lunedì 25 gennaio 2016

FARE LA PIPI' IN STRADA



Gli orinatoi pubblici stradali, un tempo molto presenti nelle città, erano detti vespasiani, ma accoppiavano in realtà un orinatoio verticale ad una "turca" consentendo quindi teoricamente che potesse essere usato anche dalle donne e comunque non solo per la minzione.

Vespasiano" è il nome comune con cui in Italia venivano designati gli orinatoi pubblici in forma di garitta o di edicola.

Il termine deriva da Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, a cui, secondo la testimonianza di Svetonio, devono il proprio nome, in quanto furono da lui sottoposti a tassazione.

La tassa era dovuta dai "fullones" (erano coloro che lavavano e smacchiavano le vesti) che dai residui organici ricavavano ammoniaca.

Gli scavi di Pompei hanno fatto conoscere varie "fulloniche" ben conservate nel loro impianto, con vasche e condutture. La sede dei "Fullones" era all'interno dell'edificio di Eumachia donato dall'omonima sacerdotessa nel foro pompeiano.

Addio ai vespasiani. Pezzi di storia che se ne vanno. Addio Vespasiani, tempietti del bisogno fisico, mitici esemplari di città che non ci sono più. A forma di "garitta o di edicola" come dicono le enciclopedie. Troppo sporchi, manca l'igiene, dicono al Comune di Roma. E cosi' quei "bagni" stradali ancora presenti in molte vie della capitale sono stati fatti sparire. Portati via perche' rischiosi per la salute pubblica. L' ennesima vittoria della modernita' . Povero Tito Flavio Vespasiano: se lo sapesse si rivolterebbe nella tomba. O forse ne sarebbe contento. Chi lo puo' sapere. Racconta infatti Erodoto, storico delle guerre del Peloponneso: nell' anno 79 dopo Cristo un imperatore romano, sentendo avvicinarsi la fine, disse: "Sento che sto per diventare Dio". Si alzo' dal letto, si vesti' di tutto punto e disse: "Voglio morire in piedi". Che ironia della sorte: proprio lui, Tito Flavio Vespasiano, l' uomo che mori' con tanta dignita' della sua coscienza imperiale, l' imperatore appartenente alla dinastia che fece costruire il Colosseo, sarebbe stato destinato nel corso dei secoli a dare il suo nome a quei luoghi dove la pipi' si fa in pubblico. Raccontano le testimonianze di Svetonio che l' imperatore Tito Flavio Vespasiano fece costruire i primi gabinetti pubblici a pagamento perche' dall' orina raccolta potesse ricavarsi l' ammoniaca.



Fare la pipì per strada non sarà più reato, ma il rischio è una multa fino a 10.000 euro. Allo stesso pericolo andrà incontro chi va in giro seminudo o prenderà la tintarella come "mamma l'ha fatto" (salvo che nelle apposite spiagge per nudisti) si apparterà intimamente in un'auto, o si macchierà di una delle tante fattispecie di atti contrari alla pubblica decenza che sino ad oggi hanno ricevuto l'attenzione dei tribunali italiani, arrivando sino in Cassazione. La novità  è contenuta nel decreto sulla depenalizzazione, che dovrebbe arrivare all'esame del Consiglio dei ministri.

Secondo la nuova disposizione "chiunque, in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza" non sarà più punito con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda da dieci a 206 euro, bensì sarà soggetto soltanto ad una sanzione amministrativa pecuniaria, che si rivela piuttosto "salata", andando da un minimo di 5 mila ad un massimo di 10 mila euro.





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