domenica 24 luglio 2016

IL CANE ALLA CATENA



Legare un cane alla catena equivale a privarlo della sua libertà di movimento, della sua vita: spesso si vedono cani di grossa taglia, con lo sguardo triste, perennemente legati ad una catena di ferro, sempre troppo corta per le loro esigenze.

Purtroppo non esiste una norma nazionale di riferimento, ma unicamente dei regolamenti comunali che ogni singolo comune deve applicare per il benessere e la tutela degli animali domestici. In particolare vi sono degli standard che devono essere rispettati se si decide di mantenere un cane legato alla catena per alcune ore al giorno.

La catena deve essere sufficientemente lunga da consentire all’animale i normali movimenti del cane come sedersi, sdraiarsi, camminare;
deve essere dotata di due moschettoni rotanti ad entrambe le estremità, per evitare lo strangolamento nel caso in cui l‘amico a quattro zampe tiri;
la catena deve avere un’estremità agganciata al collare del cane e l’altra estremità agganciata ad un filo metallico teso tra due punti, attraverso un anello scorrevole: il filo deve essere lungo essere lungo da 3, 6 o 8 metri a seconda dei regolamenti comunali, in maniera tale da evitare che la catena si attorcigli intorno ad un palo impedendo così i normali movimenti del cane;
il collare del cane a cui è agganciata la catena deve essere del tipo morbido, inoltre lo stesso ha comunque diritto ad almeno due passeggiate giornaliere libero dalla catena;
il cane legato alla catena deve poter raggiungere liberamente la propria cuccia, la cui presenza è obbligatoria per proteggerlo da pioggia, vento, caldo o altri eventi atmosferici: nel caso in cui questo sia detenuto in una zona senza riparo dal sole è obbligatoria la presenza di una tettoia che dia riparo sia al cane che alla cuccia;
nella zona di detenzione del cane deve essere presente sempre una ciotola contenente acqua fresca che si possa raggiungere senza difficoltà.

Se il giardino o proprietà sono “aperti”, basterebbe recintarli o almeno creare un grande “serraglio” con tutte le comodità per il nostro amico a 4 zampe, così che possa comunque correre e sgambettare in uno spazio tutto suo. Altrimenti, se non s’intende recintare o costruire un recinto adeguato è meglio non adottare un cane o sceglierne uno di taglia piccola da tenere in casa con sé.

Una credenza popolare vuole che legando il cane alla catena diventi un guardiano migliore, capace di scoraggiare qualsiasi malintenzionato. Non è vero. Si tratta invece di una crudeltà ingiustificata, una vera e propria tortura psicologica, capace di provocare danni irreparabili nel carattere dell’animale.
Se legato, il cane non migliora la sua capacità di fare la guardia ma al contrario può diventare pericoloso, non solo per gli estranei ma anche per il padrone stesso. Viene completamente alterato il suo equilibrio e il suo senso della proprietà per cui, incapace di riconoscere l’amico del nemico, pensa solo a difendere il poco spazio che ha a disposizione, a volte con una esagerata aggressività.



La catena riduce infatti la cosiddetta “distanza critica”, uno spazio vitale superato il quale il cane si sente talmente minacciato da attaccare senza esitazione. Ecco la ragione di alcuni tragici incidenti. Il cane azzanna il padrone e questo si dimostra allibito di fronte al tradimento del proprio animale. In questi casi l’opinione pubblica punta spesso il dito contro il cane, bollandolo con termini tipo “assassino” e “traditore”. Ma la responsabilità non è del cane. Come scrive Desmond Morris, il grande etologo inglese, “Non esistono cani cattivi. Solo cattivi padroni.”
E’ difficile comprendere le torture che un cane subisce quando viene legato. Vive in uno stato di perenne abbattimento, frustrazione e mortificazione. Gli è impossibile, per esempio, soddisfare le esigenze del suo olfatto sviluppatissimo. Al posto del naso il cane ha un vero computer: il suo olfatto è un milione di volte più sviluppato del nostro. E’ in grado di capire addirittura l’umore delle persone dal cambiamento del loro odore. Quando poi un estraneo arriva in casa, il cane si precipita ad annusarlo, in modo da “schedarlo”, come se avesse letto il suo biglietto da visita. Gli odori rappresentano un mondo intero, a noi inaccessibile. Cercare e trovare nuovi odori, è per il cane come per una persona leggere un buon libro: lo arricchisce, stimola la sua intelligenza e la sua capacità di apprendere. Ma legato alla catena tutto questo gli viene negato. Gli odori che si trovano nello spazio a sua disposizione con il tempo diventano talmente familiari da perdere qualsiasi interesse. A pochi metri di distanza ce ne sono di sconosciuti e stimolanti ma è impossibile raggiungerli. Privato così della parte più importante del suo modo di essere, il cane diventa vittima della noia. Ogni diversivo si trasforma in un impellente bisogno. Il cane attende con ansia il momento del pasto, spesso l’unica occasione che ha di vedere il padrone. Mangiare diventa la sua occupazione. Ingrassa e non può smaltire le calorie in eccesso perché non può fare del moto. Spesso si ammala.
C’è anche un’altra cosa da tenere presente. Nessun cane sporca nei pressi dello spazio dove mangia e dorme. E’ un comportamento innato, che il cane impara a seguire fin da cucciolo senza alcun insegnamento. Un cane a catena è invece costretto a sporcare nelle vicinanze della cuccia, andando quindi contro la sua stessa natura.
Ma la più grande sofferenza è la mancanza di socialità che il restare alla catena comporta. Per il cane non esiste niente di peggiore. Jeffrey Masson, psicologo e autore di splendidi libri sugli animali, definisce la solitudine “la grande paura del cane”. E’ un animale altamente sociale, che si realizza pienamente solo quando è parte di un gruppo. Per un cane il contatto fisico è vitale. Per lui partecipare alle attività del suo gruppo è come l’aria per respirare. Ma legato alla catena, è escluso, messo da parte. Vede e sente gli altri membri del suo branco, la sua famiglia umana, interagire tra di loro ma lui è immobilizzato lontano. Il suo mondo è completamente distrutto.


Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

giovedì 21 luglio 2016

E' NATO PRIMA L'UOVO O LA GALLINA?




«  "Ovumne prius exiterit an gallina?"... ovum prius a natura factum iure aestimabitur. Semper enim quod incipit inperfectum adhuc et informe est et ad perfectionem sui per procedentis artis et temporis additamenta formatur: ergo natura fabricans avem ab informi rudimento coepit, et ovum, in quo necdum est species animalis, effecit: ex hoc perfectae avis species extitit procedente paulatim maturitatis effectu.»

« "È nato prima l'uovo o la gallina?" ...si ritiene, a ragione, che l’uovo sia stato creato per primo dalla natura. Infatti per primo ha origine ciò che è imperfetto e per giunta informe e attraverso qualità e tappe progressive prendono forma le aggiunte (intese come le caratteristiche dell’individuo adulto): dunque la natura cominciò a formare l’uccello da materia informe e produsse l'uovo, nel quale non vi è ancora la specie di animale: da questo a poco a poco ha origine una specie perfetta di uccello in seguito a un progressivo effetto di maturazione. »
(Ambrogio Teodosio Macrobio, Saturnalia VII,16)

Secondo la scienza, è l’uovo ad avere il diritto di primogenitura. Le prime uova di uccello infatti risalgono a 200 milioni di anni fa, mentre le uova fossili più antiche ritrovate appartenevano a rettili e sono state deposte ben 350 milioni di anni fa dai captorinomorfi, il gruppo di rettili più primitivo.

