lunedì 9 maggio 2016

L'ASCETICISMO



L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture.

Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.

Max Weber ha fatto una distinzione tra innerweltliche e ausserweltliche Askesis, tra ascetismo «intramondano» ed «extramondano».

L'ascetismo "ultraterreno" si riferisce alle persone che si ritirano dal mondo al fine di vivere una vita ascetica (ciò include la figura del monaco che vive in una comunità monastica, così come quella dell'eremita che vive isolato). L'ascetismo "terreno" invece si riferisce a persone che vivono vite ascetiche ma non si ritirano dal mondo.

Weber affermò che l'ascetismo materialista (intramondano) si è originato dalla dottrina calvinista la quale, al contrario di altri credi religiosi, cerca di promuovere un'azione concreta nel mondo che porti regole e un controllo razionale di ciò che ci circonda.

Secondo Weber infine, c'è un'affinità interna tra l'ascesi, intesa come estraneità ai piaceri del mondo, e la partecipazione all'attività capitalistica che comporta controllo di sé, disciplina interiore, razionalizzazione contro la dissipazione.

Lo psicologo statunitense David McClelland (1917-1998) ha suggerito che l'ascetismo "terreno" è specificamente indirizzato contro i piaceri terreni che distraggono le persone dalla loro chiamata, dalla loro vocazione o «Beruf». Tale ascetismo può accettare piaceri terreni che non distraggono. Come esempio, ha indicato che i Quaccheri si sono storicamente opposti ad abiti dai colori chiari, ma che i Quaccheri ricchi hanno spesso ricavato il loro monotono vestiario da materiali costosi. Il colore era considerato fonte di distrazione, non invece il tessuto da cui il vestito era ricavato. I gruppi Amish usano criteri simili per decidere quali tecnologie moderne usare e quali evitare.

In Grecia l'ascetismo, praticato nelle antiche comunità religiose del pitagorismo, dell'orfismo e delle religioni misteriche, con la filosofia platonica assunse un definitivo significato morale poiché, accertato il dualismo di anima e corpo, la pratica ascetica permetteva all'anima di purificarsi di tutto ciò che era corporeo e di ritornare così alla originaria perfezione ideale.

Il valore morale dell'ascesi, come esercizio per il controllo delle passioni tramite la rinuncia alla corporeità, si ritrova nello stoicismo e si trasmette al Cristianesimo che lo adotta in una prospettiva tutta trascendente: gli scrittori teologi cristiani Clemente Alessandrino e Origene sostengono che attraverso la contemplazione mistica si raggiunge l'unione con Dio e per questo scopo occorrono la meditazione, la preghiera ma anche pratiche di severe rinunce e di mortificazione della corporeità.

In vero nel cristianesimo delle origini l'ideale ascetico è del tutto assente. La personalità del Gesù tratteggiata dai Vangeli e predicata dagli apostoli è tutt'altra; Gesù infatti si schiera contro l'ascetismo, non insegna ad estraniarsi dal mondo come richiede il codice di vita esseno ma ad andare addirittura verso il mondo a predicare il vangelo di salvezza. L'ascetismo, nell'ambito del cristianesimo, inizierà a manifestarsi due secoli dopo con Sant'Antonio, i Padri del deserto e Pacomio. In occidente ancora più tardi con San Benedetto e San Bernardo.

L'ascetismo non è un fenomeno esclusivamente cristiano ma si ritrova, con presupposti etici e teologi del tutto differenti da quelli cristiani, nell'antico "monachesimo" ebraico degli esseni e dei terapeuti, in alcune comunità islamiche e nelle religioni orientali.

Nella storia del Cristianesimo si sono manifestate eccessi tali nelle pratiche ascetiche che hanno portato alla condanna per eresia movimenti religiosi come ad esempio il montanismo ma l'ascesi, nelle forme del monachesimo del martirio e della verginità, è sempre stata considerata uno strumento fondamentale di espiazione e purificazione.

Nel posteriore movimento protestante l'ascesi ha subito una svalutazione teologica ma in realtà ha mantenuto il suo valore spirituale ed etico in molte religioni evangeliche come nel puritanesimo e nel pietismo.

Nella cultura orientale per quanto riguarda alcune forme di Taoismo e Buddhismo si può parlare di un ascetismo ateo o agnostico. Nello Zhuangzi (uno dei testi fondamentali del taoismo) si distingue il Tao dal concetto Dio creatore: l'asceta mira dunque a ricongiungersi al principio indistinto (il Tao appunto) alla base della realtà che precede ogni idea di divinità come ogni idea di bene e male.

