venerdì 27 maggio 2016

SIRINGHE PER TERRA



Piccoli anfratti dove l’erba è alta e le fronde di alberi presumibilmente mai potati, possono essere una meta accattivante per bambini intenti nei loro più disparati giochi. Il problema di queste zone è che è ormai diventano meta di ritrovo di tossicodipendenti. Inoltrandosi in questi anfratti si possono notare, oltre alla sporcizia riversata per terra in maniera copiosa, dagli indumenti ai cartoni di latte a cavi ormai privati dei fili di rame contenuti al loro interno, anche tamponi, cotone e siringhe infilzate negli alberi o nascoste dalla fitta vegetazione, nonché molteplici fazzoletti intrisi di sangue. E poi in giro ci sono troppi maleducati che non raccolgono gli escrementi dei loro cani.

Sporche di sangue. Gettate a terra, abbandonate. C’è il rischio concreto che qualche piccolo possa pungersi con uno degli aghi abbandonati, con estrema probabilità, da qualche tossicodipendente.



Il virus dell'hiv ha una vita brevissima all'aria aperta ma quello dell'epatite rimane per tantissimo tempo latente e anche mangiarsi le unghie può essere pericoloso non occorre ci siano ferite aperte.

Se volete farvi affari vostri ma per il rispetto di tutto e tutti penso che sia un buon vivere.




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lunedì 23 maggio 2016

FURTI "STRANI"



La cleptomania è inserita nel Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-IV TR) tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi ed è caratterizzata “dalla ricorrente incapacità di resistere all’impulso di rubare oggetti che non hanno utilità personale o valore commerciale”.
In effetti il furto non è compiuto né per vendetta, né per rabbia, né dietro ad un delirio o ad un’allucinazione ma dall’incapacità a resistere ad un desiderio impellente.
In genere gli oggetti rubati da chi soffre di cleptomania sono di scarso valore per il soggetto che spesso li cede o li butta via. Più raramente può anche conservali e restituirli di nascosto. Spesso comunque, come accade negli altri disturbi simili, il gesto discontrollato è seguito da profondi sensi di colpa e da auto-disapprovazione. Ciononostante, e pur con tutti i buoni propositi di non ripeterlo, solitamente il ciclo si ripete all’infinito senza che la persona cleptomane possa interromperlo, se non astenendosi da frequentare tutti i luoghi ove possa essere indotto in tentazione (es. negozi, supermercati, ecc.).
Il paziente affetto da cleptomania di solito non programma il furto, lo mette in atto da solo senza la complicità o l’assistenza di nessuno prestando attenzione a non essere arrestato.
L’atto di rubare è preceduto da una sensazione di crescente tensione accompagnata da piacere, gratificazione e sollievo in seguito al furto. Il soggetto si rende conto dell’insensatezza dell’atto ed in seguito a ciò può esperire uno stato di depressione e un forte senso di colpa.
Come è naturale che sia, la cleptomania può causare difficoltà legali, familiari, di carriera e personali. Può aver inizio a qualsiasi età; può iniziare nella fanciullezza, nella adolescenza o nell’età adulta e in casi rari nella tarda età adulta; la patologia sembra essere più frequente tra le donne rispetto agli uomini, così come accade per lo shopping compulsivo (con cui ha molte affinità).
La cleptomania può subire delle evoluzioni e dei cambiamenti, per esempio i soggetti possono rubare sporadicamente alternando lunghi periodi di remissione; episodi di furto possono alternarsi a periodi di remissione oppure la patologia può essere cronica. Il Disturbo può comunque continuare per anni nonostante le multiple condanne per furto, se non adeguatamente trattato.

La cura della cleptomania è possibile, purché il soggetto sia veramente motivato a farsi aiutare, e richiede necessariamente un intervento psicoterapeutico di tipo cognitivo comportamentale. In alcuni casi può aiutare anche una terapia farmacologica di sostegno, per un certo periodo, sopratutto qualora il disturbo si associ a sintomi depressivi.



I ladruncoli moderni hanno dato spazio alla fantasia. I più "seri" rubano ancora qualche martello pneumatico o qualche bobina di rame, quelli più originali si sbizzarriscono impossessandosi illegittimamente di tubi d'irrigazione, ponteggi, porte di casa, mutande. Per non parlare del taccheggio: e qui non è la pagnotta per l'affamato che prende il volo, ma prodotti assolutamente superflui. Negli ultimi tempi è cambiata pure la filosofia del furto. Rubare diventa azione fine a se stessa.

E' un dato di fatto che negli ultimi tempi si sta assistendo ad un aumento dei furti strani, quelli poco comprensibili. Spesso si è tentati di collegare la sottrazione di beni alla crisi, allo stato di bisogno del ladro, alla difficoltà di arrivare a fine mese. Lettura, però, che le forze dell'ordine tendono a smentire. Per il semplice fatto che non vengono rubate merci vitali, ma semplicemente quelle più comode da portare via.

Più comprensibile il furto di materiale da cantiere, piuttosto frequente. In questo caso il mercato nero è piuttosto florido e la resa in termini economici è garantita, anche perché gli strumenti da lavoro sono piuttosto costosi. Altro furto di moda, ma "giustificato", è quello del rame, soprattutto lungo i binari o nei depositi ferroviari. La materia negli ultimi anni ha incrementato considerevolmente il suo valore e gode di uno smercio che è quasi monopolio delle bande romene.



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venerdì 20 maggio 2016

LO FACCIAMO DAVANTI ALLO SPECCHIO?



Guardarsi allo specchio mentre si fa l’amore aiuta ad essere più audaci perché oltre ad apprezzare il corpo del partner si riesce anche ad apprezzare il proprio, cosa che viceversa sarebbe impossibile.

Lo specchio riflette te, lui e i vostri sguardi, è un gioco che vi coinvolge e che vi porta contemporaneamente a spiare l’altro, e l’essere spiati è una delle cose che più eccita le coppie più navigate.

Molti gesti sono carichi di erotismo ma purtroppo non possiamo guardarli. Non c’è cosa più eccitante delle sue dita che vi accarezzano le spalle cercando il gancetto del reggiseno, ma vi siete mai chieste quanto possa essere sexy la visione di un reggiseno che si apre sulla schiena all’improvviso? Con uno specchio riuscirete a cogliere tantissimi momenti e dettagli che l’occhio non avrebbe mai modo di vedere.

Lo specchio moltiplica, non è più il sesso in due, ma c’è anche l’autoerotismo. Cosa che difficilmente i riesce ad apprezzare quando non si è da soli. Spesso ci si eccita non tanto guardando l’altro ma guardando se stessi.

Per ben il 72%  degli italiani, fare sesso davanti allo specchio è un’esperienza da provare.