Nel Carbonifero è poi avvenuta una delle rivoluzioni più importanti dell’evoluzione: i rettili adottano una soluzione che permette loro di rendere indipendente dalla presenza dell’acqua la delicata fase riproduttiva. L’uovo, che era avvolto solo da una membrana, si dota di un guscio rigido, sottile e poroso che protegge l’embrione dalla disidratazione e dai predatori, e di una riserva di sostanze nutritive, come grassi, proteine e zuccheri. Equipaggiato in questo modo l’embrione può raggiungere un grado di sviluppo maggiore di quello delle larve degli anfibi e, nel momento in cui nasce, ha un’elevata probabilità di sopravvivenza anche se si trova in un ambiente arido.

Gli uccelli nascono circa 140 milioni di anni fa, nel Giurassico, discendenti di un gruppo di piccoli dinosauri carnivori. Per avere qualcosa di simile alla nostra gallina, però, bisogna arrivare a 50 milioni di anni fa, quando da un embrione contenuto in un uovo, e frutto di una nuova ricombinazione di geni, nasce il primo animale simile a quello attuale. Ed è proprio attraverso l’uovo che avvengono le maggiori trasformazioni evolutive. L’originale corredo genetico che ogni adulto ha, infatti, nasce proprio quando il patrimonio materno e quello paterno si combinano tra di loro. I piccoli, ciascuno con caratteristiche differenti dai genitori, avranno alla partenza uguali probabilità di diventare adulti, anche se solo alcuni di loro riusciranno a tramandare alle generazioni successive le informazioni contenute nei propri geni.

Se invece volessimo intendere l'uovo come effettivamente "di gallina" la risposta scientifica al paradosso sarebbe "LA GALLINA" poiché nel corso dell'evoluzione, la prima gallina è nata da una piccola mutazione di una proto-gallina, la specie precedente nella lunga catena evoluzionistica che deponeva appunto, uova di proto-gallina. Solo dopo la nascita di una vera e propria gallina, mutazione della specie precedente, questa può generare uova della propria specie, finché una gallina non genererà un uovo (di gallina) contenente una mutazione in post-gallina, che genererà uova di post-gallina.



Una moderna versione del paradosso dell'uovo e della gallina può essere trovata in una questione che per diversi decenni ha occupato gli scienziati genetisti ed evoluzionisti: l'impossibilità di capire se, nei processi che hanno portato all'origine della vita come noi la conosciamo oggi, sia comparso prima il DNA o prima le proteine. Il DNA è il depositario dell'informazione genetica degli esseri viventi, e queste informazioni (costituite da una sequenza di molecole dette basi) sono essenziali per la produzione di proteine, molecole responsabili della gran parte delle funzioni che sono alla base dei processi conosciuti come "vita". Perché possa avvenire la produzione di proteine a partire dal DNA, tuttavia, è necessaria la contemporanea presenza di altre proteine (dette enzimi) senza le quali tale processo, detto traduzione, non può avvenire. Inoltre, in condizioni normali, il DNA stesso degrada in fretta se non è legato a specifiche proteine, e la sua replicazione è di fatto impossibile. Per contro, la questione verte su come possano esistere le proteine se non sintetizzate in base alle informazioni codificate nel DNA. Questo paradosso ha impegnato gli scienziati per molti anni, e una possibile soluzione è giunta solo in tempi recenti, con la scoperta dei ribozimi, molecole di RNA capaci di immagazzinare informazione genetica al pari del DNA, ma dotate anche di capacità catalitiche proprie degli enzimi. Questa scoperta potrebbe aver risolto anche questo paradosso, aprendo inoltre la strada alla teoria del mondo a RNA – precedente al DNA e alla nascita stessa della vita – una teoria che, seppur convincente, è ancora allo studio da parte degli scienziati.

Per ragioni evoluzionistiche si potrebbe però sostenere che non si dovrebbe poter parlare di un cambiamento di specie durante la vita di un individuo: “un particolare organismo non può cambiare specie durante il corso della sua vita”, ha sostenuto Roy A. Sorensen: ne consegue che la prima gallina sicuramente tale, nata dall'uccello (gallinaceo) che si è mutato in gallina, è nata da un uovo, il primo della sua specie.

In ogni caso in natura esistono forme di vita ermafrodite che possono dare un ulteriore risposta a questo quesito.

Da un punto di vista creazionista ebraico-cristiano si può procedere ad un'esegesi letterale degli eventi descritti nella genesi biblica, comprendendo gli uccelli fra gli esseri creati "il quinto giorno". Poiché la Bibbia non menziona le uova, ne deriverebbe una creazione degli uccelli in forma già adulta: da un punto di vista creazionista, quindi, il paradosso ammette un'immediata soluzione, che prevede la "nascita" prioritaria della gallina rispetto all'uovo.







.

domenica 17 luglio 2016

PARLA solo quando pisciano le GALLINE



Parla sulo quanno piscia 'a gallina!
Perentorio icastico monito rivolto a chi (e segnatamente saccenti o supponenenti) si voglia indurre al silenzio e a non metter mai lingua nelle faccende altrui; monito che è rivolto, prendendo -però erroneamente - a modello la gallina che non è vero che non orini mai, ma compie le sue funzioni fisiologiche in un'unica soluzione attraverso un organo onnicomprensivo detto cloaca.

Come tutti gli uccelli non producono urina liquida ma acido urico solido.
Il fatto che il condotto urinario e l'intestino confluiscono entrambi nella cloaca fa sì che il prodotto dei reni (l'acido urico) e le feci si
mescolino sempre.

Questo è ciò che vorremmo facessero coloro i quali sono abituati ad intervenire sempre e a sproposito in discussioni che non li riguardano; tacere e non occuparsi dei fatti altrui è gran cosa se applicata nella vita di tutti i giorni.


Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

domenica 10 luglio 2016

A CHE ETA' LA PRIMA VOLTA?



La famosa e tremenda prima volta rappresenta uno dei principali momenti di passaggio verso il diventare adulti: dà il via ufficialmente alla grande e bellissima avventura dell'amore e della sessualità. Un episodio che magari tra 10 anni neppure ti ricorderai così bene,il tutto dipende dalla tua testa e dalla tua educazione, religione, mentalità, eccetera.

Secondo alcune ricerche in Italia, in media si aspetta la maggiore età per «consumare». I maschi aspettano i 18 anni, le femmine al massimo un anno in più.

E questo trend vale per l'Italia, ma anche per la Francia, Gran Bretagna, Austria. Anche negli Usa, Canada e Messico i giovani e le giovani si concedono per la prima volta a 18 anni. In Brasile invece si anticipa a 17, mentre in Bulgaria, Svezia, Norvegia e Finlandia il sesso non ha più segreti già a sedici anni. Le cifre non sembrano rispecchiare però la realtà fatta di quindicenni cubiste o quattordicenni disinibite che già alle medie si prestano ad incontri ravvicinati in bagno con i compagni di classe (casi confermati da presidi di istituti milanesi).

