mercoledì 24 febbraio 2016

TABU' ITALIANI



La parola “tabù” in uso nel vocabolario italiano viene dal polinesiano “tapu” o “kapu”, ed è entrata nel lessico occidentale dopo l’arrivo del Capitano Cook a Kealakekua Bay nelle isole Hawaii il 17 Gennaio 1779.

Il concetto tradizionale, il ‘tapu’ nelle isole del Pacifico, dalle Tonga alle Fiji, da Samoa alla Nuova Zelanda si riferisce a qualcosa di sacro o santo attorno al quale ci sono restrizioni, proibizioni o divieti, che sono introiettati nei comportamenti sociali.

Così luoghi o cose ‘tapu’ non vanno avvicinate, toccate o consumate. Come il corpo di un capo, di un re o di un principe che non può essere toccato, oppure un certo cibo, che non può essere consumato, oppure certi comportamenti, che sono vietati dalle regole sociali che gestiscono una comunità.

In altri casi ancora il ‘tapu’ è qualcosa di cui non si può nemmeno parlare. Come se la parola violasse una forza particolare di cui è portatore l’argomento tapu.

Nella cultura italiana, “L’Innominato”  manzoniano è un personaggio che trae il suo potere dalla paura stessa che comporta il solo fatto di doverne parlare. E nella società italiana, è il periodo storico relativo al fascismo che sembra essere un ‘tapu’, qualcosa di cui si parla molto difficilmente, di cui è meglio non trattare, come se non fosse mai esistito.

Ma la difficoltà della comunicazione, la reticenza a parlare dei problemi, il silenzio sulle situazioni difficili è un altro tratto ‘tipico’ della cultura italiana. Come se la parola, con la sua luce, mettesse troppo in chiaro situazioni che vanno mantenute nell’ombra e nel silenzio.

Ma il linguaggio, il parlare, portando a galla situazioni e problematiche che traggono la loro forza proprio dal silenzio che le avvolge, libera dalla paura dell’Innominato, dell’ignoto. Nominare consente di circoscrivere, di limitare simbolicamente un fenomeno con un nome, portandolo nella dimensione delle relazioni, del conosciuto. Nominare consente la condivisione,  lo scambio, la costruzione di una visione che può essere anche critica, di ciò che si possiede.

Parlare, come dimostra lo sviluppo della psicologia, è terapeutico. Libera.



L'idea del testamento è un tabù: 8 italiani su 10 non ci hanno mai pensato e il 60% dei connazionali esclude la possibilità di farlo.

Ma anche per pensare al lascito solidale come ad un atto di amore alla portata di tutti, non solo di chi possiede grandi patrimoni, che può cambiare la vita delle persone che hanno più bisogno in Italia e nel mondo.

Stando ai numeri, gli italiani della fine della propria vita non vogliono proprio sentir parlare. L'80% non ha mai preso in considerazione l'idea di mettere nero su bianco le 'ultime volontà', mentre il 21% "non ha mai valutato l'idea, ma potrebbe pensarci", secondo l'indagine realizzata per la campagna Testamento Solidale da Gfk Eurisko e basata su un campione di quasi 1500 persone rappresentativo della popolazione italiana over 55. Soltanto l'8% del campione (circa 1,5 milioni di italiani) ha fatto testamento, mentre il 5% e' intenzionato a farlo e il 6% ci ha pensato ma e' ancora incerto se farlo oppure no.

Lo studio conferma una propensione bassa al testamento da parte degli italiani, vicina a quella già registrata nel 2012 dall'Agenzia delle Entrate (15,78%) e di gran lunga inferiore a quella di altri paesi, ad esempio quelli anglosassoni: in Gran Bretagna la propensione si attesta intorno all'80%, negli Usa al 50%.

Alla base del 'rapporto difficile' col testamento c'è l'ansia legata all'idea della fine della vita ma anche il timore di causare problemi familiari. Per quanto riguarda i lasciti solidali, oltre 7.200.000 persone over 55, il 45% del campione, dichiara di non averne mai sentito parlare, mentre il 55% sa di che si tratta. Il 9% degli intervistati ha una propensione positiva, ma solo il 2% degli italiani ha già fatto il lascito o sicuramente lo farà (circa 400 mila persone).

Lo studio mette in luce che tra gli italiani cresce la voglia di sapere di più sui lasciti solidali, ma evidenzia anche che le informazioni attualmente disponibili sono imprecise e limitate. Ad esempio, tanti pensano al lascito come una 'roba da ricchi', oppure credono che obblighi all' intera donazione del proprio patrimonio.

Una doppia falsa convinzione, dal momento che si può cedere anche solo una minima parte dei propri averi, ad esempio una piccola somma di denaro, un gioiello o addirittura un arredo. Inoltre, solo pochi ricordano che il testamento olografo (scritto di proprio pugno) è valido, revocabile e modificabile in qualsiasi momento. Ma anche, più banalmente, molti non sanno a chi rivolgersi oppure temono che una richiesta di informazioni possa vincolarli ad un impegno.



Nonostante oggi la sessualità venga mercificata parecchio e la società sia piuttosto disinibita, l'argomento tabù per eccellenza rimane proprio il sesso; non solo con parenti, colleghi e conoscenti, ma anche con gli amici e in tutte le situazioni. Si tratta di un aspetto che appartiene alla sfera più intima e privata di ciascuno e la maggior parte prova imbarazzo a confessare i propri desideri, debolezze e abitudini. Nonostante i media ci bombardino di immagini e di situazioni intime, parlare apertamente della sessualità è ancora difficile, soprattutto se si tratta della propria. Bisogna ricordare però che, anche se la maggior parte delle persone non ama parlare di questo, il sesso è una costante di molte conversazioni: le allusioni e i richiami impliciti a questo aspetto sono frequenti quando si parla, soprattutto se si è in gruppo.

Nonostante la crisi e la situazione economica mondiale, si fatica a parlare di soldi con amici e parenti; solo poche persone riescono a dire apertamente quanto guadagnano, quanto spendono, quanto depositano e quanto hanno pagato le varie cose che sono state acquistate. In alcuni casi questa reticenza è giustificata da una sorta di volontà di eleganza, perché c'è chi crede sia poco raffinato discutere di cose materiali. Altri, invece, evitano l'argomento per timore di suscitare invidie, gelosie, o al contrario compassione.

Da argomenti di grandi dibattiti, satira e confronto, la politica è diventata un tema da evitare il più possibile; sembra prevalere un senso di scoraggiamento e impotenza. Le parole appaiono superflue e inutili anche alla luce del fatto che la maggior parte delle persone sembra essere pervasa dalla stessa sensazione di sconforto. Occorre considerare, poi, che in pochi hanno voglia di guastare un momento piacevole di incontro con un tema che può suscitare malumori e tensioni. Anche il timore di un confronto acceso con chi non la pensa come noi sembra contribuire a rendere la politica un argomento tabù.

Sebbene gli italiani siano famosi nel mondo per la loro esuberanza, molti in realtà sono timidi, modesti e poco autoreferenziali. Non ammettono apertamente le proprie qualità perché preferiscono essere umili e rispettare gli altri. Se da un lato c'è chi ama pavoneggiarsi e vantarsi, tante persone in realtà preferiscono non sprecarsi in auto elogi e lasciano che siano gli altri, eventualmente, a esaltarne le capacità.




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