Negli antichi bordelli gli specchi adornavano le stanze e molto spesso ricoprivano le pareti di interi corridoi. Anche secondo i sessuologi si gode maggiormente grazie alle immagini riflesse perché guardarsi allo specchio mentre si fa l’amore è un potente afrodisiaco, specialmente per gli uomini. La vista, infatti, è il perno centrale della loro sessualità. Il gioco di voyeurismo che si viene a creare li stimola e le immagini diventano un lasciapassare per un piacere più intenso.

La postazione dello specchio risulta poi abbastanza rilevante. Se si sceglie una posizione frontale, si avrà una visuale esplicita adatta alle coppie più disinibite. Sistemare lo specchio sul soffitto garantisce, invece, approcci più soft e misteriosi.

Molto spesso è il proprio partner a voler mettere in atto questa fantasia e a prenderne poi l’iniziativa. Dubbi, curiosità, imbarazzo, le donne reagiscono in vari modi. L’importante è prestate sempre ascolto ai propri desideri e non agire solo per compiacere il partner. L’intimità dev’essere sempre un momento di condivisione consapevole e reciproca.

Con degli specchi in camera da letto tutto diventa più intimo poiché non si può nascondere più nulla al partner. Quest’ultimo potrà spiare la propria compagna in ogni momento e movimento. I giochi erotici mettono un po’ di pepe all’interno della vita sessuale di una coppia. Lo specchio, in questi casi, è un ottimo alleato. Ci si potrà guardare e farsi guardare mentre ci si masturba, mostrando al partner in che modo far esplodere al massimo il proprio piacere.




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IL DIAVOLO FA LE PENTOLE......


Detto popolarissimo "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi", e conosciuto anche in altre varianti: il diavolo fa la pentola ma non il coperchio; e, come testimonia il Tommaseo nel suo ottocentesco dizionario, il diavolo aiuta a far le pentole e non i coperchi. Il significato: è più facile fare del male che evitarne le ricadute negative. Il diavolo è presentissimo nella tradizione proverbiale come personificazione del male e degli istinti maligni che albergano negli esseri umani. I proverbi sono depositari di prudenza popolare e di buon senso o senso comune non di rado venati di moralismo. Per questo il diavolo vi figura spesso come cattivo o imperfetto consigliere.

Questo  antichissimo proverbio di saggezza popolare dalla valenza un po’ criptica in poche parole significa che le astuzie e le malvagità possono fornire il recipiente per contenere le azioni giudicate riprovevoli, ma non il coperchio per tenerle nascoste ovvero… tutto viene a galla!

Sappiamo tutti come le pentole e i coperchi siano complementari e come la sinergia dei due componenti porti ad un prodotto migliore. Dire che il Diavolo produca pentole e non i coperchi lascia intravedere che le sue azioni non sono complete e drasticamente imperfette.

Il Diavolo (l’azione, l’intenzione) fa le pentole (suggerisce le occasioni, prepara le situazioni, elabora i piani) ma non i coperchi, indica una metafora della capacità della coscienza etica di analizzare e trasformare le azioni e le pulsioni in riflessioni.

La morale è questa: è più facile fare del male che evitarne le ricadute negative. Nella tradizione proverbiale il Diavolo è presentissimo come personificazione del male e degli istinti malvagi che albergano negli esseri umani.


"Il Diavolo fa le pentole e le donne ci mettono i coperchi", non ha un significato dispregiativo come comunemente si è indotti a pensare dal sarcasmo ironico di chi lo rammenta.

Il diavolo (l'azione, l'intenzione e la volontà della femmina che è in noi) fa le pentole (suggerisce le occasioni, prepara le situazioni, elabora i piani), ma non i coperchi, metafora della capacità della coscienza morale (la donna) di contenere, analizzare e trasformare le pulsioni, le passioni e l'amore egocentrico che "bollono" all'interno del "vas hermeticum" in sentimenti amorosi, riflessioni morali e slanci di generosità.

L'impulso di obbedire alle tentazioni peccaminose generate dall'anima razionalizzatrice è femmina, ma la Felicità, che deriva dalle scelte morali (i coperchi) è Donna.

I coperchi sono stati sollevati con il femminismo e sono andati dispersi, perduti per sempre (per fortuna), perchè erano i coperchi della repressione e non del contenimento virtuoso.




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giovedì 19 maggio 2016

I PATTI PREMATRIMONIALI



Tanto in voga in Inghilterra e, in generale nei paesi anglosassoni, il contratto prematrimoniale arriva anche in Italia. La moda, che prima sembrava appannaggio esclusivo delle star del jet set hollywoodiano, oggi è ormai aperta anche alle persone comuni ed è sempre più frequente mettere in chiaro le cose prima dei convolare a nozze. Usati principalmente per stabilire risarcimenti milionari in caso di divorzio e gabbie legali sul tradimento, adesso, la possibilità di una stipula di tali contratti, potrebbe diventare realtà anche in Italia.

La proposta avanzata dall’onorevole Alessia Morani in Parlamento potrebbe cambiare radicalmente la storia dei matrimoni nel nostro paese. Secondo la Morani questa possibilità avvicinerebbe le coppie al matrimonio, specialmente quelle piuttosto insicure e preoccupate da una separazione dai costi sempre più elevati.

Contraria, invece, l’anima cattolica del Partito Democratico, secondo la quale, un’apertura di questo genere, contribuirebbe alla mercificazione del vincolo matrimoniale che, in caso di stipula di un simile contratto, sarebbe messo sullo stesso piano di un qualsiasi altro bene di consumo. Una tradizione, questa del contratto, estranea alla cultura italiana e, invece, ben diffusa nel resto del mondo, in particolar modo nei paesi di cultura anglosassone, abituati per via della loro mentalità pragmatica a considerare ogni aspetto della vita come parte di uno scambio commerciale.

I patti prematrimoniali sono veri e propri contratti con i quali i futuri sposi si accordano – prima di salire sull’altare – tanto sulle questioni relative ai reciproci obblighi connessi al matrimonio, tanto su quelle nel caso di eventuale e successivo scioglimento per separazione e divorzio.   In Italia i patti prematrimoniali sono considerati nulli perché la nostra legge ritiene che i diritti dei coniugi siano “indisponibili”, ossia non possono essere limitati o ceduti in deroga a quanto previsto dalla legge.   In particolare, la legge sul divorzio, per tutelare il coniuge più debole, prevede che tutte le questioni economiche (come l’ammontare dell’assegno di divorzio, affidamento dei minori, ecc.) siano decise unicamente dal tribunale e non da altri soggetti (come mediatori, arbitri, ecc.).   Inoltre, la Cassazione e la dottrina maggioritaria hanno affermato che i patti prematrimoniali violerebbero la Costituzione, perché, permettendo ai coniugi di determinare, con un accordo siglato in precedenza, l’entità e la stessa esistenza del diritto all’assegno di separazione o a quello divorzile si violerebbe il precetto costituzionale che garantisce a tutti la difesa processuale dei propri diritti. Di recente, però, la Cassazione ha iniziato ad aprire (leggermente) la porta alla validità degli accordi prematrimoniali.  