Un'inchiesta nelle scuole milanesi aveva rivelato che una quattordicenne su sei aveva già avuto il primo rapporto sessuale e uno studio per l'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'Infanzia e dell'Adolecenza ha scoperto che per un adolescente su cinque l'età della prima volta è sceso a 14 anni contro i 16-17 di qualche anno fa. Ma anche le statistiche più accreditate a volte non concordano. Gli specialisti del Congresso Europeo di ginecologia pediatrica e adolescenziale, per esempio, dicono che la «prima volta» delle ragazzine italiane avviene in media a 17 anni, con un trend in crescita rispetto al passato. La Società italiana di Andrologia, anticipa a 14 anni l'esperienza sessuale di molti maschi. Con gravi ricadute sanitarie: gli adolescenti che scoprono il sesso troppo presto snobbano gli anticoncezionali (il 42,5%) e vengono colpiti da patologie riproduttive e infiammazioni genitali di vario grado (il 52%).

A ciò si aggiunge, come conseguenza, che le gravidanze precoci e gli aborti tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 sono aumentati negli ultimi 5 anni. Sono soprattutto i maschi, però, a non affrontare con serenità i problemi sessuali. Mentre le ragazze si rivolgono al ginecologo, i loro coetanei si consultano solo con gli amici, con il web. E si consolano con la Tv (per il 46% dei diciottenni è meglio una notte con una velina che con la propria fidanzata). Proprio la televisione, del resto, è complice di un'attività sessuale precoce, perché parte integrante della cultura degli adolescenti. Secondo studi Usa, i giovanissimi stanno incollati alla tv fino a 3 ore al giorno e il 64% di tutti i programmi contengono riferimenti più o meno espliciti al sesso. Da qui uno studio ha concluso che il 90% degli adolescenti che guardano programmi ad alto contenuto sessuale ha una probabilità doppia di iniziare precocemente l'attività sessuale rispetto a coloro che guardano la tv in modo meno assiduo.

Ancora più insidioso è il cellulare, usato per trasmettere messaggi erotici. Ricercatori dell'Università dello Utah hanno distribuito dei questionari anonimi a 606 liceali dai 15 ai 17 anni: quasi il 20% del campione (il 18% dei ragazzi e il 17% delle ragazze) ha già inviato delle immagini delle proprie parti intime tramite cellulare. Nell'argomento sesso anche Internet diventa un veicolo inquietante. On line si possono trovare droghe facilmente acquistabili, utilizzate per prestazioni migliori o per affrontare il sesso da «sballati». Sempre sul web molti minorenni si procurano pure il Viagra. Non per problemi di erezione, ma per paura di andare in bianco.

Meglio aspettare lo sviluppo sessuale, in modo che anche il corpo sia pronto per vivere questa esperienza. Poi ci vuole anche un po' di maturità, perché fare sesso  è pur sempre qualcosa di coinvolgente ma anche rischioso, potenzialmente.

cipiri9.blogspot.it


Il consiglio è  dunque farlo quando si pensa di essere abbastanza capaci di provvedere a sé stesse e di affrontare le conseguenze possibili, anche verso i genitori.
Non importano le storie che le tue amiche ti raccontano per bullarsi, e le cinque o dieci ragazzine precoci della scuola che l'anno già fatto prima di compiere 16 anni non fanno molta statistica: la cosa più importante è non precipitarsi e aspettare il momento giusto. Perché la tua prima volta vada bene, evita ogni tipo di pressione: lo stress non ti aiuta a rilassarti. I tuoi muscoli potrebbero contrarsi e rendere difficile la penetrazione.
Ma alla fine, l'unica e sola verità è che non esiste un'età giusta: non devi sentirti inferiore se sei rimasta l'unica della classe a non averlo ancora fatto. E anche cedere perché lui insiste tanto non è una grande idea, alla fine e potresti pentirtene.
Il sesso vissuto in maniera imposta o non profondamente desiderata si può rivelare negativo, rovinando un'esperienza che, se scelta consapevolmente, può essere splendida.
Soprattutto se vissuta con trasporto e sentimento.

Tutto il mondo ha le sue regole: la soglia è 13 anni in Giappone, 14 in Cina, Italia (ma nel nostro paese si può iniziare anche a 13 purchè in partner non abbia più di 16 anni) e Ungheria, 15 in Argentina e in Francia, 16 in Gran Bretagna e alle Bahamas. Ci sono poi gli Stati che differenziano tra maschi e femmine, tra tipi di rapporti e tra orientamento sessuale. In Perù e Colombia l'età è 12 anni per le donne e 14 per i maschi, in Indonesia 16 per donne e 19 per gli uomini. In Venezuela è possibile iniziare a fare sesso a 16 anni ma può diventare reato qualora lui abbia più di 21 anni e lei sia vergine. In Tunisia, dove non è possibile neppure baciarsi in pubblico tra adulti, la soglia è 20 anni. Quanto agli Stati Uniti, ogni stato ha una diversa legislazione ma pare che i giovani non le tengano minimamente in considerazione. Esistono poi i casi incredibili come lo Yemen, in cui bisogna essere sposati per avere rapporti ma un uomo può prendere in moglie anche una bambina di nove anni.

Può sembrare assurdo, ma esistono anche leggi che contemplano il differente orientamento sessuale: in Burkina Faso l'età si può iniziare ad avere rapporti eterosessuali a 13 anni ma bisogna aspettare i 21 per quelli omosessuali. In Canada l'età è 16 anni, ma si alza a 18 per i rapporti anali. E che dire del Vaticano? Anche in questo caso si discosta dall'Italia: l'età del consenso è fissata a 12 anni mentre a 15 in caso di disparità, per esempio in una relazione tra alunno e insegnante.




Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

DA DOVE VIENE LA STUPIDITA' ?



Ricercatori americani hanno scoperto quello che hanno battezzato il "virus della stupidita'":la presenza nell'organismo di un batterio chiamato ATCV-1,simile al 'chlorovirus' delle alghe, e' stata associata in persone ed animali da laboratorio ad un piu' basso quoziente intellettivo.

Gli scienziati delle universita' Johns Hopkins e Nebraska hanno individuato il virus per caso in campioni di culture della gola di un gruppo di individui sani nel corso di un esperimento non relativo all'intelligenza.

Ma secondo il rapporto pubblicato su 'Proceedings', la rivista dell'Accademia nazionale delle Scienze Usa, il 44% delle persone 'positive' al virus in questione hanno evidenziato in appositi test un quoziente intellettivo piu' basso di 7-9 punti rispetto alla media. I test hanno misurato la capacita' di attenzione, il tempo necessario ad assorbire informazioni visive e cosi' via.

Per verificare l'accuratezza dei risultati, i ricercatori hanno iniettato lo stesso virus su un gruppo di topolini da laboratorio ed hanno osservato reazioni simili: meno interesse in giochi nuovi, capacita' diminuita di trovare le uscite e di orientamento, ecc.

Secondo Robert Yolken,l'autore principale dello studio, il virus potrebbe influenzare l'attivita' di geni delle aree cerebrali responsabili per la memoria ed altre funzione intellettive.

