sabato 2 luglio 2016

SULLA CANNA DELLA BICI



Portare una ragazza sulla canna, nei film è sempre una scena molto romantica, solitamente accompagnata dallo struggente suono della fisarmonica. Nella realtà è una cosa rischiosa e dolorosa che richiede una certa abilità.

In passato la canna orizzontale della bici per uomo serviva a farvi accomodare la donzella, con le gambe tutte da un lato, per delle passeggiate di campagna. Inoltre, consentono teoricamente una maggiore tenuta del telaio.

La canna della bici da uomo orizzontale rappresentò un ottimo rinforzo in più per tutta la struttura, dettaglio particolarmente importante per le prime biciclette, costruite con materiali molto meno resistenti di quelli odierni.

La canna è legata alla cultura e alle mode dell’epoca: nella seconda metà del 1800, le donne indossavano ampi vestiti a strati e mostrare anche solo una caviglia era considerato uno scandalo nazionale; salire su una bicicletta era quindi molto sconveniente per il gentil sesso, poichè l’ampio movimento richiesto per scavalcare il tubo superiore, costringeva a svelare gli strati sottostanti del vestiario e spesso addirittura la sottana, creando scompiglio e pensieri ignazi tra gli uomini.

I primi produttori di biciclette intuirono subito il potenziale del nuovo veicolo e, volendo allargare il mercato anche alle donne, pensarono bene di creare un modello femminile senza canna orizzontale, affinchè potessero montare e smontare dalla bici senza sollevare le gambe. Le prime vendite furono incoraggianti e spinsero le industrie a proseguire in questa direzione, anche se molte donne continuarono a preferire la bicicletta maschile per una ragione meno pratica e più poetica: andare romanticamente a passeggio con i propri innamorati, sedute sulla canna orizzontale.



La bicicletta era il mezzo di trasporto più economico e quindi più diffuso. I diversi costruttori costruivano bici da corsa, magari avevano anche una squadra professionistica, per promuovere le vendite delle biciclette da viaggio.

Con la bicicletta, specialmente in campagna, si faceva tutto: si andava a fare la spesa, al bar, al cinema, alla balera, alla partita, in officina, all’ufficio, a fare una gita.

Il ragazzo, in bicicletta, incontrava la ragazza, la invitava a salire e, al suo assenso, si metteva eretto sulla sella, spostava il braccio sinistro all’indietro, allargava la gamba sinistra con il piede appoggiato sul pedale al punto morto superiore e la ragazza saliva, si sedeva sulla canna e allungava le gambe verso l’esterno, accavallandole e serrando tra di esse la gonna, al fine di evitare disdicevoli svolazzi. Era come fare salire galantemente una signorina in automobile.



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