Attualmente nel nostro ordinamento i coniugi possono regolamentare convenzionalmente il loro regime patrimoniale ai sensi dell’art. 162 c.c. anteriormente al matrimonio, al momento della celebrazione dello stesso ed anche durante la vita matrimoniale, scegliendo, per esempio, tra comunione legale o separazione dei beni.



La proposta di introdurre gli accordi prematrimoniali intende ampliare il contenuto delle convenzioni di cui all’art. 162 c.c. riconoscendo ai coniugi la possibilità di disciplinare, in qualsiasi momento, anche prima di contrarre il matrimonio, i loro rapporti patrimoniali anche e specialmente nell’ottica di un’eventuale separazione personale o di un eventuale divorzio .

Attraverso gli accordi prematrimoniali i coniugi possono gestire anticipatamente e consensualmente i loro rapporti patrimoniali, evitando così che la negoziazione di essi sia rinviata ad un momento successivo in cui il matrimonio è entrato già in crisi ed è difficile raggiungere un accordo.

Il contenuto delle convenzioni in parola si limita a regolamentare i rapporti patrimoniali dei coniugi in seguito ad un eventuale separazione o scioglimento del matrimonio o cessazione degli effetti civili del matrimonio, senza incidere sui diritti e sugli obblighi inderogabili (quali il diritto agli alimenti o il dovere di assistenza morale e materiale ex art. 143 c.c.), che derivano dal matrimonio, e senza incidere sullo status coniugale. In altri termini attraverso  tali accordi prematrimoniali è possibile specificare e determinare l’entità e le modalità concrete per la realizzazione dei diritti disponibili e per l’adempimento dei doveri disponibili che scaturiscono dal matrimonio.  

Si pensi per esempio al patto con il quale - in sede di cessazione del matrimonio - un coniuge (ex) attribuisca all'altro una somma di denaro periodica o una somma di denaro una tantum ovvero dei diritti reali su beni immobili con il vincolo di destinarne i proventi al mantenimento dell’altro coniuge o al mantenimento dei figli sino al raggiungimento dell'autosufficienza economica degli stessi.

Altro esempio è l’accordo che prevede la rinuncia di un futuro coniuge al mantenimento dell’altro, salvo il diritto agli alimenti. 

Nella proposta è stato previsto che le convenzioni riguardanti figli minori o maggiorenni non economicamente autosufficienti devono essere preventivamente autorizzate dal giudice, al fine di tutelare sostanzialmente i diritti e le aspettative dei figli. 

Con riguardo alla forma della convenzione, si richiede l’atto pubblico redatto da notaio alla presenza di due testimoni, che garantisce non solo la provenienza delle dichiarazioni e l’identità di chi le sottoscrive, ma anche che le stesse siano state espresse in totale libertà e piena consapevolezza. La medesima forma è richiesta per le modifiche o lo scioglimento della convenzione.

Riconoscere ai coniugi la possibilità di disciplinare, in qualsiasi momento, anche prima di contrarre il matrimonio, i loro rapporti patrimoniali anche nell’ottica di un’eventuale separazione personale ovvero di un eventuale divorzio è uno strumento molto utile, ed evita che la negoziazione di tali rapporti avvenga quando il matrimonio è già entrato in crisi, in presenza di reciproche recriminazioni e rivendicazioni.

Tali accordi prematrimoniali aiutano a mantenere un rapporto di solidarietà e di reciproco sostegno anche nel momento più critico della patologia del matrimonio, rimanendo del tutto estranea agli stessi la funzione di favorire lo scioglimento del matrimonio.



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LA POSIZIONE DEL LETTO





La camera da letto è l’ambiente più importante all’interno dell’abitazione: ognuno di noi passa circa un terzo della propria vita a letto. Nella camera – e nel letto – ci riposiamo, recuperiamo le nostre energie, passiamo un periodo di convalescenza, viviamo situazioni intime. È comprensibile quindi che nel Feng Shui la camera da letto abbia una rilevanza particolare.
Il Feng Shui ci insegna che il luogo dove dormiamo, la “camera da letto”, è il punto di origine della storia dell’evoluzione delle nostre abitazioni. Tutto è nato, infatti, quando un nostro antenato, tanto tempo fa, cercò una grotta o un buco tra le rocce per ripararsi, forse da un predatore, o forse semplicemente dal freddo e dagli agenti atmosferici.

Il letto assume una connotazione particolare in quanto rappresenta il concepimento, ma anche la morte. Una doppia valenza fra due situazioni in contrasto, che fa del letto un oggetto di molte superstizioni, intese a tenere lontane le forze intense che in esso si manifestano.
Non è affatto di buon auspicio secondo le credenze popolari dormire con i piedi verso la porta, perchè tale posizione ricorda quella in cui vengono collocati i defunti. Poi si deve stare bene attenti a non compiere atti infausti, poggiando oggetti particolari sul letto, come il cappello, i fiori, i soldi e gli orologi. Non si deve infine procedere a rifare il letto in tre, perchè si crede che la persona più giovane potrebbe morire prematuramente.

Se non volete rischiare notti agitate e incubi, non posizionate il letto con i piedi verso la porta, né con la testiera verso finestre o balconi.
La  raccomandazione viene direttamente dall’Oriente e data alcune migliaia di anni di esperienza del Feng Shui, l’arte di  organizzare la presenza in casa di oggetti secondo la millenaria esperienza dell’armonia orientale.
All’origine del Feng Shui c’è il pensiero taoista secondo cui il cosmo è un tutto unico all’interno del quale gli elementi sono in relazione tra loro e si influenzano a vicenda, grazie alla libera circolazione del Chi, l’energia che muove ogni cosa nell’universo.
Ne deriva che le sue regole consentono di arredare casa in modo da consentire all’energia universale di fluire liberamente tra le quattro mura domestiche, senza ostacoli. Tutto per rendere più serena la vita tra le quattro mura domestiche ed allontanare nervosismi e frizioni che ci portiamo dietro dall’ambiente esterno. 

La camera da letto è l’ambiente al quale il Feng Shui dedica particolare attenzione perchè è l’ambiente del sonno ristoratore, quello al quale affidiamo la funzione più importante per l’organismo, la rigenerazione delle condizioni ottimali della salute fisica e mentale.
Se il sonno è disturbato, troppo leggero, intermittente, al risveglio saremo nelle condizioni peggiori per affrontare una giornata di lavoro o di studio e probabilmente accumuleremo stanchezza ed energie negative che continueranno ad alimentare il circolo vizioso.