Studi precedenti avevano associato l'esposizione al virus dell'herpes simplex a una diminuzione dell'intelligenza.
 
Si tratta per la precisione di un virus delle alghe che non erano noti per infettare gli esseri umani, ma che sono stati ritrovati in campioni orofaringei ottenuti da adulti sani. Questi ritrovamenti sono però abbinati al riscontro di una modesta ma misurabile diminuzione del funzionamento cognitivo. La relazione tra il virus ed il funzionamento cognitivo è stata confermata nei topi, ai quali ha comportato dei cambiamenti nei geni del cervello.

Sembra essere uno scenario fantascientifico, dove invasori alieni prendono il possesso della mente degli esseri umani per instupidirli e comandarli. Come ci spiegano gli sperimentatori, i virus sono Clorovirus, che possono infettare alcuni tipi di alghe verdi, e che sorprendentemente sono riusciti ad attaccare anche l'uomo. Da analisi del DNA effettuate su alcuni pazienti infetti, si è visto che alcune sequenze del DNA del Chlorovirus Acanthocystis Turfacea Clorella 1 (ATCV-1) erano presenti nei campioni orofaringei ottenuti da 40 dei 92 individui sottoposti al test (43%). Questa presenza non è stata associata alle varianti demografiche, ma ad un modesto seppure statisticamente significativo calo delle prestazioni sulle valutazioni cognitive e di velocità dell'elaborazione visiva.



Sperimentalmente, dopo aver inoculato nell'intestino il virus in questione ad un campione di topi di 9-11 settimane di vita, questo ha fatto riscontrare una riduzione delle prestazioni cognitive, tra cui quella della memoria di riconoscimento. Quindi si sono ritrovati mutati i geni all'interno dell'ippocampo. Questi geni sovrintendono la plasticità sinaptica, l'apprendimento, la formazione della memoria e le risposte immunitarie.





Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

sabato 9 luglio 2016

LE CACCOLE DEL NASO



Il muco prodotto dalla mucosa nasale, che è composto di proteine glicosilate e di sali disciolti in acqua e che negli individui sani ha lo scopo di liberare tale via respiratoria dagli agenti estranei, viene trasportato verso le narici dalle ciglia. A causa dell'aerazione del condotto, nonché in riferimento all'umidità dell'ambiente, il muco perde gran parte dell'acqua di cui è costituito e di conseguenza si formano le note crosticine friabili e/o filamentose.

La transizione da muco a caccola ha un confine incerto. Simile è il discorso per le caccole degli occhi e delle orecchie: vi è sempre un muco che poi rapprende lasciando infine la caccola. A volte si possono conglomerare con polveri di vario tipo presenti nell'aria respirata; è infatti questa la funzione precipua del muco: liberare dagli inquinanti le cavità nasali.

La caccola è il muco nasale, più o meno disidratato, che fuoriesce dalle narici. Secreto dalle ghiandole mucipare, presenti nelle cavità del naso, il muco è composto principalmente da mucina (una proteina) e acqua, ma può contenere enzimi antisettici (come il lisozima, che danneggia le cellule batteriche), anticorpi e lipidi.
La funzione principale del muco, oltre a tenere umida la cavità nasale, è proteggerla dalla polvere e dai batteri che potrebbero entrarvi. Essendo molto viscoso intrappola infatti gli agenti esterni evitando che vengano inalati. Normalmente il muco finisce in gola e nello stomaco, ma se si secca nel naso...

Chi più chi meno, tutti quanti da piccoli (e molti ancora da adulti) abbiamo passato del tempo a fare le “pulizie” interne del naso.
A questo gesto istintivo, spesso, si aggiungeva l’abitudine di assaggiare quanto estratto con sì tanta dovizia: in pratica ci si mangiava le caccole. E, chi ha figli, sa quanto questo comportamento sia diffuso.

Ma, proprio perché diffusa – e a quanto pare istintiva – questa pratica ha un suo perché: secondo gli scienziati canadesi dell’Università di Saskatchewan è un modo per rafforzare il sistema immunitario che il nostro organismo sfrutta per garantirsi una maggiore salute.
Il biochimico professor Scott Napper e colleghi, hanno infatti ipotizzato che questa “compulsione”, tipica di molti bambini, è un modo con cui la Natura spinge gli esseri umani ad adottare un certo comportamento, perché va in qualche modo a nostro naturale vantaggio.



La mucosa nasale, spiegano gli scienziati, intrappola germi, batteri e anche virus impedendo a essi di arrivare ai polmoni. Diviene così possibile che se mangiamo quanto prodotto dalla mucosa, l’esposizione a questi germi potrebbe effettivamente aiutare a creare l’immunità.
Questa pratica «potrebbe insegnare al vostro sistema immunitario a cosa è più probabile si possa essere esposti, per cui questo potrebbe servire quasi come una vaccinazione naturale, se vogliamo», ha spiegato il prof. Napper all’emittente CTV Saskatoon.

Cibarsi delle proprie produzioni nasali potrebbe dunque essere meglio che non soffiarle via nei fazzoletti. E’ possibile, ha infatti sottolineato Napper, che soffiando il naso nei fazzoletti potremmo defraudare i nostri corpi della possibilità di sviluppare anticorpi preziosi.
Sebbene l’idea condivisa da Napper e colleghi sia ancora molto preliminare, ha comunque ottenuto molta attenzione da parte degli scienziati.

Gli scienziati dicono che il 96,5% delle persone si mette le dita nel naso, in media 4 volte al giorno (alcune statistiche affermano che sia il 98% della popolazione mondiale). Si tratta di una pratica di normale igiene che diventa patologica quando la sua frequenza aumenta ossessivamente. Il 7,6% della popolazione supera infatti i 20 interventi di "pulizia manuale": questa malattia ha un nome, rinotillexomania. Si tratta di una patologia compulsiva e autolesionistica risolvibile con l’aiuto di un bravo psicoterapeuta.

Ma perché ci mettiamo le dita nel naso? Una ricerca realizzata dall’Istituto nazionale di igiene mentale e neuroscienze di Bangalore, in India, ha chiarito che la maggior parte di noi lo fa per pulirlo ed eliminare il prurito. Per un 12% del campione, però, è solo puro piacere: è un antistress, un po’ come grattarsi altre parti del corpo. In più, è un atto liberatorio, perché sfida un tabù sociale.


Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

VOLERE E POTERE



Volere è potere è un libro didascalico pubblicato nel 1869 da Michele Lessona, sul modello dell'opera Self-help dello scrittore britannico Samuel Smiles tradotta in italiano nel 1865 con titolo Chi si aiuta Dio l'aiuta.

