I media amano dipingere l’amore a tinte drammatiche: fra sentimenti non corrisposti, rapporti conflittuali, relazioni pericolose, impeto passionale, i modelli tipici dei rapporti di coppia nei film e nelle serie televisive sono tutti all’insegna della tensione. Ed è giusto che sia così. Ma spesso la realtà è molto distante dalla finzione cinematografica, e c’è una cosa che raramente i media raccontano: le vere relazioni – quelle stabili e durature – sono “noiose”, nel senso che non hanno bisogno di nessun dramma che le legittimi. Quando arriva quel momento in cui ti rendi conto di stare meravigliosamente col tuo partner anche guardando un film in pigiama sul divano, beh, benvenuto nel mondo delle relazioni adulte.
Nei rapporti “immaturi” il futuro della coppia è un terreno incerto. Si evita di parlarne perché non ci si vuole sentire eccessivamente legati o non si è del tutto sicuri che la relazione possa durare più di qualche mese. Tutto ciò può anche generare imbarazzi e incomprensioni. In un rapporto maturo e stabile non c’è nessun terrore nel parlare apertamente del futuro della coppia, ed è del tutto normale pianificare viaggi o prendere impegni insieme con mesi di anticipo.
Per qualche strana interpretazione del concetto di coppia, solitamente gli innamorati – specie nei primi tempi – sentono il bisogno di sapere tutto della giornata dell’altro e di comunicare 24 ore al giorno. Le relazioni mature invece si basano sull’idea che, parallelamente alla vita di coppia, entrambi i partner abbiano il proprio spazio personale e il proprio mondo. Non c’è l’ossessione di sapere tutto in ogni momento perché la fiducia è una garanzia sufficiente di rispetto reciproco.
Nei primi appuntamenti si cura in modo maniacale ogni minimo dettaglio del proprio aspetto fisico per non fare figuracce. Se la serata va “a buon fine” e nel momento di spogliarti ti accorgi di avere un calzino bucato, è peggio di una tragedia greca. Ma col tempo la confidenza e la complicità di coppia fanno sì che ogni imperfezione di questo genere non venga più nemmeno notata. Persino l’alito pesante al mattino smette di essere un problema. Quando le imperfezioni e le cose fastidiose tornano a diventare irritanti vuol dire che la relazione è agli sgoccioli.
Gli innamorati sentono il bisogno di ripetersi all’infinito “ti amo” per essere sicuri della tenuta del rapporto. Se uno dei due non lo dice con la stessa frequenza dell’altro allora scattano mille paranoie. Ma quando si è in una coppia stabile, dimostrare l’amore con il proprio comportamento conta molto di più che esprimerlo verbalmente. Spesso l’amore sta più nelle azioni quotidiane che nelle semplici parole.
L'etimologia della parola amore risale al sanscrito kama = desiderio, passione, attrazione . Anche il verbo amare risale alla radice indoeuropea ka da cui (c)amare cioè desiderare in maniera viscerale, in modo integrale, totale.
Un'altra interpretazione etimologica della parola amore, fa risalire il termine al verbo greco mao = desidero, da cui il latino amor da amare che indica un'attrazione esteriore, viscerale, quasi animalesca da distinguere da un'attrazione mentale, razionale, spirituale per esprimere la quale era usato il verbo diligere, cioè scegliere, desiderare come risultato di una riflessione.
Un'ulteriore e meno probabile ma curiosa ed interessante interpretazione etimologica della parola amore individua nel latino a-mors = senza morte l'origine del termine, quasi a sottolineare l'intensità senza fine di questo potentissimo sentimento.
Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello parentale-familiare (storge), l'amicizia (philia), il desiderio erotico ma anche romantico (eros), infine l'amore più prettamente spirituale (agape, il quale può giungere fino all'auto-annientamento o kenosis); gli autori moderni hanno distinto anche altre varietà di amore romantico, mentre le tradizioni non occidentali contengono varianti o simbiosi di questi stati.
Una tal ampiezza di usi e significati, in combinazione con la complessità dei sentimenti che coinvolgono i soggetti che amano, possono rendere particolarmente difficoltoso definire in modo univoco e certo l'amore, rispetto ad altri stati emotivi.
Nell'ambito della psicologia esso consiste in un rapporto duale basato su uno scambio emotivo generato dal bisogno fisiologico della gratificazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo. L'amore nelle sue varie forme agisce come un importante facilitatore nella relazione interpersonale e, data la sua importanza psicologica centrale, è uno dei temi più comuni trattati nelle arti creative; può infine essere inteso anche come un modo per tenere uniti gli esseri umani contro le minacce provenienti dall'ambiente esterno e per aiutare la riproduzione umana e la conseguente continuazione della specie.
Il termine può acquisire ulteriori precisazioni o significati negli ambiti filosofico, religioso o nelle arti.
Il termine italiano "amore" entra nella lingua italiana a partire dal XIII secolo, derivando dal termine latino amore(m) (nominativo amor), a sua volta derivato dal latino amare. Il termine amare, il quale risulta connesso con il latino amma (mamma), o anche amita (zia), può avere quindi la sua possibile origine dal linguaggio infantile.
Amore di sé, il sano amor proprio appare come condizione di autostima, ma non deve esser confuso col narcisismo che coinvolge l'egocentrismo. Per il buddhismo, che qualifica l'ego come un'illusione della nostra mente, il vero amore, ossia la compassione, esiste solo quando viene diretto verso un'altra persona, non a se stessi. Per la psicoanalisi invece, che si trova completamente opposta al buddhismo, l'ego viene definito come l'unica realtà, l'amore è sempre auto-personale, che può svilupparsi in una forma sana o malsana a seconda dei casi.