Le posizioni migliori sono quelle che permettono di vedere dal letto la porta. Nei casi in cui non è possibile spostare verso il letto dalla posizione frontale rispetto alla porta si potrà collocare un paravento o un elemento d’arredo tra il letto e l’entrata per smorzare la forza del Ch’i. Per i letti davanti alla finestra è importante schermare con tende o veneziane le finestre. Per la collocazione degli altri elementi d’arredo nella camera dovranno essere in armonia con il letto. Non vi dovranno essere angoli e spigoli che puntano verso il letto. Nella camera da letto sono inoltre da evitare gli specchi perché di notte emettono fotoni luminosi che possono disturbare il sonno. La presenza nella camera di apparecchi radio, radiosveglie e televisori che emettono onde elettromagnetiche difficilmente schermabili può essere altamente nociva per la salute; la televisione, eventualmente, può essere inserita in un mobile. Sono inoltre da evitare letti e mobili in ferro perché si caricano elettrostaticamente (i materassi a molle possono dare problemi alla salute , sarebbe bene sostituirli con quelli in lattice naturale che non contengono parti metalliche e sostengono in modo naturale il corpo durante il sonno). Anche le mensole sopra la testiera del letto possono disturbare il sonno perché danno un senso di oppressione e di instabilità. I soggetti e i colori dei quadri dovranno essere suggestivi e tenui. Un pianta in camera porterà un Ch’i positivo e potrà bilanciare la presenza di armadi e guardaroba molto grandi. Troppi oggetti o mobili possono essere la causa di incomprensioni o attriti fra i coniugi.

Nella camera dei bambini il letto non dovrebbe mai essere collocato davanti all’armadio per non correre il rischio che i bambini dormano male o abbiano attacchi di ansia ingiustificata. In ogni caso mobili pesanti e incombenti dovrebbero essere chiari e avere forme morbide e arrotondate. I mobili a ponte o le mensole sopra al letto possono essere la causa di frequenti mal di testa. In una camera dei ragazzi spesso le funzioni dello studio e del gioco (yang) sono mescolate con quelle del riposo (yin) se la dimensione della stanza lo consentono sarebbe meglio separare gli spazi e in ogni caso le apparecchiature elettriche come il computer non dovrebbero trovarsi troppo vicino al letto. Prima di dormire è indispensabile staccare tutti i collegamenti elettrici e aerare bene il locale per qualche minuto.



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lunedì 16 maggio 2016

GESTI



Il gesticolare ed il parlare a voce alta in Italia sono gli atteggiamenti un po’ di tutti. Ma pochi abitanti della Penisola si rendono conto di questa loro particolarità, perché essa costituisce la maniera normale, diffusa, “nazionale” di fare.

Il gesticolare è l’espressione di una grande capacità di comunicazione. È una marcia in più che gli Italiani hanno rispetto ad altri popoli. La mimica raggiunge nel Napoletano e in Sicilia addirittura forme d’arte.

Le culture più antiche e raffinate amano l’espressività dei gesti. In altre culture, la gestualità è invece impacciata, rattrappita, stitica. Corrisponde ad un semplice balbettio. I popoli nordici, composti in genere da individui introversi e dalle poche parole, rifuggono dai gesti corporei perché temono l’estroversione, l’avvicinamento all’altro, il contatto...

I gesti insultanti sono sempre offensivi. Perché il loro scopo è quello di ferire, beffare, sfidare, minacciare, infastidire, rimproverare o umiliare un’altra persona.
I gesti insultanti sono tantissimi, e possono variare da Paese a Paese: se non li si conosce, si possono fare notevoli figuracce.
Per esempio, è sconsigliabile fare l’autostop mostrando il pollice in su in Grecia: qui il gesto ha valore spregiativo (è l’equivalente del dito medio, vaffanculo). La “V” fatta con l’indice e il medio significa “vittoria” se il palmo della mano è rivolto verso un’altra persona; ma se il palmo è rivolto verso il proprio volto, in Inghilterra è l’equivalente del dito medio…. E così via.



Il gesto del dito medio alzato, o semplicemente dito medio, è un comune gesto volgare ed offensivo fatto con la mano.

Nei paesi occidentali, ma anche in alcuni orientali come il Giappone, il dito medio proteso è ritenuto generalmente un gesto osceno. Viene effettuato estendendo il dito medio verso l'alto e tenendo strette alla mano, contemporaneamente, le altre dita. In alcuni paesi è in uso una variante di tale gesto che consiste nell'estendere anche il pollice. È usato per offendere, ferire e urtare la suscettibilità di qualcuno verso cui si prova risentimento o stizza.

I primi riferimenti letterari al gesto sono riscontrabili nella letteratura greca. Giulio Polluce afferma che "gli Attici danno al dito medio della mano il nome atap" che designa anche una persona perversa. Anche Aristofane probabilmente allude al dito medio in varie sue opere: Le nuvole, in cui gioca sulla parola dattilo, la quale ha significato sia metrico, sia anatomico e La pace, in cui adopera un termine spiegato dal Suda. Diogene Laerzio afferma che Diogene, famoso filosofo cinico, dopo che uno straniero chiese di poter mirare Demostene fece il dito medio e disse "Ecco per voi questo, il demagogo d'Atene". Arriano propone una seconda versione della storia, in cui il bersaglio non è l'oratore, ma un sofista.

Nel mondo latino il gesto veniva identificato come digitus impudicus ("dito impudente") (Isidoro di Siviglia, nelle sue Etimologie XI, 1, 71, dice che il terzo dito della mano è chiamato "impudicus" perché "sovente tramite esso si esprime ammonimento nei confronti di un'azione vergognosa (impudica)", anche se Persio fa riferimento ad un "digitus infamis". Giovenale tramite metonimia fa riferimento all' "unghia media" nei confronti della minacciosa Fortuna. L'uso di questo gesto in parecchie e differenti culture è probabilmente dovuto alla vasta influenza geografica dell'Impero Romano e della civiltà Greco-Romana. Secondo un'altra interpretazione, il gesto del dito medio alzato risalirebbe alla Guerra dei cento anni tra inglesi e francesi: l'esercito dell'isola britannica stava vincendo la guerra con incursioni sul territorio francese.



La grande arma in più dell'esercito inglese erano gli arcieri: questi usavano il dito indice e il medio ogni volta che dovevano scoccare una freccia. Fu per questo che ad ogni arciere catturato dai francesi venivano amputate le due dita. Da questo episodio deriva il gesto denigratorio, non a caso tipico dei paesi anglosassoni, del dito medio e indice alzati con il dorso della mano rivolto all'offeso. Era questo infatti il gesto (con due dita e non con una) che gli arcieri inglesi non catturati dai francesi, mostravano agli avversari prima di ogni battaglia, la classica "V" usata ancora oggi dagli inglesi per mandare a quel paese il prossimo, da non confondersi con la "V" di "Vittoria", resa celebre da Winston Churchill, in cui ad essere rivolto verso l'esterno è il palmo della mano e non il dorso.