L'opera di Smiles non era altro che la raccolta dei testi di una serie di conferenze che l'autore aveva tenuto a un gruppo di giovani inglesi di umili origini per spingerli a migliorare la propria posizione sociale. La tesi dominante era dimostrare che la forza di volontà era in grado vincere ogni ostacolo e pertanto un uomo volenteroso era in grado sollevarsi dall'oscurità e dalla miseria alla fama e alla ricchezza. Il testo ebbe un successo travolgente anche in Italia: ne vennero vendute ben 150 000 copie in pochi mesi e lo stesso presidente del consiglio Luigi Federico Menabrea diede disposizione perché fosse fatta un'opera analoga con esempi di italiani di successo; Menabrea inviò addirittura una circolare ai diplomatici italiani perché raccogliessero notizie su italiani "che onestamente arricchirono, accennando segnatamente agli ostacoli della loro prima vita". L'editore Gaspero Barbèra si rivolse a Michele Lessona, un noto zoologo dell'Università di Torino che aveva dimostrato non comuni doti di divulgatore scientifico, il quale accettò per lo stesso spirito del Mazzini nei "Doveri dell'uomo".

Il concetto di intenzione è centrale per comprendere perchè riusciamo o non riusciamo a portare a termine qualcosa.
Troppo spesso si confonde l'intenzione con la volontà.

A causa di questa confusione nasce un paradosso: il mio fare è visto come conseguenza della mia volontà di fare, così, quando non riesco, devo per forza concludere che non ho voluto abbastanza.

Dover attribuire a me stesso le cause dell'insuccesso aumenta la tendenza a criticarmi e di conseguenza a scoraggiarmi: pone un serio ostacolo all'intenzione, riducendo la mia motivazione e quindi la probabilità di riuscire. Il solito circolo vizioso.

A lungo andare la constatazione di non riuscire mai a volere abbastanza, mi porta inevitabilmente a concludere che in me c'è qualcosa che non va, che sono difettoso, fatto male.
Ne conseguono sentimenti negativi di colpa, ostilità verso me stesso, disperazione alla prospettiva di un futuro nel quale mai riuscirò.
Tutto ciò ha un impatto devastante sulla considerazione che ho di me stesso. La mia autostima subisce un tracollo. Un nuovo circolo vizioso.

Il concetto di intenzione è diverso da quello di volontà.
Innanzi tutto non è riconducibile solo a me stesso. L'intenzione infatti è un puzzle di fattori, alcuni attribuibili alla persona, altri al contesto. La volontà è solo uno di questi fattori, che tra le altre cose non dipende esclusivamente dall'individuo.
Conosciamo poco riguardo a come funzioni la volontà, ma di sicuro sappiamo che non basta per riuscire a studiare o a seguire una dieta.
Non si può esercitare la propria volontà semplicemente volendolo. Essa dipende anche da circostanze che non sono sotto il nostro controllo. La volontà di studiare, esempio tra tutti, può venire a mancare perchè non siamo abbastanza motivati al compito.
Essere motivati significa che oltre a ritenere utile e necessario studiare, sappiamo anche crearci l'intenzione di farlo. Riusciamo cioè a predisporre le situazioni in modo tale che accendano in noi lo scopo di studiare.

Con il termine intenzione ci riferiamo alla predisposizione dell'organismo quando si trova orientato verso un fine. Nella mente di questo organismo è presente un'idea che questo fine sia apprezzabile, abbia cioè un valore conseguirlo. Inoltre il pensiero è orientato a disporre un disegno, un progetto, un piano per il suo conseguimento. L'orientamento all'azione mira alla meta, stimola la volontà, la voglia, dispone le risorse, l'animo e la fiducia nella riuscita.  Per creare l'intenzione quindi non basta volerlo, occorre agire in maniera strategica sull'idea, sul pensiero e sui meccanismi che governano l'azione dell'individuo.
Esistono differenti discipline che si occupano di creare l'intenzione. L'educazione e l'auto-disciplina sono un esempio. Nei casi migliori si riesce a tirare fuori l'intenzione, indirizzandola verso scopi utili e desiderabili.
Putroppo non sempre è così.



La volontà non può superare i limiti della sfera psichica; non è in grado di costringere l’istinto, e non ha potere sullo spirito.
(C.G.Jung – 1947)

“L’unica cosa che ci rifiutiamo di ammettere è di essere in balia di «forze» che non siano riducibili al nostro controllo. Il motto «Volere è potere» è la superstizione dell’uomo moderno.
Eppure l’uomo contemporaneo, pur di mantener viva questa fede, paga lo scotto di una grave mancanza di introspezione. Egli resta cieco al fatto che, pur con tutta la sua razionalità e la sua efficienza, «forze» non controllabili lo tengono ancora in loro balia. I suoi dèi e i suoi demoni non sono affatto scomparsi: hanno solo cambiato nome. Essi lo tengono in uno stato d’agitazione incessante attraverso vaghe apprensioni, complicazioni psicologiche, un bisogno insaziabile di pillole, di alcool, di tabacco, di cibo e soprattutto imponendogli un pesante fardello di nevrosi.

All’uomo piace credere di essere padrone della propria anima. Ma nella misura in cui egli si dimostra incapace di controllare i propri stati d’animo e le proprie emozioni, o di prendere coscienza degli infiniti modi segreti in cui i fattori inconsci arrivano a insinuarsi nei suoi propositi e nelle sue decisioni, egli non è affatto padrone di se stesso. Questi fattori inconsci debbono la loro esistenza all’autonomia degli archetipi.
L’uomo moderno cerca di evitare di prendere coscienza di questa spaccatura della sua personalità istituendo un sistema di compartimenti stagni. Certi aspetti della sua vita esteriore e del suo comportamento sono mantenuti, per così dire, in zone separate e non sono mai messi a confronto fra di loro.”
(C.G.Jung – L’uomo e i suoi simboli)

Una coscienza potenziata a spese di un’inevitabile unilateralità, in tutti i casi si allontana talmente dalle immagini archetipiche da provocare un crollo.
E già molto prima della catastrofe si annunciano i segni dell’errore, come assenza di istintualità, nervosismo e disorientamento, invischiamento in situazioni e problemi impossibili e così via. L’analisi del medico rivela subito un inconscio che, trovandosi in stato di completa ribellione contro i valori consci, non può dunque in nessun modo essere assimilato dalla coscienza; e il contrario è ancora più impossibile. A questo punto ha inizio dunque quella via che fu percorsa dall’Oriente fin da tempi immemorabili. E’ chiaro che il cinese potè percorrerla proprio perché non era mai stato in grado di separare gli opposti della natura umana in modo tale che andasse perduto ogni loro reciproco collegamento cosciente.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.36)



Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

giovedì 7 luglio 2016

I PANNI SPORCHI DOVE SI LAVANO?




Molti pubblicano anche quante volte vanno in bagno durante la giornata.
Una delle cose più fastidiose che può capitare quando siamo su Facebook è quella di essere taggato in qualche foto senza essere avvisati. Se la foto è particolare (magari una foto di 4 anni fa dove eri sbronzo al pub) potrebbe non essere simpatico averla sulla nostra bacheca. Comunque esiste una funzione di privacy che permette di bloccare il tag automatico, quindi ogni volta che una persona ti vuole taggare dovrai essere tu ad autorizzare.
Un continuo ricevere inviti per i vari giochi presenti sul Social..... molto fastidiosi.
Evitare di aggiungere persone ai vostri gruppi senza prima avvisarle
Itagliano: ..  è vero che siamo su Facebook…è vero che il linguaggio è più smart…..ma almeno le basi
Il rivoluzionario si fa in piazza e non dietro un computer
Se avete litigato con una persona evitate di fare delle “Social piazzate” con litigate plateali su Facebook (coinvolgendo loro malgrado anche altre persone) o pubblicando link con “messaggi subliminali”
Le effusioni amorose fatele in privato

I panni sporchi si lavano su Facebook. Pare sia questa la nuova tendenza. Per essere sempre informati sui fatti privati dei propri amici e nemici basta un click. La prassi è semplice, accendere il computer, accedere a Facebook, e per miracolo piovono tante di quelle notizie che nemmeno un giornale di gossip saprebbe reggere il confronto. Il social network, più usato al mondo per mettere in contatto persone che non si trovano proprio dietro l’angolo, ha cambiato radicalmente la sua funzione originaria, diventando un ottimo mezzo di comunicazione per far sapere agli altri tutto quello che li succede, e quando si dice tutto, si intende dire proprio tutto.

