sabato 16 gennaio 2016

I LUCCHETTI DELL'AMORE



Una moda 100 per cento made in Italy: siamo noi, infatti, ad averla  esportata in tutto il mondo, da Parigi come in Cina, Da Londra come a Siviglia, da Dublino come in qualsiasi paesino dotato di un ponte sul mare, su un fiume o su un canale, ma anche su un lampione, su un'inferriata, insomma su qualsiasi cosa.  Una considerata per lo più antiestetica e pericolosa -  visti i danni provocati ai monumenti "coinvolti" da questo pesante pegno d'amore - estrapolata dal primo romanzo rosa di Federico Moccia, "Tre metri sopra il cielo".

La tradizione del lucchetto dell’amore non è recentissima, ma è diventata una mania in tutto il mondo con la pubblicazione dei due romanzi di Federico Moccia – “Tre Metri Sopra Il Cielo” e “Ho voglia di te”.
Secondo la leggenda, gli amanti di Roma che scrivono i loro nomi su un lucchetto, e che lo attaccano al terzo lampione sul lato nord del Ponte Milvio gettando le chiavi nel Tevere, rimarranno insieme per sempre.
Recentemente le autorità di Roma hanno eliminato i lucchetti dal Ponte Milvio nel settembre 2012. La città di Dublino ha fatto lo stesso nel gennaio 2012, gettando via tutti i lucchetti che si trovavano sul ponte Ha’penny.

Pubblicato nel 1992, Tre metri sopra il cielo non ha avuto moltissimo successo fino al 2004, quando dal romanzo è stato girato l'omonimo film, diretto da Luca Lucini. La storia narra dell'amore di due giovani, Step e Babi e delle difficoltà incontrate nel loro percorso sentimentale. Un percorso che i due ragazzi suggellano con un lucchetto fissato su Ponte Milvio, anch'esso diventato meta del pellegrinaggio degli amanti.

Dopo il successo del 2004, il romanzo è stato tradotto e venduto in tutti i paesi europei ed extra europei, come Brasile e Giappone; un libro con il quale Moccia ha vinto  il Premio Torre di Castruccio, sezione Narrativa 2004 e il Premio Insula Romana, sezione Giovani Adulti 2004.

Mentre la popolarità di Moccia saliva, crollavano pezzi di ponti e monumenti dove questi lucchetti venivano fissati. E' successo a Roma, è successo a Parigi, motivo per cui è arrivato il niet dell'amministrazione francese.

Il peso del sigillo si fa sentire sugli edifici e molti comuni hanno provato a vietarli con teche ed altri stratagemmi, senza alcun senso di colpa dello scrittore stesso che in un'intervista a Repubblica del 2014 difese il fenomeno, in barba a spallette crollate e ad uno scenario veramente poco estetico.

Ma Moccia non è stato criticato solo per questo: nel 2010, alcuni studenti de La Sapienza di Roma lo contestarono durante un suo incontro, definendolo l'anti-letteratura italiana.



Anche il freddo popolo lombardo non è esente da questa usanza ed ecco che nel Parco Sempione, nel centro di Milano, alle inferriate del ponte delle Sirene già da qualche tempo hanno cominciato ad apparire i lucchetti degli innamorati. In Liguria, l’ormai celeberrimo muretto di Alassio non poteva non attirare l’attenzione degli innamorati, che hanno pensato bene di applicare su un braccio di un tubo metallico che affiora dal muretto una miriade di lucchetti. Naturalmente, il caldo cuore napoletano non poteva non essere coinvolto in questa “amorevole” iniziativa ed ecco sul lungomare cittadino hanno cominciato già da un paio d’anni ad apparire lucchetti, che sono particolarmente suggestivi quando inquadrati sullo sfondo del Vesuvio. Ma è davvero tutto merito di Moccia? In realtà l'uso del lucchetto come sigillo d'amore risale addirittura a due secoli fa. Lungo la Grande Muraglia cinese sono numerose le testimonianze lasciate dagli innamorati in visita, che spesso hanno aggiunto al proprio lucchetto un fiocco rosso quale segno di buon augurio. Vi è un’isola, nel vasto territorio della Cina, posta ai piedi delle montagne dello Huang Shang, dove addirittura al lucchetto dell’amore è stato dedicato un monumento. Tutto attorno gli innamorati  hanno  applicato  centinaia e centinaia di lucchetti, sui quali è scritto o inciso il loro nome, come pegno d’amore eterno. La tradizione vuole che gli innamorati, una volta serrato il lucchetto, gettino via la chiave; essi non potranno più separarsi, finché non la ritroveranno. Centinaia di lucchetti sono applicati anche sulle inferriate del ponte di Kobe, in Giappone, chiamato anche ponte di Venere e più noto per essere il ponte sospeso più lungo del mondo, che offre una spettacolare veduta sulla città. Un’identica tradizione è in vigore anche in città ben più moderne. Ad esempio, la torre radio di Tianjin, a 120 chilometri da Pechino, è stata immediatamente utilizzata dagli innamorati come struttura per l’applicazione dei lucchetti dell’amore.  Anche i Paesi baltici hanno adottato questa usanza con entusiasmo, come dimostra un ponticello sul parco principale della città di Riga, in Latvia, che è letteralmente sommerso dai lucchetti lasciati dagli innamorati.  La lunga occupazione sovietica delle repubbliche baltiche è testimoniata dal fatto che molti lucchetti hanno iscrizioni in caratteri cirillici. In  Serbia c'è chi attribuisce a due innamorati, Nada e Relja, l'uso di agganciare “il lucchetto dell'amore” su uno dei piccoli ponti che costeggiano il fiume Vrnjacka. Ogni popolo ha le proprie storie e tradizioni, dunque e i gesti simbolici assumono un significato a seconda delle società e del tempo in cui si sviluppano. Così, anche in questo caso, non sempre il lucchetto è simbolo dell’amore sentimentale. Nella cattedrale della Zócalo di Città del Messico, esiste da quasi cento anni l’usanza di incatenare un lucchetto davanti all’altare che ricorda Raimondo Nonnato, religioso spagnolo del 1200, appartenuto all’Ordine mercedario, beatificato e canonizzato quattrocento anni dopo dalla Chiesa cattolica. Qui i cittadini hanno l’usanza di chiudere un lucchetto per suggellare una promessa con il divino. La leggenda racconta che poiché in prigione il religioso continuasse a predicare e a convertire musulmani, le guardie per impedirglielo, forarono le sue labbra e le chiusero con un lucchetto. In Italia, fin dagli anni Trenta del Novecento i militari in servizio nelle caserme alpine di Brunico e di Bressanone usavano agganciare un lucchetto alle inferriate del ponte quando terminavano il servizio militare. Il lucchetto era quello che solitamente chiudeva l’armadietto con i vestiti e gli effetti personali.  Peccato che i nostri ragazzi associno Ponte Milvio solo a Moccia e ai lucchetti dell'amore ignorando che la sua costruzione risalga addirittura al 207 a.c., che Garibaldi lo fece saltare per ostacolare l'avanzata dei francesi e che quella splendida torre con l'acceso sul lato settentrionale del ponte è opera del grandissimo Valadier. Per ora sembra che i lucchetti, rimossi  da Ponte Milvio, andranno a stare nel museo preistorico etnografico Pigorini all’Eur, accanto ai capolavori dell’arte degli Aztechi. Un lucchetto come compagno di teca: chissà cosa ne penserebbe Montezuma, il dio guerriero, l’ultimo imperatore Atzeco.



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