Oggi il gesto è ampiamente diffuso nel mondo in quanto diffuso dal cinema statunitense anche laddove non era conosciuto. In Italia la diffusione si è avuta negli anni novanta e spesso soppianta il gesto dell'ombrello (anche se in contesti diversi) poiché a differenza di quest'ultimo, il gesto del dito medio richiede l'uso di una sola mano per essere effettuato e non ha un momento di "impatto" come il gesto dell'ombrello, in cui vedere il momento in cui la mano tocca il centro dell'altro braccio è fondamentale.

Ci sono varie supposizioni sul significato del gesto: una possibile origine è spiegabile come dire un invito a subire, non necessariamente da parte dell'autore, un rapporto anale ed equivarrebbe all'espressione verbale vaffanculo; poi il gesto di accompagnamento, ovvero il movimento del gomito e del braccio, maggiormente rafforza l'idea di penetrazione.

I complimenti deformati sono insulti sarcastici. In pratica, una risposta amichevole viene modificata per renderla offensiva. E’ un insulto particolarmente sgradevole perché somiglia al gesto di dare una ricompensa per poi ritirarla all’ultimo istante. Ci mostra quello che potremmo avere, ma poi ci viene negato.
Il sorriso a labbra strette, dare la mano per ritirarla all’ultimo istante, l’applauso al rallentatore, o (nei Paesi di lingua spagnola) l’applauso con le unghie dei pollici.

Secondo diverse ricerche, al di là della bellezza (molto soggettiva) i soli aspetti del corpo con un valore universale sono 2: la pulizia e la salute. Dunque, dire (o far capire) a qualcuno che è sporco, significa insultarlo: sei repellente. Perciò, tutti i gesti che richiamano la puzza, i nostri prodotti di scarto (sputo, muco, urina e feci) sono modi per rifiutare ed emarginare qualcuno. Fra i Rom, un gesto di disprezzo irrevocabile è sputare sul pavimento; in Inghilterra, si mima il gesto di tirare la catenella di un immaginario water, turandosi il naso con l’altra.

Tamburellare con le dita, guardare l’orologio, battere nervosamente la punta dei piedi sul pavimento: sono tutti segnali di insofferenza. Dimostrano la volontà di una persona di andarsene da un’altra parte: ne ho piena l’anima di stare con te! Più rifiuto di così…

I segnali di superiorità sono di preminenza sociale: la persona si considera superiore e dimostra il proprio disprezzo esibendo un’espressione altezzosa. Per alcuni, non è un atteggiamento occasionale ma un vero e proprio modo d’essere che genera un’antipatia immediata.

I segnali di noia non dimostrano solo disinteresse, ma di vera repulsione: ci si mostra palesemente annoiati da un’altra persona. Si manifesta gonfiando le guance, sbadigliando, sospirando, mostrando un’espressione assente, o mimando una flebo al braccio. Come dire: “Quanto sei palloso!”.



Per manifestare l’insofferenza verso qualcuno, si usano segnali esagerati di pena e di sconforto: battersi la testa con un pugno, boccheggiare, alzare gli occhi al cielo, coprirsi la faccia con le mani, distorcere i lineamenti in una smorfia di dolore, oppure mettere la mano di taglio sulla gola o sulla fronte (come dire: “ne ho fin qui di te”). Esagerando questi segnali, si colpevolizza l’altra persona come responsabile di questo dolore.

I segnali di ripulsa sono un modo per dire a un’altra persona: vattene! Tirare fuori la lingua ricorda l’azione con cui un poppante rifiuta il seno; ma si può anche mimare l’atto di cacciare via un insetto, o muovere la mano tesa a dita unite come a cacciare l’interlocutore.

I segnali di derisione sono una delle forme di insulto più pesanti perché esprimono ostilità e disprezzo nello stesso momento. Se ridiamo di una persona, è come se le dicessimo: “Sei così strano da sembrare allarmante, ma… che sollievo: non c’è bisogno di prenderti sul serio“. Si può esprimere questo sentimento fingendo di nascondere una risata soffocata, oppure lanciando una strizzata d’occhio a un complice, facendo in modo che la vittima se ne accorga. Una vera crudeltà.

Usando le mani si può dire a un’altra persona che è tonta o pazza (picchiettando o avvitando l’indice sulla tempia), oppure che è un noioso logorroico (mimando con la mano che si apre e si chiude il gesto del “bla-bla”). In questa categoria rientra il gesto del “marameo” che consiste nel puntare i pollici contro le orecchie, agitando rapidamente le altre dita: è un modo per mimare le orecchie di un asino.

Nella nostra cultura ci si aspetta che ognuno di noi, in ogni situazione, mostri per gli altri un grande e costante interesse. Dunque, uno dei modi di mostrare disprezzo a un’altra persona è quello di far finta di non vederla: snobbarla, distogliere lo sguardo, voltarsi per guardare altrove. Si viene trattati come una nullità, da uomini invisibili.

I segnali di minaccia sono modi con cui si tenta di intimidire un avversario senza arrivare all’attacco fisico: sono avvertimenti, semplici dimostrazioni visive. Le usano tantissimi animali (uccelli, rettili, pesci, mammiferi) che “tremano, sussultano, vibrano, si gonfiano, rizzano pinne, creste, criniere e cambiano vistosamente colore. L’uomo, non avendo questi strumenti, supplisce con una gran varietà di invenzioni culturali per minacciare i propri simili”. I movimenti aggressivi possono essere bloccati in 3 modi:
– movimenti di intenzione d’attacco: sono atti aggressivi che vengono cominciati ma non completati (alzare il braccio come per abbatterlo violentemente su un avversario, ma bloccandolo a mezz’aria; mettere le mani ad artiglio);
– gesti aggressivi a vuoto: l’azione viene completata, ma senza contatto fisico con l’avversario (agitare un pugno; mimare un colpo d’ascia con la mano; agitare l’indice, come fosse un bastone in miniatura);
– azioni deviate: l’attacco viene completato, ma non sul corpo dell’avversario bensì sul proprio o su un altro oggetto (afferrarsi il collo come a strangolarsi; mordersi l’indice.
In Francia, uno dei gesti aggressivi a vuoto è il gesto della barba (la barbe): ci si passa il dorso della mano sotto il mento per poi spingerla di fuori, con un movimento ad arco verso l’avversario. “La barba è alzata in direzione dell’avversario, proiettata contro di lui. E poiché nella specie umana essa è un importante segnale mascolino, proiettarla contro un rivale è come dire: ‘io lancio la mia virilità contro di te'”. Nel sud Italia, un ricordo di questa azione consiste nell’alzare infastiditi il mento, emettendo un piccolo suono (tsst) con la lingua.