Spesso usato per attaccare verbalmente qualcuno che a colpi di domanda e risposta coinvolgono gli altri in un salotto del divertimento. Certo assistere a certi spettacoli senza tirar fuori neanche un centesimo, non è poi così male. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel modo di comunicare tra le persone, da precisare ovviamente non di tutte.

C’è infatti chi tiene ancora al riserbo delle proprie vicende, preferendo lavare i propri panni in privato. Ciò che diverte sicuramente gli spettatori, è che dopo gli insulti, arriva il momento di postare le foto da far vedere al rivale, e allora se il nemico si sente colpito ci sarà un book fotografico, da entrambe le parti, quasi come se si dovesse vincere il premio per il miglior scatto, ovviamente il pudore qui ha la peggio sulla sensatezza, perché certe foto sono a dir poco fuori luogo. Facebook troppo spesso viene usato per abbattere la comunicazione diretta dove può essere più agevole creare una riappacificazione.

Discorso diverso per quanto riguarda i social, perché viene, a parer loro, colpito pubblicamente l’orgoglio, e per dimostrare agli altri di essere nel giusto, si continua in una linea di attacco. Ecco perché la condivisione di certe sfuriate sui social network può essere nocivo per chi ne è coinvolto. Facebook è un mezzo di comunicazione divertente se usato in maniera corretta, infatti non bisogna sottovalutare i rischi e le ripercussioni che certi commenti negativi possono avere sulle persone.



Giudicare le prestazioni dei partner e dichiarare il proprio amore/interesse in anonimato: è la nuova moda sui social network. Tutto ha inizio nelle università britanniche: pagine web e gruppi creati per parlare, condividere, giudicare e raccontare le proprie esperienze con i coetanei per ricevere consigli o consolazioni. Pagine create per dichiararsi a persone incontrate nei corridoi, al semaforo, al bar o alla fermata dell’autobus. Si parla per lo più di sconosciuti ai quali non si ha il coraggio di dichiararsi: sono pagine dedicate al flirt in totale anonimato utilizzate soprattutto in contesti circoscritti come aule studio, biblioteche, quartieri o appunto università. Da Nottingham arriva una sorta di pagella interattiva chiamata “Rate your shag” sulla quale gli studenti giudicano con tanto di voto le prestazioni e le capacità amatorie del partner citati con nome e cognome, persone che a volte sono totalmente ignari di essere su Facebook e soprattutto del fatto che si parli di loro. Non a caso il sito è stato chiuso nel giro di pochissimo tempo per problemi di privacy. A rischiare grosso non era soltanto il creatore della pagina ma il social network stesso. Il fenomeno non è passato inosservato e in Italia è nata una pagina sulla stessa falsa riga, ma più attenta alla privacy. Il nome lascia poco spazio all’immaginazione “PSDM. Prestazioni sessuale di m...” : nel giro di pochissimi giorni ha raggiunto il record di “likes” (420 mila ). Una pagina su cui ragazze e ragazze raccontano le proprie disavventure in totale anonimato, scambiandosi consigli e confidenze. Non mancano racconti piuttosto disinibiti, risate e prese in giro, nessun pudore. Tanto è tutto anonimo! E ancora. Sempre dalle università britanniche arriva la moda degli “Spotted” (“adocchiato”). Tutto nasce nel 2010 a Londra quando uno studente decide di creare una pagina dove poter giudicare e commentare le ragazze. Anche in questo caso la pagina ha avuto vita breve, ma l'idea ha provocato effetto virale. Ad oggi infatti sono migliaia le pagine “spotted” su facebook su cui i ragazzi si dichiarano, ma non solo. Oltre agli apprezzamenti fisici, si fa sempre più comune la moda dell'insulto. E per non farsi mancare proprio nulla, ‘tira’ anche la rivelazione di segreti sulle persone considerate “nemiche”. Fenomeni sui quali riflettere, perché in mezzo ci sono ancora i giovani. Che continuano a camminare sul filo del rasoio tra nuovi metodi di comunicazione e contenuti, finalità. Si parla e si sparla sul web, spesso nascosti dietro l’anonimato o un anonimo nickname, si fanno rivelazioni, si raccontano profili e abitudini che non hanno riscontro nella quotidianità. Una piazza virtuale che sostituisce l’incontro, il confronto, il dialogo: quello più autentico. Parole, riflessioni, pensieri dichiarati guardandosi in faccia e non millantati dietro e dentro un mondo molto virtuale e poco reale.



Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

ELIMINARE PERSONE FASTIDIOSE SU FACEBOOK



Tutti abbiamo amici che pubblicano ogni giorno valanghe di stupidaggini, frasi ad effetto e massime tanto scontate quanto banali e insopportabili, amici che pubblicano foto di cani e gatti di continuo, amici che parlano di politica in modo ottuso e irritante o che intervengono sempre per contestare quello che noi scriviamo.
La tentazione di levare questi amici dalla lista amici su Facebook è fortissima, ma levare l'amicizia sembra oggi un vero e proprio sgarbo, una dichiarazione simbolicamente forte e personale, peggiore di qualsiasi vaffa.
Per evitare di entrare in contatto con questi amici fastidiosi, meglio quindi non eliminarli e trovare metodi alternativi per nascondere loro quello che scriviamo e non vedere nulla pubblicato da loro sul nostro Facebook.

Se si nota un post particolarmente fastidioso o noioso o che non si vuole leggere, lo si può nascondere usando la freccia verso l'alto alla destra del posto.
È anche possibile segnalare il post come inappropriato o contrassegnarlo come spam, se necessario.
Facebook a quel punto fa comparire una serie di opzioni dove si può scegliere di nascondere tutti i prossimi interventi di quella persona, di non seguire più la persona che ha condiviso l'aggiornamento (che non significa togliere l'amicizia) e di bloccare questa persona che è la mossa più estrema ed equivale anche a toglierla tra gli amici.

Facebook permette di personalizzare la homepage impostando quali notizie far comparire più spesso e da quali persone.
Il sistema è regolato da un misterioso algoritmo automatico, ma può essere adattato alle nostre esigenze.
Per non vedere più gli aggiornamenti di una persona specifica, basta quindi non seguirla più, anche se rimane amica.
Un qualcosa di simile si può ottenere spostando gli amici nella lista dei conoscenti, per non vederli nella home.
Per farlo basta solo tenere il mouse fermo sul nome di un amico e poi scegliere l'opzione dei "conoscenti".




