venerdì 16 ottobre 2015

IL Valore del SILENZIO



Qui tacet, consentire videtur è una locuzione latina che significa Chi tace, sembra acconsentire.

Con silenzio si intende la relativa o assoluta mancanza di suono o rumore; un ambiente che produca suono inferiore ai 20 decibel viene solitamente considerato silenzioso.

In senso figurato, può indicare l'astensione dalla parola o dal dialogo.

Viene considerato una forma di rispetto collettivo l'osservare alcuni minuti di silenzio e raccoglimento durante la commemorazione di persone defunte. Questa pratica, presente in tutti gli aspetti della vita sociale, assume un particolare valore e importanza in campo militare. In senso lato si può intendere anche come l'insieme di gesti e comportamenti sociali attuati in alcune circostanze.

In alcuni Stati, il diritto al silenzio è una forma di protezione legale di cui godono le persone sottoposte a interrogatori polizieschi o a processi giudiziari. Inoltre per silenzio si intende l'inerzia della Pubblica amministrazione. Esiste anche il silenzio elettorale che vieta di fare campagna elettorale dal giorno precedente le votazioni, concepito per dar modo agli elettori di riflettere meglio sulla scelta da effettuare.

La pratica del silenzio (inteso non solo come astensione dalla parola, ma anche come tentativo per ridurre la quantità di pensieri, placare l'attività frenetica della mente e trovare così il silenzio interiore) viene considerato una forma di disciplina spirituale presso alcune forme di religione e spiritualità. Questo avviene particolarmente in quelle orientali: ad esempio, nel contesto induista, il silenzio è una delle forme di sadhana.



Nelle regole religiose cristiane, in particolare di clausura, il silenzio è uno dei vincoli obbligatori della vita comunitaria.

Che il silenzio non sia solo la negazione o l'interruzione della comunicazione, ma un mezzo di espressione di pensieri ed emozioni è convinzione che risale ai primi retori. Da Cicerone a Quintiliano, a Seneca si sostiene che un bravo oratore non solo deve saper parlare (persuasivamente), ma anche tacere (efficacemente). Il silenzio è messaggio. La scelta di non dire è un atto linguistico.

Il silenzio, come assenza di suono, è anche considerato una componente della musica. Essendo naturalmente privo di tono, timbro e intensità, l'unica caratteristica che condivide con il suono, in un contesto musicale, è la durata. Tale implicazione ha trovato esplicito rilievo a partire dal XX secolo.

In senso giuridico l'espressione è silenzio-assenso che vale solo in via eccezionale, perché di solito si applica il silenzio rifiuto. Una forma particolare di esso è il silenzio amministrativo.

C’è un linguaggio che unisce e uno che divide; ci sono parole che danno valore e comunicano forza e amore e ci se ne sono altre che separano ed escludono.

Il silenzio come negazione del dialogo è isolamento, è muro, è rifiuto.

Ma c’è un’altra chiave di lettura del silenzio, una lettura positiva.

Il silenzio non è solo mancanza di comunicazione, ma anche assenza di rumore, di inquinamento non soltanto acustico ma anche emotivo, perché a volte le parole sono vuote, e servono come mero anestetico per coprire ben altri vuoti: allora, quando la parola non ha più senso, bisogna lasciare spazio al silenzio, e far parlare lui.

Il silenzio permette una sorta di disintossicazione della mente, permette di raggiungere noi stessi, di stabilire un dialogo interiore, e non solo col nostro Io. Se preghiamo, magari solitari in una Chiesa, in ginocchio davanti all’altare, il nostro dialogo interiore è rivolto a Dio. Se siamo vicini a una persona che sta male, laddove le parole non potrebbero aiutare, il silenzio mette a tacere l’invasività di parole inutili e fuori luogo e lascia spazio a una presenza solida, mai inopportuna. Se stiamo accanto a una persona con cui ci sentiamo in sintonia, il silenzio lascia libero il fluire di emozioni che non hanno bisogno di parole per essere trasmesse.

Sollevare le orecchie dall’onere dell’ascolto significa dare spazio agli altri sensi, guardare, osservare, respirare, sentire con la pelle e con l’animo.

Il silenzio lascia alle parole, dette e sentite, il tempo e il modo per trovare un loro spazio dentro di noi, per trovare un nesso sfuggito, un significato che va oltre quello dato quando pronunciate e quando udite: perché le parole hanno un potere che il silenzio smussa, compensa, completa.

Ma qual è il potere delle parole? Il potere delle parole è vasto, e forse non ha limiti. Le parole creano ma possono anche distruggere, o modellare, modificare, indirizzare, sfiorare, colpire, accarezzare o ferire.

Ci sono parole false e parole vere, e ognuna di queste può essere ispirata al bene e al male.

Ci sono parole che risolvono una vita, e parole che arrivano a reciderla.






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