Com’è che i segnali sessuali possono diventare insulti? Per rispondere, basta guardare gli animali: molti, compresi i nostri parenti più prossimi (le scimmie e i primati) usano le azioni sessuali come gesti di minaccia. Una scimmia maschio può mimare la monta nei confronti di un altro, come per dirgli: “Poiché soltanto un maschio dominante può montare una femmina, è chiaro che se io monto te (indipendentemente dal tuo sesso) tu devi essere mio inferiore”. Insomma, l’atto sessuale è usato come espressione di dominanza, di insulto o di minaccia.
E possono mimare: il fallo (dito medio, gesto dell’ombrello), la vulva (ripiegando l’indice contro il pollice), l’atto sessuale (infilando il pollice fra indice e medio: “fare le fiche”; mimare le “L” rovesciate con le due mani, come dire “Ti faccio un culo così”; spingere il pugno in avanti e indietro; infilare l’indice destro nel pugno sinistro), la masturbazione (spingendo il pugno su e giù), il rapporto orale (ponendo le mani aperte ai lati del pube). Altri ancora possono alludere in modo spregiativo all’omosessualità, per esempio mimando il polso molle o un’andatura affettata.
Fra i gesti osceni rientra anche la “V” col palmo verso il proprio viso: potrebbe essere il residuo di un gesto arabo che mima l’atto sessuale ponendo le dita a “V” alla base del naso.



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giovedì 12 maggio 2016

SESSO ESTREMO



Il sesso estremo è un modo alternativo di divertirsi insieme. Naturalmente servono la massima complicità e il reciproco consenso.

Le pratiche principali del sesso estremo si riassumono con l'acronimo BDSM: ovvero bondage, dominazione, sadismo e masochismo. Per quanto riguarda il bondage esso consiste nell'utilizzo di corde, manette e tutto ciò che può legare dando vita ad un clima di schiavitù. Eroticamente rappresenta la voglia del "suddito", di lasciare il partner libero di fare di lui ciò che vuole. La persona diventa oggetto sessuale consenziente. Molto importante, in questa pratica estrema, è imparare a fare correttamente i nodi. Non bisogna esagerare in modo da non correre rischi inutili. Prestate, quindi, estrema attenzione all'acquisto del materiale necessario e studiate bene le regole che tale pratica impone. Se è la prima volta che praticate il bondage, partita con il light bondage. In questo caso le parti che si legano sono esclusivamente mani e piedi.

Nella dominazione ci si abbandona totalmente alla volontà del partner che può fare del compagno ciò che più desidera (sempre nel rispetto dell'individuo). In tale pratica un ruolo molto importante è anche la dipendenza psicologica che si viene a creare tra i due soggetti. La pratica della dominazione, nel sesso estremo, è un gioco erotico che va dal fisico allo spirituale, in una sorta di vera e propria filosofia. Il piacere ed il dolore, tanto fisici quanto psicologici, finiscono con il fondersi e confondersi tra loro, permettendo un costante aumento di adrenalina e godimento. Naturalmente molto dipenderà dalla fiducia reciproca, fondamentale in tutte le pratiche di sesso estremo. Individui troppo sensibili, o spaventati in partenza, devono sempre valutare bene una simile scelta.

Solo persone sane possono spingersi fino ad esperienze di sesso estremo. Nel sadismo il partner, impartendo sofferenza fisica al compagno, riesce a sperimentare un forte coinvolgimento erotico. Questo si deve alla sensazione viscerale di totale dominazione fisica. Nel caso di sadismo il soggetto, accogliendo la "violenza" su di sé, impara a sperimentare godimento da sensazioni apparentemente spiacevoli.



La schiava accetta di obbedire al meglio delle sue possibilità, di concedere se stessa a soddisfare ed esaudire i desideri del suo Padrone. La schiava rinuncia al suo diritto di godimento, piacere, comfort e gratificazione eccetto quello concesso dal proprio Padrone"; questa la prima regola.

Si procede con la lista dei desiderata del master e degli obblighi della slave; e si conclude con la safeword, la parola di sicurezza, l'unico mezzo a disposizione dello schiavo per interrompere un gioco troppo duro.

Il contratto tra il master e lo slave è un presupposto indispensabile nella pratica sadomaso; è fondamentale stabilire, prima di iniziare, il limite da non superare per fare in modo che l'intesa sia positiva e duratura. La dinamica padrone - schiavo spesso va oltre le lenzuola e, per questo motivo, è impensabile non attenersi scrupolosamente al patto. Il gioco deve essere SSC - sano, sicuro e consensuale: ciò significa che Dom e Sub devono condividere gli stessi obiettivi e rispettare le regole implicite ed esplicite che stanno alla base del gioco. Tali regole includono il rispetto della soglia di tolleranza del dolore dello slave, stabilita di comune accordo con il master, e la possibilità per lo slave di abbandonare il gioco recitando una parola d'ordine nota al master.

Le strade di questo labirinto emozionale, seducente e sensuale, sono impreziosite da bivi. Il gioco non coinvolge solo il corpo ma comprende mente ed anima. Per questa semplice ma totalizzante ragione, ciascuna relazione sadomaso è esclusiva e singolare, densa di varianti e di registri. Parlare di perversione sarebbe riduttivo ed approssimativo. Più completo, invece, il parlare di una complessa costellazione di dinamiche psichiche, capaci di illuminare i legami perversi che nascono all'interno della coppia.

Hegel insegna. Schiavo e padrone si motivano reciprocamente, l'uno esiste esclusivamente in relazione all'altro, in una dinamica che ribadisce e confonde i rapporti di forza. La relazione sadomaso è sempre strumentale al piacere e alla soddisfazione reciproca. L'ignoranza e il pregiudizio limitano l'orizzonte di chi ambisce al giudizio.
Il piacere e il dolore, l'orgasmo e l'agonia, si confondono, proprio lì, sulla soglia di un'esperienza senza ritorno, dove le sensazioni sono talmente forti e contrastanti da ingannare maliziosamente la percezione. La propria vulnerabilità e la sessualità recondita sono la chiave di accesso a questo mondo di piaceri nuovi e proibiti.

Confondere la libertà e l'esplorazione sessuale con il nichilismo significa limitare l'orizzonte della conoscenza del sadomaso agli aspetti brutali, violenti e traumatici, che non rendono il senso di un'esperienza complessa, sottile ed eterotopica, che presuppone cioè un diverso sistema di senso, in cui le leggi e le convenzioni morali risultano sospese.

Assumere il controllo su un altro essere umano, non sempre può essere visto come anomalia d'amore, ma può semplicemente essere inteso come una forma di diversità nel gioco sessuale. Lo slave, inerme e soggiogato al capriccio del proprio padrone, attende impaziente il verdetto e la punizione del padrone, che lo condurranno lì, dove il piacere si fa vertigine.