La lista con restrizioni di Facebook può essere gestita cliccando sul link altro che compare accanto alla voce "Amici" sul lato sinistro della homepage.
Tutti i nomi aggiunti alla lista "con restrizioni" vedranno solo i post pubblici, ma non quelli visibili solo agli amici.
Le due liste con Restrizioni e "conoscenti" sono state create proprio per evitare di togliere l'amicizia a qualcuno.
I Conoscenti vedono quello che è condiviso con tutti gli amici, ma si vedono poco nella home.

Organizzare le liste di amici in Facebook dividendo i contatti in amici stretti, colleghi di lavoro, compagni di scuola ecc.
In questo modo si potrà sempre scegliere con chi condividere un aggiornamento o una foto, nascondendola agli altri, senza bisogno di togliere qualcuno dagli amici.

Prima di pubblicare qualcosa che non si vuol far vedere ad alcuni amici, scegliere un'impostazione personalizzata di visibilità usando il menu a tendina accanto al tasto pubblica.
Si può scegliere di condividere con tutti gli amici oppure solo con una lista creata ad hoc oppure agli amici tranne conoscenti.

Alla fine Facebook offre tante opzioni per staccarsi da un amico senza per forza togliergli l'amicizia e creare un caso diplomatico.

Per eliminare tutte quelle fastidiose richieste ai giochini tipo Farmville & co. ; apri  l'App Center e seleziona la voce Richieste che troverai in fondo a sinistra, nella pagina che si apre cerca uno degli inviti che ti danno fastidio  e clicca quindi sulla X  che si trova accanto all'invito della persona che vuoi ignorare, a questo punto seleziona la voce Vuoi ignorare tutte le richieste di......

Possiamo anche ignorare una persona su Facebook estromettendola dalla chat e non è nemmeno complicato: apparirai offline alle persone che non vuoi ti vedano quando in realtà per gli altri sarai online; Clicca sull'icona dell'ingranaggio che si trova in basso a destra e seleziona Impostazioni avanzate; nel riquadro che si apre metti una spunta alla voce Attiva la chat per tutti gli amici tranne... a questo punto non ti resta che digitare il nome delle persone  che non vuoi ti vedano e cliccare su Salva.


Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

martedì 5 luglio 2016

LE CATENE DI SANT'ANTONIO



Le catene di sant'Antonio traggono il proprio nome (nella lingua italiana) dal fenomeno che consisteva nell'inviare per posta lettere ad amici e conoscenti allo scopo di ottenere un aiuto ultraterreno in cambio di preghiere e devozione ai santi (Sant'Antonio è considerato uno dei santi oggetto di maggiore devozione popolare).

Negli anni cinquanta del XX secolo erano infatti diffuse lettere che iniziavano con "Recita tre Ave Maria a Sant'Antonio" e proseguivano descrivendo le fortune capitate a chi l'aveva ricopiata e distribuita a parenti e amici e le disgrazie che avevano colpito chi invece ne aveva interrotto la diffusione. Ancor più antica è la versione che circolava durante la prima guerra mondiale sotto forma di preghiera per la pace, che fu interpretata da ministri e funzionari di pubblica sicurezza come propaganda nemica da sopprimere.

Un tipo di catena di Sant'Antonio molto diffuso tra ragazzi negli anni settanta ed ottanta del secolo scorso era quello di spedire una lettera ad un amico sulla quale erano riportati alcuni indirizzi di altre persone. L'amico, una volta ricevuta la lettera, avrebbe dovuto inviare una cartolina della sua città al primo degli indirizzi riportati ed una lettera identica a quella ricevuta ad un certo numero di persone di sua conoscenza, sulla quale avrebbe dovuto riscrivere l'elenco omettendo il primo indirizzo ed inserendo il proprio in fondo all'elenco. Ciò avrebbe dovuto consentire, dopo vari passaggi, di ricevere un gran numero di cartoline, in realtà era difficile che la catena in qualche modo non si rompesse.

Nei primi anni ottanta, inoltre, alcune ditte offrirono lavori di rappresentanza promettendo facili guadagni, che in realtà, salvo possedere un'abilità veramente grande, erano destinati a finire ben presto in una bolla di sapone, proprio perché basati sul principio della catena di Sant'Antonio, molto difficile da applicare a lungo.

Un mezzo alternativo di diffusione delle catene rispetto alla posta ordinaria era costituito dallo scrivere i messaggi sulle banconote (in particolare, in Italia, i biglietti da 1000 lire). I vantaggi risultavano evidenti: la carta moneta consente di passare attraverso un numero enorme di intermediari, evitando inoltre le spese postali.
Altro strumento molto utilizzato prima dell'avvento di Internet sono state le fotocopie, che eliminavano la trascrizione manuale, e in seguito i fax, che aggiunsero a questo vantaggio un notevole incremento nella rapidità di diffusione della catena.

In seguito anche gli SMS dei telefoni cellulari sono diventati veicolo di catene di sant'Antonio. Oggi, l'utilizzo di applicazioni per smartphone quali ad esempio Whatsapp, ha rinvigorito il fenomeno.

Le catene di Sant'Antonio sono un fenomeno che non solo è riuscito a sopravvivere fino ad oggi ma che ha visto una vera e propria esplosione grazie alla diffusione delle e-mail dalla metà degli anni novanta. Attraverso Internet è infatti possibile inoltrare un identico messaggio a tutti i propri conoscenti in pochi secondi, con una singola operazione.

Quella delle catene di sant'Antonio è fin dagli albori di Internet una pratica espressamente vietata dalla netiquette, ma rimane ugualmente diffusa attraverso persone che in tal modo dimostrano involontariamente, oltre ad una certa ingenuità, la loro scarsa o nulla conoscenza del mondo dell'informatica e della rete. È sufficiente del resto che solo una piccola percentuale dei destinatari aderisca per assicurare la propagazione della catena.



Le moderne catene di Sant'Antonio sono strettamente collegate ad altri fenomeni che hanno trovato diffusione anche su Internet come lo spam, le "bufale" (hoax) e i cosiddetti "sistemi piramidali".

Tra i metodi comunemente sfruttati dalle catene di sant'Antonio vi sono storie che manipolano le emozioni, sistemi piramidali che promettono un veloce arricchimento e l'uso della superstizione per minacciare il destinatario con sfortuna, malocchio o anche violenza fisica o morte se "rompe la catena" e rifiuta di aderire alle condizioni poste dalla lettera. È un fenomeno propagatosi anche su Internet attraverso le e-mail, malgrado diffondere questo tipo di messaggi sia una esplicita violazione della netiquette.

Le catene hanno precisi temi ricorrenti che possono essere ricondotti a:
la classica "lettera portafortuna", spesso corredata da un breve testo educativo e moraleggiante
la richiesta di aiuto per bambini malati, cuccioli da salvare, notizie sconvolgenti da diffondere
la promessa di un facile e rapido arricchimento.
la minaccia di sfortuna o di morte

Nella quasi totalità dei casi i messaggi delle catene contengono informazioni completamente false, inventate o riadattate, in special modo quelle storie che puntano a sfruttare il lato emotivo del destinatario. Possono essere appelli di vario tipo, da appelli umanitari ad allarmi per ipotetiche emergenze. La loro diffusione è basata sulla disattenzione di quella percentuale di destinatari che, dando per scontata la veridicità delle informazioni riportate nel messaggio, lo girano immediatamente ai propri conoscenti, senza effettuare verifiche. Le minacce (di sfortuna, malocchio, morte o altro) sono sempre completamente false.

