Per persona scomparsa si intende, ai sensi della l.n. 203/2012, la persona allontanatasi dall'abitazione o dal luogo di temporanea dimora che, per le circostanze in cui è avvenuto il fatto, sia in pericolo di vita o per l'incolumità personale. L'ufficio di polizia che ha ricevuto la denuncia promuove l'immediato avvio delle ricerche, ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria.
Nella maggior parte dei casi una persona scomparsa può essere dichiarata “legalmente morta”, dopo sette anni. Questo lasso di tempo può essere ridotto in alcuni casi, come nelle grandi battaglie o nei disastri di massa, come accadde l'11 settembre 2001.
Gli strumenti per prevenire le scomparse sono rappresentati dalla possibilità di coordinare subito le indagini, la dichiarazione di scomparsa, e l'utilizzo di un sistema informativo ricerca scomparsi (RISC), un grande archivio elettronico che cataloga e gestisce tutte le informazioni sulle persone scomparse.
La scomparsa di una persona può essere addotta a diverse ragioni, volontarie e/o involontarie/incidentali.
La casistica vede scomparse di persone di breve periodo (allontanamento temporaneo o smarrimento) e di lungo periodo (permanente). Più nello specifico le motivazioni possono includere:
smarrimento;
volontà di abbandonare la situazione sociale attuale (familiare, lavorativa/di studio, di relazioni sociali) divenuta incompatibile con il proprio benessere per ricercarne una diversa (o anche evitandone l'inclusione in altre);
adesione a comunità religiose o filosofiche totalizzanti o ad organizzazioni clandestine;
presenza di malattie mentali o problemi causanti vuoti o perdita di memoria;
fuga da situazioni post traumatiche o di abuso (o per paura di subirle);
fuga dalle autorità giudiziarie o di polizia per il timore di subire una pena restrittiva;
fuga da emergenze umanitarie e naturali (es. persecuzioni, carestie, calamità);
subire il reato di sequestro di persona (a fini estorsivi o per riduzione in schiavitù);
subire il reato di sottrazione (di minore o altro soggetto sotto tutela) da parte di genitore o altro parente non affidatario;
subire una ritenzione da parte di autorità di polizia in assenza di provvedimenti legittimi;
essere vittima di omicidio, con conseguente occultamento e/o soppressione del cadavere oppure con abbandono del cadavere in località remota (o comunque non ancora rinvenuto);
morte accidentale in località remota (o comunque in area ove non si è ancora rinvenuto il cadavere) oppure in assenza di riferimenti utili per un'identificazione;
suicidio in località remota (o comunque in area ove non si è ancora rinvenuto il cadavere) oppure in assenza di riferimenti utili per un'identificazione;
morte accidentale in situazioni calamitose (naturali o belliche).
Minori e anziani, italiani e stranieri, uomini più che donne, di ogni classe sociale. E' un identikit molto generico quello della persona scomparsa, perché il "fenomeno drammatico", come lo ha definito il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, è diffuso in ogni fascia sociale e d'età e su tutto il territorio, dal Nord al Sud. L'ultimo numero che fotografa questa realtà è 29.763: tante sono le persone che risultano tuttora scomparse in Italia in una lista aperta nel 1974 ed alla quale solo nei primi mesi del 2014 si sono aggiunti altri 558 nomi.
Le loro foto sono affisse nelle pareti o sepolte nei cassetti delle questure di tutta Italia: assieme sono come una cittadina svanita nel nulla. Parlando al convegno internazionale "La scomparsa di persone: una sfida per i Paesi Ue", promosso presso la Scuola superiore dell'Amministrazione, Alfano lo ha definito un fenomeno che "desta allarme sociale", perché "dietro ognuno di quei numeri c'è una persona che non si trova e il pianto dei familiari disperati".
Le principali cause, ha spiegato il ministro, "sono l'allontanamento volontario, disturbi psicologici, il diventare vittime di reato e poi ci sono altri due fenomeni: gli anziani affetti da Alzheimer e la crisi economica che fa aumentare disturbi e crisi depressive portando i soggetti ad allontanarsi dal proprio ambiente". Negli ultimi due anni sono state registrare oltre 23mila denunce di scomparsa. In realtà, se si guarda alle cifre, la prima ragione è collegata al problema dell'immigrazione di massa degli ultimi due decenni ed al sistema di accoglienza dei cosiddetti minori non accompagnati.
Quasi 20mila, gli stranieri rappresentano il grosso degli scomparsi in Italia. Il numero è ancora più drammatico se si considera che quasi 13 mila di essi sono minorenni. "In grande maggioranza si tratta di ragazzi che si allontanano volontariamente dalle abitazioni o dalle comunità cui vengono affidati. Ma ci sono anche - ha spiegato Alfano - i minori sottratti da uno dei coniugi e quelli vittime di reato". Sul totale pesano altre incognite legate al fenomeno migratorio: di frequente i migranti fanno perdere le proprie tracce volontariamente per spostarsi in altri Paesi, ma sul destino dei minori in fuga molte associazioni hanno spesso lanciato l'allarme.
Spaventa anche il dato femminile. Soltanto nel 2012 sono sparite due donne ogni giorno, in media, dal 1974 a oggi più di 200 ogni anno; un terzo del totale delle persone di cui non si hanno più notizie. Anche in questo caso, la maggior parte delle denunce riguarda cittadine straniere (5.720), mentre le italiane sulla lista sono 580. Gli uomini sono 20.463, di cui 14.227 stranieri. Gli italiani spariti all'estero, invece, sono 178 dei quali 131 maggiorenni, 21 over 65 e 26 minorenni.