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lunedì 9 maggio 2016

L'ASCETICISMO



L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture.

Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.

Max Weber ha fatto una distinzione tra innerweltliche e ausserweltliche Askesis, tra ascetismo «intramondano» ed «extramondano».

L'ascetismo "ultraterreno" si riferisce alle persone che si ritirano dal mondo al fine di vivere una vita ascetica (ciò include la figura del monaco che vive in una comunità monastica, così come quella dell'eremita che vive isolato). L'ascetismo "terreno" invece si riferisce a persone che vivono vite ascetiche ma non si ritirano dal mondo.

Weber affermò che l'ascetismo materialista (intramondano) si è originato dalla dottrina calvinista la quale, al contrario di altri credi religiosi, cerca di promuovere un'azione concreta nel mondo che porti regole e un controllo razionale di ciò che ci circonda.

Secondo Weber infine, c'è un'affinità interna tra l'ascesi, intesa come estraneità ai piaceri del mondo, e la partecipazione all'attività capitalistica che comporta controllo di sé, disciplina interiore, razionalizzazione contro la dissipazione.

Lo psicologo statunitense David McClelland (1917-1998) ha suggerito che l'ascetismo "terreno" è specificamente indirizzato contro i piaceri terreni che distraggono le persone dalla loro chiamata, dalla loro vocazione o «Beruf». Tale ascetismo può accettare piaceri terreni che non distraggono. Come esempio, ha indicato che i Quaccheri si sono storicamente opposti ad abiti dai colori chiari, ma che i Quaccheri ricchi hanno spesso ricavato il loro monotono vestiario da materiali costosi. Il colore era considerato fonte di distrazione, non invece il tessuto da cui il vestito era ricavato. I gruppi Amish usano criteri simili per decidere quali tecnologie moderne usare e quali evitare.

In Grecia l'ascetismo, praticato nelle antiche comunità religiose del pitagorismo, dell'orfismo e delle religioni misteriche, con la filosofia platonica assunse un definitivo significato morale poiché, accertato il dualismo di anima e corpo, la pratica ascetica permetteva all'anima di purificarsi di tutto ciò che era corporeo e di ritornare così alla originaria perfezione ideale.

Il valore morale dell'ascesi, come esercizio per il controllo delle passioni tramite la rinuncia alla corporeità, si ritrova nello stoicismo e si trasmette al Cristianesimo che lo adotta in una prospettiva tutta trascendente: gli scrittori teologi cristiani Clemente Alessandrino e Origene sostengono che attraverso la contemplazione mistica si raggiunge l'unione con Dio e per questo scopo occorrono la meditazione, la preghiera ma anche pratiche di severe rinunce e di mortificazione della corporeità.

In vero nel cristianesimo delle origini l'ideale ascetico è del tutto assente. La personalità del Gesù tratteggiata dai Vangeli e predicata dagli apostoli è tutt'altra; Gesù infatti si schiera contro l'ascetismo, non insegna ad estraniarsi dal mondo come richiede il codice di vita esseno ma ad andare addirittura verso il mondo a predicare il vangelo di salvezza. L'ascetismo, nell'ambito del cristianesimo, inizierà a manifestarsi due secoli dopo con Sant'Antonio, i Padri del deserto e Pacomio. In occidente ancora più tardi con San Benedetto e San Bernardo.

L'ascetismo non è un fenomeno esclusivamente cristiano ma si ritrova, con presupposti etici e teologi del tutto differenti da quelli cristiani, nell'antico "monachesimo" ebraico degli esseni e dei terapeuti, in alcune comunità islamiche e nelle religioni orientali.

Nella storia del Cristianesimo si sono manifestate eccessi tali nelle pratiche ascetiche che hanno portato alla condanna per eresia movimenti religiosi come ad esempio il montanismo ma l'ascesi, nelle forme del monachesimo del martirio e della verginità, è sempre stata considerata uno strumento fondamentale di espiazione e purificazione.

Nel posteriore movimento protestante l'ascesi ha subito una svalutazione teologica ma in realtà ha mantenuto il suo valore spirituale ed etico in molte religioni evangeliche come nel puritanesimo e nel pietismo.

Nella cultura orientale per quanto riguarda alcune forme di Taoismo e Buddhismo si può parlare di un ascetismo ateo o agnostico. Nello Zhuangzi (uno dei testi fondamentali del taoismo) si distingue il Tao dal concetto Dio creatore: l'asceta mira dunque a ricongiungersi al principio indistinto (il Tao appunto) alla base della realtà che precede ogni idea di divinità come ogni idea di bene e male.

In occidente il filosofo Arthur Schopenhauer propose una forma di ascetismo ateo volto alla negazione della "Volontà di vivere" tramite la soppressione dei propri istinti vitali.

L'ascesi è «l'orrore dell'uomo per l'essere di cui è espressione il suo proprio fenomeno, per la volontà di vivere, per il nocciolo e l'essenza di un mondo riconosciuto pieno di dolore»

L'ascesi viene scandita in tre punti:

Mortificazione di sé e dei bisogni della vita sensibile;
Castità, che permette di non perpetuare il dolore, reprimendo l'impulso sessuale: oltre a ridurre il consenso consapevole alla volontà, la castità riduce la stessa oggettivazione della volontà noumenica nel mondo fenomenico;
Inedia, ossia compiere un digiuno prolungato
Questa è la vera soluzione: rendersi trasparenti alla volontà che continuerà ad attraversarci ma non troverà più il corpo. Quindi vivere una non vita con l'estenuazione dell'organismo, raggiungendo la nolontà, cioè la non-volontà, quindi il nulla.



La completa negazione della volontà comporta con sé la negazione del mondo come oggettivazione di essa.

In questa concezione dell'ascetismo sono evidenti i riferimenti alla visione buddista e induista del Nirvana nel significato sia di 'estinzione' (da nir + vva, cessazione del soffio, estinzione) che, secondo una diversa etimologia proposta da un commentario buddhista di scuola Theravada, 'libertà dal desiderio' (nir + vana)

Se l'ascesi mistica conduceva a Dio quella schopenhaueriana conduce al nulla, è un misticismo ateo che rifiuta il mondo giungendo alla pura negatività. 

Inizialmente riferito alle regole di vita degli atleti greci (a cui si riferisce il significato originario di “esercizio”), il termine inizia a inerire alla pratica spirituale e morale con i pitagorici, i cinici e gli stoici, i quali tramanderanno nel medioevo il concetto di ascesi come mortificazione, spegnimento delle passioni, abbandono del superfluo.