Dato che è pressoché impossibile fermare una catena, anche nella minoranza dei casi in cui l'appello è genuino la catena produce dei danni. Non di rado i parenti di persone morte da tempo per gravi malattie vengono perseguitati per anni da messaggi di persone ignare e in buona fede.

In alcuni casi le catene di sant'Antonio che chiedono di inoltrare il messaggio ad un particolare indirizzo sono utilizzate per alimentare il fenomeno illegale dello spam. Avviando una catena di questo tipo, lo spammer può ricevere di ritorno, senza fatica, migliaia di messaggi, dai quali potrà estrarre (con l'utilizzo di appositi software) un gran numero di indirizzi e-mail validi, da rivendere a caro prezzo. Questi dati verranno utilizzati per l'invio di messaggi indesiderati pubblicitari o truffaldini.

Il fenomeno è aggravato dalla noncuranza degli utenti inesperti che inoltrano il messaggio lasciando gli indirizzi di tutti destinatari in chiaro, e/o senza cancellare i dati dei destinatari precedenti o anche la propria firma e indirizzo. In questo modo per un malintenzionato è anche possibile risalire all'identità degli utenti, ricostruire la loro cerchia di contatti e tentare vere e proprie truffe utilizzando i metodi dell'ingegneria sociale.

Questi ultimi sono delle varianti delle catene di Sant'Antonio in cui chi riceve la lettera deve spedire del denaro a chi è all'inizio della catena (o al vertice della piramide). Chi spedisce le lettere spera di diventare presto "vertice" e di arricchirsi velocemente e senza fatica.

I messaggi contenuti nelle catene di Sant’Antonio sono sempre inventati oppure traggono spunto da notizie vere ma poi subdolamente manipolate per impietosire il destinatario che, per la propria buona fede e ingenuità, casca nell’inganno.

L’unica cosa da fare quando si riceve una catena di Sant’Antonio è eliminarla subito, senza soffermarsi troppo sul contenuto e senza temere di essere colpiti da chissà quali sciagure.

Non diffondete mai una catena di Sant'Antonio dal posto di lavoro, altrimenti date l'impressione che l'azienda o l'istituto presso il quale lavorate confermino l'autenticità della catena. Molte persone sono state danneggiate da questo loro comportamento incauto: troverete le loro storie e vicissitudini nelle varie indagini.

Molti di questi appelli fanno leva sui sentimenti o sui pregiudizi: due aspetti della psicologia umana che notoriamente annebbiano la parte razionale del nostro modo di pensare.

Di conseguenza, abboccare a una bufala non è sintomo di stupidità o di scarso intelletto: è una normale reazione umana.

Lo stimolo irrestibile a diffondere un appello ricevuto deriva anche da un altro fattore: il piacere di far sapere. La bufala si presenta in genere come un'informazione importante che pochi sanno: ricevendola e inoltrandola, crediamo di entrare a far parte di una cerchia elitaria di "coloro che sanno", e ci nasce dentro irresistibile la voglia di farci belli con amici e colleghi ostentando il nostro nuovo sapere. Non importa se il "nuovo sapere" è in realtà una bufala: l'effetto gratificante si ha lo stesso, anche perché praticamente tutti coloro che riceveranno la nostra comunicazione la riterranno autentica.

C'è anche un altro aspetto psicologico curioso: essere coinvolti in una bufala, sia come disseminatori sia come suoi "garanti" (per esempio apponendo volontariamente o involontariamente il proprio nome o indirizzo in calce a un appello), ci fa sentire importanti. Ci sono persone così sole o bisognose di protagonismo da trarre piacere dal fatto di essere tempestate di telefonate di sconosciuti che chiedono notizie sull'argomento della bufala che hanno sottoscritto.




Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

sabato 2 luglio 2016

SULLA CANNA DELLA BICI



Portare una ragazza sulla canna, nei film è sempre una scena molto romantica, solitamente accompagnata dallo struggente suono della fisarmonica. Nella realtà è una cosa rischiosa e dolorosa che richiede una certa abilità.

In passato la canna orizzontale della bici per uomo serviva a farvi accomodare la donzella, con le gambe tutte da un lato, per delle passeggiate di campagna. Inoltre, consentono teoricamente una maggiore tenuta del telaio.

La canna della bici da uomo orizzontale rappresentò un ottimo rinforzo in più per tutta la struttura, dettaglio particolarmente importante per le prime biciclette, costruite con materiali molto meno resistenti di quelli odierni.

La canna è legata alla cultura e alle mode dell’epoca: nella seconda metà del 1800, le donne indossavano ampi vestiti a strati e mostrare anche solo una caviglia era considerato uno scandalo nazionale; salire su una bicicletta era quindi molto sconveniente per il gentil sesso, poichè l’ampio movimento richiesto per scavalcare il tubo superiore, costringeva a svelare gli strati sottostanti del vestiario e spesso addirittura la sottana, creando scompiglio e pensieri ignazi tra gli uomini.

I primi produttori di biciclette intuirono subito il potenziale del nuovo veicolo e, volendo allargare il mercato anche alle donne, pensarono bene di creare un modello femminile senza canna orizzontale, affinchè potessero montare e smontare dalla bici senza sollevare le gambe. Le prime vendite furono incoraggianti e spinsero le industrie a proseguire in questa direzione, anche se molte donne continuarono a preferire la bicicletta maschile per una ragione meno pratica e più poetica: andare romanticamente a passeggio con i propri innamorati, sedute sulla canna orizzontale.



La bicicletta era il mezzo di trasporto più economico e quindi più diffuso. I diversi costruttori costruivano bici da corsa, magari avevano anche una squadra professionistica, per promuovere le vendite delle biciclette da viaggio.

Con la bicicletta, specialmente in campagna, si faceva tutto: si andava a fare la spesa, al bar, al cinema, alla balera, alla partita, in officina, all’ufficio, a fare una gita.

Il ragazzo, in bicicletta, incontrava la ragazza, la invitava a salire e, al suo assenso, si metteva eretto sulla sella, spostava il braccio sinistro all’indietro, allargava la gamba sinistra con il piede appoggiato sul pedale al punto morto superiore e la ragazza saliva, si sedeva sulla canna e allungava le gambe verso l’esterno, accavallandole e serrando tra di esse la gonna, al fine di evitare disdicevoli svolazzi. Era come fare salire galantemente una signorina in automobile.



Abbiamo creato un SITO
per Leggere Le Imago
Poni una Domanda
e Premi il Bottone il
Sito Scegliera' una Risposta a Random
Tra le Carte che Compongono il Mazzo
BUON DIVERTIMENTO
gratis

PER TABLET E PC

LE IMAGO
.

 ANCHE

PER CELLULARE


NON SI SCARICA NIENTE
TUTTO GRATIS


DOMANDA
CLIK
E
RISPOSTA

FAI VOLARE LA FANTASIA 
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
 I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
 OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO 
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
 MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.

.

Elenco blog AMICI