci", ovvero oggetti ritenuti sacri dalle popolazioni locali.
Il feticismo può manifestarsi in una persona in varie forme; Alfred Binet, uno psicologo e ipnotista francese che asserì come l' "amore normale" sia il risultato di una complicata forma di feticismo, suggerì la classificazione dei feticismi o come "amore spirituale" o come "amore plastico". La prima categoria occupava la devozione per specifici fenomeni mentali, come i comportamenti, le classi sociali o i ruoli, mentre la seconda si riferiva alla devozione verso oggetti materiali come animali, parti del corpo od oggetti inanimati. Il concetto di "amore plastico" è quello più conosciuto: per alcuni feticisti, vedere, sentire, annusare, inghiottire o palpare l'oggetto della propria attrazione è importante almeno quanto il coito ordinario. Il concetto di "amore spirituale" non è globalmente accettato perché è impossibile darne una definizione esaustiva. Comportamenti, classi sociali e attitudini sono tutte cose verso le quali è possibile essere ossessionati, ma è difficile da provare che l'ossessione in questione sia a sfondo sessuale. È anche difficile incorporare una "idea" all'interno di un atto sessuale. Tuttavia, l'ossessione mentale può progredire verso l'"amore plastico". Per esempio, l'ossessione verso un dato comportamento sociale potrà introdurlo al gioco delle parti.
Il feticcio può anche essere determinato da un'associazione simbolica inconscia, non sempre indipendente dalle esperienze sessuali dell'infanzia. Ad esempio il piede è un antichissimo simbolo sessuale che compare perfino nella mitologia, la pelliccia contiene un'associazione con la peluria del monte di Venere e così via.
Il feticismo può essere concettualizzato attribuendo vari gradi di intensità al suo manifestarsi:
Livello 1: esiste una leggera preferenza per certi tipi di partner, stimoli o attività sessuali. Il termine fetish non dovrebbe essere usato a questo livello.
Livello 2: esiste una forte preferenza per i casi citati nel primo livello (si tratta della più bassa intensità di feticismo).
Livello 3: sono necessari degli stimoli speciali per consentire l'eccitazione e la prestazione sessuale (moderata intensità di feticismo).
Livello 4: gli stimoli specifici prendono il posto dell'amante (alto livello di feticismo).
Esistono svariate pratiche feticistiche raggruppabili in base al canale sensoriale coinvolto principalmente oppure in base alla natura del feticcio. Il canale visivo ha molto spesso un ruolo primario: si pensi ad esempio al diffuso feticismo del piede o della scarpa (in particolare al dangling, cioè quando si fa dondolare al piede una calzatura parzialmente indossata, oppure al crush fetish), ma anche ad altre forme di feticismo che riguardano altre parti del corpo come le natiche. La visione entra anche in gioco procurando piacere nell'assistere ad alcuni atti corporei quali l'urinare, defecare, starnutire oppure in altri atti come il fumare. L'olfatto e il gusto sono più direttamente implicate nell'urofilia, coprofilia, o nell'adorazione di varie parti del corpo umano. Il canale tattile svolge un ruolo principale in alcune forme di feticismo come quello che porta a indossare abiti in latex o PVC (seconda pelle), ha un ruolo anche nelle pratiche di schiacciamento come il trampling.
Riguardo alla natura del feticcio, si distinguono innanzitutto tre diverse categorie da cui questo può derivare: da specifiche parti del corpo umano (parzialismo), da fluidi o escreti biologici, e da alcuni oggetti inanimati quali possono essere gli indumenti. Le parti del corpo umano assunte come feticcio sono comunemente il seno, le natiche, i piedi, le mani, le gambe ma anche altre parti meno consuete tra cui le ascelle, il naso, i peli e l'ombelico. Tra i fluidi ed escreti biologici figurano il sudore, la saliva, l'urina e le feci. Tra gli indumenti classicamente associati al feticismo figurano la biancheria intima, le calze, i guanti, scarpe e stivali.