Sui casi femminili e sulla crisi, tra l'altro, insiste molto la relazione presentata dal commissario straordinario nominato dal governo sul fenomeno: "La crisi economica sta portando nel nostro Paese un aumento delle 'povertà sociali', materiali e immateriali - si legge nella relazione - . Prendiamo atto di operai in cassa integrazione, madri di famiglia che perdono il part time, ma anche manager, imprenditori, ricercatori che escono dal mondo del lavoro. Questa umanità ghermita dalla crisi - evidenzia ancora la Relazione - che qualche volta protesta e denuncia, spesso non traduce in processo sociale il proprio disagio e preferisce abbandonare tutto e tutti, anche la propria famiglia, forse a causa della indifferenza che accompagna il fenomeno. Si spiegano in tal modo i due terzi delle scomparse con motivazioni di 'allontanamento volontario'. Si spiega, inoltre, il fenomeno odioso della violenza di genere e del 'femminicidio' connesso alle numerose scomparse di donne".
Dall'anno della sua costituzione, nel 2007, l'Ufficio del Commissario di governo per le persone scomparse, "ne ha censito oltre 2.500, di cui la metà minorenni. Una percentuale pari al 40% circa del totale, sono donne straniere e/o comunitarie".
Il Lazio è in testa nella triste classifica delle persone scomparse con 6.766 casi, seguito dalla Sicilia (3.900), dalla Lombardia (3.680), dalla Campania (3.146) e dalla Puglia (2.475). Ma per il ministro Alfano c'è una buona notizia, crescono i ritrovamenti: su 140 mila denunce di scomparsa dal 1994, sono state recuperate le tracce di 110 mila persone. Il commissario straordinario del governo per le persone sparite, il prefetto Vittorio Piscitelli, ha rilevato che "è un fenomeno non solo italiano, in altri Paesi le cifre sono ancora più allarmanti. Si registra un fortissimo aumento dei numeri negli ultimi due anni e occorre alzare il livello di guardia".
C'è un altro numero, nascosto dietro queste cifre: dal 30 giugno 2014 ci sono 1.283 corpi non ancora identificati nei vari obitori italiani, molti dei casi censiti sono rappresentati dai migranti annegati. Sono ancora 197 i corpi da identificare del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
La relazione del commissario straordinario ha preso in esame anche i suicidi, rilevando che "nel 2013 sono state 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni di ordine economico, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012: un suicidio ogni due giorni e mezzo". Secondo la Relazione, che tiene conto di analisi del Censis e di Link Lab (Laboratorio di ricerca socio-economica dell'Università Link Campus University), "sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica, registrati in Italia nel biennio 2012-2013". Dunque, "nell'ultimo quadrimestre del 2013, i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell'intero anno". Non solo: "Un suicida su due è imprenditore, ma in un anno - segnala la relaziona- è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi", mentre "è triplicato anche quello degli 'occupati', per un fenomeno che non conosce più differenze geografiche" e si registra al Sud come al Nord.
Nel 2013, evidenzia infine la Relazione, anche "il numero più elevato dei tentativi di suicidio si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro ma anche la speranza di proseguire o ricostruire altrove il proprio percorso professionale.
Seguono gli imprenditori e i lavoratori dipendenti".
Nel primo semestre del 2015 si è registrato un aumento di 7.993 casi. Positivo pero' il trend dei ritrovamenti: 125.657 al 30 giugno 2015, contro i 119.802 del 31 dicembre 2014 (+5.855). Sono i dati della tredicesima Relazione semestrale presentata al Viminale dal Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse, Vittorio Piscitelli, insieme al sottosegretario all'Interno, Domenico Manzione.
Gli ultimi risultati, ha osservato Manzione, "indicano un discreto salto di qualità nei ritrovamenti, ma il numero degli scomparsi è significativo, pur se più basso rispetto ad altri Paesi europei". Il prefetto Piscitelli, da parte sua, ha voluto sottolineare "la crisi di valori, l'individualismo, che sono alla base di parte del fenomeno".
Mancano all'appello 22.848 stranieri e 8.524 italiani, di cui 13.085 maggiorenni (6.712 italiani e 6.373 stranieri) e 18.287 minorenni (1.812 italiani e 16.475 stranieri). I maschi sono 22.455, mentre le donne 8.917. Il Lazio è la regione più colpita (6.757 casi), seguita da Sicilia (4.821), Lombardia (3.504) e Campania (3.211).
I minorenni che scompaiono, ha sottolineato Piscitelli, "sono il problema dei problemi: si tratta in larga parte di stranieri non accompagnati (tra i 15 ed i 17 anni) che si allontanano dai centri di accoglienza e nelle comunità di affido per dirigersi verso i Paesi dove hanno parenti o altri appoggi, ma durante il viaggio possono incappare in disavventure".
Gli ultrasessantacinquenni scomparsi sono 1.298. Di questi 112 hanno come motivazione "possibili disturbi psicologico" e molto spesso di tratta di malati di Alzheimer o di persone affette da malattie neurologiche.
Altro capitolo rilevante della relazione sono i cadaveri non identificati. Il registro nazionale ne conta 1.421 (36 in più nell'ultimo semestre). Tra questi ci sono 760 corpi di migranti recuperati sulle coste italiane in seguito a naufragi.
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