Atteggiamento costante è, comunque, il rifiuto di una condizione di vita ordinaria per realizzare un’esistenza superiore, mediante un atteggiamento negativo rispetto all’esistenza data, considerata come non-valore rispetto al valore che si vuole realizzare. Quando questa autodisciplina viene eletta da parte di singoli individui a norma assoluta del proprio comportamento, si ha l’ascetismo come fenomeno religioso in senso proprio. 
In Grecia l’ascetismo fu una specialità di singole formazioni religiose quali il pitagorismo, l’orfismo e le religioni misteriche. L’ascetismo ellenistico era fondato sul dualismo tra luce e tenebre, materia e spirito, bene e male: tenebre e male da cui l’individuo doveva liberarsi sia con la gnosi, sia con l’esercizio dell’ascesi come distacco interiore dal mondo dei sensi. Il manicheismo, data la sua radicale concezione dualistica, professò un’ascesi rigorosa, praticata specialmente dagli ‘eletti’, mentre agli ‘uditori’ era lecito derogare alle regole al fine di perpetuare la vita e provvedere al mantenimento proprio e degli eletti. Il giudaismo, sebbene contrario all’ascesi come sistema di vita, ebbe le formazioni ascetiche degli Esseni e dei Terapeuti. 

Pratiche ascetiche in senso generico sono ovunque riscontrabili nel mondo etnologico in relazione con momenti di particolare interesse sacrale: così nelle cerimonie d’iniziazione dei giovani alla società degli adulti e nell’istruzione ‘professionale’ dei futuri stregoni. Nelle grandi religioni di salvezza d’Oriente e d’Occidente, l’ascetismo diventa prassi abituale e fondamentale; prende grandissimo rilievo e forme diverse nelle religioni indiane o d’origine indiana: nel brahmanesimo e nell’induismo acquista valore cosmogonico ed è assimilato al sacrificio; nel tantrismo e nella corrente yogica si presentano forme di ascetismo ‘positive’ nel senso che utilizzano e valorizzano certe funzioni corporee. Nel cristianesimo l’a. si presenta come una pratica di vita del fedele che vuole realizzare la perfezione cristiana, in rapporto alle peculiari dottrine del peccato originale, della redenzione operata da Cristo e della grazia come essenziale dono di Dio, ma anche ai contesti culturali in cui si è storicamente inserito.



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domenica 8 maggio 2016

LAVORI DESIDERATI



La crisi che sta investendo l’Italia dal 2008 a questa parte ha cambiato, oltre che il mercato del lavoro, anche quelle che erano considerate le professioni più ambite dai giovani. Se una volta diventare ragioniere era l’aspirazione di molti, oggi dopo chiusure, fusioni e perdita di posti di lavoro, il nuovo trend è diventare cuoco, ristoratore o gestore di un agriturismo.

Un sondaggio condotto da Coldiretti ha messo in luce che questa tendenza privilegia sempre di più il settore dell’enogastronomia e dell’ospitalità ovvero i più ambiti per un concreto sbocco lavorativo. Il 54 per cento degli intervistati ha infatti dichiarato che preferirebbe gestire una agriturismo piuttosto che lavorare come dipendente in una banca (13 per cento) o in una multinazionale (21 per cento).

Dati confermati dal 50 per cento degli italiani secondo i quali intraprendere le professioni di agricoltore o di cuoco sia la scelta giusta perchè sono mestieri che risentono poco o nulla della crisi.

“Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, con i giovani che hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per l’Italia che per crescere deve tornare a fare l’Italia e puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina” ha dichiarato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti.



I tre lavori più desiderati in Gran Bretagna sono lo scrittore, il bibliotecario e l'accademico, come rivela un sondaggio YouGov, a cui hanno partecipato più di 14.000 persone.

L'indagine suggerisce che il paese, nelle sue aspirazioni di carriera, guarda ai libri, anche perché, sembrano dire i risultati, l'aura di prestigio collegata con una carriera percorsa con un mestiere intellettuale come l'autore di testi o al mondo accademico, è preferibile a lavori che portano solo promesse di ricchezza e status di celebrità.

Essere un autore è stata la scelta più popolare tra gli uomini e le donne: oltre il 60% dei partecipanti al sondaggio l'ha selezionato come il proprio 'lavoro da sogno'.

A seguire, la carriera come bibliotecario (54%) e nel mondo accademico (51%). L'avvocato arriva solo al quarto posto, il giornalista al sesto, dietro al più creativo interior design.

Qualche differenza nelle propensioni, tuttavia, permane se si guarda al genere. Gli uomini sono molto più propensi a voler diventare macchinisti, piloti di Formula 1 e astronauti, mentre le donne sono più propense a voler essere interior designer, bibliotecarie e docenti universitari. Né si disegna la politica. Più del 40% degli intervistati di sesso maschile ha detto che vorrebbe una carriera come parlamentare, rispetto ad appena il 21% delle donne.



Secondo un settimanale esistono lavori da sogno, lavori per i quali dedicheresti anche più di dieci ore al giorno.

Primo fra tutti: CUSTODE DI PARADISE ISLAND. Stipendio che va oltre i 110 mila dollari per sei mesi di lavoro, per svolgere cosa? Saper nuotare ed esplorare Hamilton Island, con tanto di alloggio pagato in una villa con piscina. Al secondo posto c’è la COLLAUDATRICE DI ALBERGHI DI LUSSO, lavoro svolto da Rhiannon Taylor, una donna di 29 anni che ha il compito di viaggiare e valutare gli alberghi a cinque stelle. E’ riuscito a realizzare un sito pieno di recensioni e ovviamente…di pubblicità.

Il terzo lavoro più desiderato è il TESTER DI ACQUA – SCIVOLI, ed è quello che svolge Tommy Linch, un inglese di 32 anni che testa gli scivoli nei parchi acquatici. In pratica il suo compito è quello di controllare l'altezza, la velocità, la quantità d'acqua e tutti gli aspetti di sicurezza degli scivoli prima che i turisti li prendano d'assalto.

Chi non vorrebbe essere un’ASSAGGIATRICE DI UOVA DI PASQUA?  Alex Emerson-White lo è e per guadagnarsi da vivere assaggia barrette di cioccolato come degustatore ufficiale delle uova di Pasqua per la catena di negozi Marks & Spencer.

Che fatica è essere un COLLAUDATORE PER PROFILATTICI: ne è alla ricerca una famosa casa produttrice di preservativi. L’unica nota dolente di questo lavoro è che la paga non è in denaro, ma è previsto un rimborso in prodotti dell’azienda….

Non ci crederete ma tra i lavori più belli al mondo c’è anche il GIARDINIERE, che ha tanti vantaggi: stare all'aria aperta e lavorare con la natura, tenersi lontani da una scrivania, la varietà del lavoro, gli effetti terapeutici del verde e anche la possibilità di creare paesaggi con le proprie mani.

Infine il lavoro dei sogni è quello che non ti aspetti: il MATEMATICO, senza il quale il mondo potrebbe anche fermarsi.



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