Il feticismo può essere inoltre legato ad alcune caratteristiche fisiche particolari quali la donna incinta, la presenza di mutilazioni, oppure il sovrappeso (BBW).
Il feticismo può consistere in una pura fascinazione immaginaria, come nel caso della macrofilia o della vorarefilia, oppure sfociare in un atto pratico. Tutte le tipologie di feticisti possono agire secondo tre diverse modalità: una modalità attiva in cui il feticcio viene attivamente usato dal feticista, una modalità passiva in cui è un'altra persona a usare il feticcio sul feticista, e una modalità contemplativa in cui il feticista si limita a trarre piacere dalla contemplazione dei feticci collezionati.
La psicoanalisi freudiana spiega il feticismo ricorrendo alla teoria dello sviluppo psicosessuale. Secondo Sigmund Freud il bambino nella fase edipica, per superare l'angoscia di castrazione derivante dalla paura del padre e soprattutto dalla vista dei genitali femminili privi del pene, si crea un feticcio, ovvero un oggetto volto a sostituire il pene mancante nelle bambine. Se queste ultime sono prive di fallo, infatti, significa che sono state punite (evirate) per qualcosa che hanno commesso, quindi anche il bambino rischia l'evirazione a causa dei suoi desideri incestuosi verso la madre. Il piede, la scarpa e qualsiasi oggetto feticistico permettono così al bambino, fungendo da "fallo femminile", di attenuare la sua angoscia derivante dalla constatazione che le bambine non hanno il pene.
Da parte sua Donald Woods Winnicott considera il feticcio alla stregua di un oggetto transizionale, il quale però viene investito di libido.
Sempre secondo altre teorie psicoanalitiche, il feticismo potrebbe derivare dalla scissione dell'Io e dalla proiezione, talvolta derivante anche dal diniego (meccanismo di difesa che consiste nel rifiuto di riconoscere qualcosa di traumatizzante avvenuto nella realtà).
La subcultura fetish, che estende la propria influenza nella moda e nell'arte, prende spunto dall'interesse verso le varie forme di feticismo. Al riguardo esistono riviste specializzate, blog, forum e siti internet che permettono di mettere in contatto la gente che presenta gli stessi gusti. Tra i pionieri della divulgazione del fetish, a partire dagli anni 1940 figurano i nomi di Irving Klaw, che con la sua rivista Movie Star News lanciò diversi illustratori e fumettisti divenuti poi celebri in questo campo, e John Willie che nel 1946 vendette tutte le prime 5.000 copie del suo Bizarre nell'arco di due settimane.
Appositi locali organizzano spesso degli eventi a tema a cui partecipare o assistere, dedicati comunemente all'adorazione del piede o di particolari calzature come nel caso degli "sneaker party". Esiste anche un relativo filone pornografico e un florido commercio di immagini e video via web, anche di natura amatoriale, che testimonia un certo interesse verso il fetish nelle sue varie forme. Solitamente le pratiche fetish sono inserite all'interno di un più ampio contesto di umiliazione e sottomissione. Un ristretto mercato rivolto agli appassionati permette di acquistare tipici "feticci" quali calze, biancheria intima e scarpe usate.
La moda fetish, abbastanza comune anche nel mainstream, è classicamente costituita da abiti appariscenti realizzati con materiali quali la pelle, latex o PVC, calze in nylon e scarpe con tacco molto alto o stivali di vario tipo. Il colore predominante è il nero, in minor misura viene anche utilizzato il rosso. Viene riscontrato anche l'utilizzo del corsetto, e talvolta di uniformi o divise varie. Una delle più note modelle fetish è stata Bettie Page, divenuta celebre grazie alla raccolta fotografica realizzata da Irving Klaw. Il fotografo Helmut Newton è invece noto per avere "reso il feticismo chic", introducendo gli elementi e temi caratteristici del fetish nella moda mainstream con le sue serie fotografiche pubblicate su Vogue durante gli anni 1970.
Una delle icone dell'immaginario fetish collettivo, con il suo abito aderente in pelle di colore nero e armata di frusta, è il personaggio di Catwoman.
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