L'amore incondizionato, amore altruistico e compassionevole, professato senza aspettarsi nulla in contraccambio corrisponde all'amore spirituale predicato dalle varie religioni.
L'amore filiale e fraterno tra discendenti e antenati (familiare, parentale).
L'amicizia è un sentimento che nasce dalla necessità provata dagli esseri umani di socializzare tra loro.
L'amore romantico è un sentimento che in un certo grado idealizza la persona amata, soggetta all'aspettativa amorosa.
L'amore sessuale è prodotto dal desiderio sessuale mente l'amore platonico è il concetto filosofico che innalza l'amore alla contemplazione della bellezza, alla conoscenza pura e disinteressata. Poi successivamente interpretato dai Neoplatonici del '500 come amore filosofico nei confronti di una persona.
L'amore per la Natura coinvolge un sentimento di protezione verso il mondo vegetale ed animale e l'amore per qualcosa di astratto o inanimato, un oggetto fisico, un'idea, ma anche un obiettivo ideale (amor di patria o patriottismo) e può essere associato con l'eroismo; in quest'ultimo caso costituisce una forma di altruismo nei confronti del proprio gruppo.
L'amore per Dio è la devozione che si basa sulla fede religiosa mentre l'amore universale, spiritualità in senso lato, corrispondente all'esperienza data dal misticismo (estasi, illuminazione, nirvana).
L'amore è il grande escluso delle analisi filosofiche e psicologiche che si occupano del comportamento umano. In parte perché il termine stesso è inflazionato o contaminato da molteplici significati. Ma che parola dovremmo usare per definire quel sentimento di forte empatia che vuole il bene dell'altro senza anteporre il proprio? Se escludiamo tutti gli altri significati, questo sentimento è la ragione principe del comportamento morale per molte persone. Solo chi non lo vive può non tenerne conto nel fare e nel valutare leggi che devono regolamentare il comportamento umano nella società. La paura delle conseguenze del proprio agire è fondamentale solo per chi non ama nel senso testé definito. La mera paura delle conseguenze del proprio agire è già di per sé il segno di un handicap morale. I deterrenti non possono costituire l’unica forma di educazione morale nella società. Se uno crede di essere nel giusto non ha paura delle conseguenze; al limite, se ne guarda, per comprensibili ragioni di opportunità. Ma un Gandhi non sarebbe stato possibile se nell'animo umano l'ultima frontiera dell'agire morale fosse la paura. Allo stesso modo, i kamikaze non possono essere fermati con meri strumenti polizieschi. Non possiamo dunque contare solo sui freni inibitori della paura. La stessa presenza di un superego è un handicap morale, perché l'amore non è, da esso, soltanto diminuito, o indebolito, è addirittura sostituito con valori che antepongono l’Io all’Altro, valori che non hanno in sé nulla di morale, di autoresponsabile. Anche se può sembrare più rassicurante, per la sua prudenza programmata e per la sua incapacità di azzardo, un pilota automatico, senza la supervisione di un pilota reale, è un azzardo puro e semplice. La capacità di agire nella realtà esige la libertà e la responsabilità.
Lo psicologo di origine tedesca Erich Fromm ha sostenuto nel suo libro L'arte di amare che l'amore non è solo un sentimento, ma è anche composto da azioni e che in realtà il cosiddetto "sentimento d'amore" è superficiale rispetto al proprio impegno di amare attraverso una serie di azioni amorevoli nel corso del tempo. In questo senso, Fromm ha dichiarato che l'amore non è in definitiva un sentimento per tutti, ma piuttosto è un impegno e un'adesione, un insieme di azioni amorevole rivolte verso un'altra persona, ma anche verso se stessi o nei confronti di molti altri, per una periodo prolungato, duraturo. Fromm ha anche descritto l'amore come una scelta consapevole che nelle sue fasi iniziali potrebbe nascere come un sentimento involontario, ma che poi non viene più a dipendere solo da quei sentimenti, ma piuttosto da un impegno consapevole.
Sebbene gli esseri umani non siano in genere sessualmente monogami, qualcuno ritiene tuttavia che siano emozionalmente monogami: possono amare (romanticamente) una sola persona alla volta. Quando una persona condivide con un'altra un amore per un lungo periodo di tempo, sviluppa un "attaccamento" sempre più forte verso l'altro individuo.
Per quanto riguarda l'eventuale presenza di figli, secondo recenti teorie scientifiche sull'amore, questa transizione dall'attrazione all'attaccamento avverrebbe in circa 30 mesi: il tempo di portare a termine una gravidanza e di curare la prima infanzia del bambino. Dopo questo periodo la passione diminuirebbe, cambiando l'amore da amore romantico a un semplice piacere nello stare insieme. Quest'ultima fase durerebbe dai 10 ai 15 anni: finché la prole ha raggiunto l'adolescenza o più tardi (con variazioni considerevoli da cultura a cultura).
Di solito una relazione che si basa su più fattori (affetto, attaccamento, stima, interessi comuni, attrazione sessuale) ha più possibilità di riuscita di una basata sulla sola attrazione sessuale. Questo "determinismo dell'amore", funzionale unicamente alla cura del bambino, è stato criticato da più parti, in particolare dai sostenitori dell'intelligenza emotiva.
L'amore è la paura di perdere la persona o la cosa amata, accompagnano spesso un sentimento di protezione e/o gelosia verso l'oggetto di tale sentimento. In taluni casi l'amore assume aspetti patologici, quando è la causa che impedisce la conduzione di una vita normale o l'elemento scatenante di un attaccamento morboso.
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