In occidente il filosofo Arthur Schopenhauer propose una forma di ascetismo ateo volto alla negazione della "Volontà di vivere" tramite la soppressione dei propri istinti vitali.

L'ascesi è «l'orrore dell'uomo per l'essere di cui è espressione il suo proprio fenomeno, per la volontà di vivere, per il nocciolo e l'essenza di un mondo riconosciuto pieno di dolore»

L'ascesi viene scandita in tre punti:

Mortificazione di sé e dei bisogni della vita sensibile;
Castità, che permette di non perpetuare il dolore, reprimendo l'impulso sessuale: oltre a ridurre il consenso consapevole alla volontà, la castità riduce la stessa oggettivazione della volontà noumenica nel mondo fenomenico;
Inedia, ossia compiere un digiuno prolungato
Questa è la vera soluzione: rendersi trasparenti alla volontà che continuerà ad attraversarci ma non troverà più il corpo. Quindi vivere una non vita con l'estenuazione dell'organismo, raggiungendo la nolontà, cioè la non-volontà, quindi il nulla.



La completa negazione della volontà comporta con sé la negazione del mondo come oggettivazione di essa.

In questa concezione dell'ascetismo sono evidenti i riferimenti alla visione buddista e induista del Nirvana nel significato sia di 'estinzione' (da nir + vva, cessazione del soffio, estinzione) che, secondo una diversa etimologia proposta da un commentario buddhista di scuola Theravada, 'libertà dal desiderio' (nir + vana)

Se l'ascesi mistica conduceva a Dio quella schopenhaueriana conduce al nulla, è un misticismo ateo che rifiuta il mondo giungendo alla pura negatività. 

Inizialmente riferito alle regole di vita degli atleti greci (a cui si riferisce il significato originario di “esercizio”), il termine inizia a inerire alla pratica spirituale e morale con i pitagorici, i cinici e gli stoici, i quali tramanderanno nel medioevo il concetto di ascesi come mortificazione, spegnimento delle passioni, abbandono del superfluo.

Atteggiamento costante è, comunque, il rifiuto di una condizione di vita ordinaria per realizzare un’esistenza superiore, mediante un atteggiamento negativo rispetto all’esistenza data, considerata come non-valore rispetto al valore che si vuole realizzare. Quando questa autodisciplina viene eletta da parte di singoli individui a norma assoluta del proprio comportamento, si ha l’ascetismo come fenomeno religioso in senso proprio. 
In Grecia l’ascetismo fu una specialità di singole formazioni religiose quali il pitagorismo, l’orfismo e le religioni misteriche. L’ascetismo ellenistico era fondato sul dualismo tra luce e tenebre, materia e spirito, bene e male: tenebre e male da cui l’individuo doveva liberarsi sia con la gnosi, sia con l’esercizio dell’ascesi come distacco interiore dal mondo dei sensi. Il manicheismo, data la sua radicale concezione dualistica, professò un’ascesi rigorosa, praticata specialmente dagli ‘eletti’, mentre agli ‘uditori’ era lecito derogare alle regole al fine di perpetuare la vita e provvedere al mantenimento proprio e degli eletti. Il giudaismo, sebbene contrario all’ascesi come sistema di vita, ebbe le formazioni ascetiche degli Esseni e dei Terapeuti. 

Pratiche ascetiche in senso generico sono ovunque riscontrabili nel mondo etnologico in relazione con momenti di particolare interesse sacrale: così nelle cerimonie d’iniziazione dei giovani alla società degli adulti e nell’istruzione ‘professionale’ dei futuri stregoni. Nelle grandi religioni di salvezza d’Oriente e d’Occidente, l’ascetismo diventa prassi abituale e fondamentale; prende grandissimo rilievo e forme diverse nelle religioni indiane o d’origine indiana: nel brahmanesimo e nell’induismo acquista valore cosmogonico ed è assimilato al sacrificio; nel tantrismo e nella corrente yogica si presentano forme di ascetismo ‘positive’ nel senso che utilizzano e valorizzano certe funzioni corporee. Nel cristianesimo l’a. si presenta come una pratica di vita del fedele che vuole realizzare la perfezione cristiana, in rapporto alle peculiari dottrine del peccato originale, della redenzione operata da Cristo e della grazia come essenziale dono di Dio, ma anche ai contesti culturali in cui si è storicamente inserito.



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