La privacy, termine inglese equivalente a riservatezza o privatezza, è appunto il diritto alla riservatezza della propria vita privata: the right to be let alone ("il diritto di essere lasciati in pace"), secondo la formulazione del giurista statunitense Louis Brandeis che fu probabilmente il primo al mondo a formulare una legge sulla riservatezza, insieme a Samuel Warren. Brandeis fu ispirato dalla lettura dell'opera di Ralph Waldo Emerson, il grande filosofo statunitense, che proponeva la solitudine come criterio e fonte di libertà. Si applica la logica del recinto: il cosiddetto ius excludendi alios.
In Italia il primo a parlare di riservatezza fu Ferrara Santamaria, che teorizzò un diritto analogo nel 1937, mentre i primi casi di personaggi famosi italiani che furono coinvolti in controversie giudiziarie relative al diritto alla riservatezza furono: Enrico Caruso, anche se la lesione del diritto fu contestata dagli eredi in relazione a due film biografici che riguardavano il tenore; Claretta Petacci, in relazione alla sua relazione con Benito Mussolini; la principessa Soraya in relazione ad una sua love story. Se la Cassazione, nel caso di Caruso, era arrivato a negare un autonomo diritto alla riservatezza, nel tempo (e fino ad arrivare al «caso Soraya») si convinse a riconoscere vita autonoma a tale esigenza.
Il significato di privacy, nel tempo, si è evoluto anche in relazione all'evoluzione tecnologica che dai tempi di Warren e Brandeis (fine XIX secolo) ad oggi è intercorsa. Inizialmente riferito alla sfera della vita privata, negli ultimi decenni ha subito un'evoluzione estensiva, arrivando ad indicare il diritto al controllo sui propri dati personali. Quindi, il significato odierno, di privacy, comunemente, è relativo al diritto della persona di controllare che le informazioni che la riguardano vengano trattate o guardate da altri solo in caso di necessità.
Il diritto alla privacy non va confuso con il diritto al segreto, anch'esso finalizzato a tutelare un'area riservata della vita privata ma che per qualche motivo comprenda elementi comunque conosciuti da alcune persone: il medico, ad esempio, è sicuramente consapevole dello stato di salute del proprio paziente, ma ha il dovere di mantenere il segreto professionale sulle notizie di cui è a conoscenza.
La privacy non va confusa nemmeno con la solitudine, e questa non va confusa con l'abbandono, in quanto sussiste una profonda differenza, infatti, tra «l'esser soli», «l'esser lasciati soli» e «l'esser lasciati in condizioni di non-autosufficienza».
La recente diffusione delle nuove tecnologie ha contribuito ad un assottigliamento della barriera della privacy, ad esempio la tracciabilità dei cellulari o la relativa facilità a reperire gli indirizzi di posta elettronica delle persone, che può dar luogo, ad esempio, al fenomeno dello spamming, pubblicità indesiderata. Anche la geolocalizzazione degli smartwatch, combinata con funzioni in questi contenute, come il cardiofrequenzimetro, può impattare in modo significativo sulla privacy, permettendo ad aziende di marketing di monitorare l'utente nelle sue abitudini di consumo e gusti personali attraverso tecniche di pubblicità comportamentale, come evidenziato da Federprivacy nel 2015, e confermato da uno studio condotto dall'Università di Pisa in collaborazione con l'Università dell'Essex, e l'Harvard Medical School (USA).
La digitalizzazione delle immagini contribuisce ad una continua e progressiva riduzione della privacy: condividere un'immagine o un video on line comporta la perdita di controllo sul materiale inserito. Ad esempio il sexting - condivisione di foto hot prevalentemente sui social network - comporta la totale impossibilità di nasconderla potendo essere scaricata da altri utenti e reimmessa in Rete in qualunque altro momento. Analoghi problemi sorgono allorché vi siano video che in qualche modo siano lesivi della privacy o in qualche modo lesivi di altre persone (peggio ancora se minorenni).
Oggi, con la nascita del Laboratorio Privacy Sviluppo presso il Garante per la protezione dei dati personali, la privacy viene anche intesa come «sovranità su di sé», in un'accezione del tutto nuova, non più limitata, come in passato, ad un diritto alla «non intromissione nella propria sfera privata», ma ponendosi come indiscutibile strumento per la salvaguardia della libera e piena autodeterminazione della persona.
Nei paesi di common law è Habeas data.
Inoltre ha anche un'accezione culturale: secondo alcuni ricercatori il concetto di privacy distingue la cultura Anglo-americana da quella Europea occidentale, come quella Italiana, Tedesca o Francese. Tuttavia si hanno troppi punti in comune tra le due soprattutto dal punto di vista del ruolo delle informazioni personali all'interno della società.
Malgrado ogni evento di violazione della privacy sia paragonabile a un atto di spionaggio contro la minoranza più inerme di tutti, ossia contro l'individuo, la consapevolezza individuale dell'esigenza di difendere pienamente sia la propria privacy, sia il proprio diritto alla privacy è anche un'espressione di dignità e rispetto di sé.
La privacy è un diritto riconosciuto dall’ordinamento giuridico Italiano che recepisce in merito anche disposizioni a livello Europeo.
Se non venisse garantita questa tutela, ognuno di noi potrebbe subire conseguenze negative con una conseguente forte limitazione della propria libertà individuale e dell’esercizio dei propri diritti.
Il punto fermo di questa evoluzione è che ogni persona è titolare del diritto di disporre dei dati che lo riguardano e che descrivano e ne qualifichino l’individualità.
La normativa sulla Privacy garantisce il “diritto ad esercitare un controllo sulle informazioni che ci riguardano” mettendo l’interessato:
nel diritto di sapere che qualcun altro sta raccogliendo informazioni sul nostro conto e per quale finalità desidera utilizzarle;
nel diritto di decidere se vogliamo consentire questa raccolta ed utilizzo o se preferiamo negare questo consenso.
Quando si parla di privacy quindi oggi non si fa riferimento solo al diritto alla riservatezza, ma anche al nostro diritto di scelta circa l’uso che vogliamo gli altri facciano dei nostri dati personali.
La vigente normativa della Privacy è un presupposto fondamentale per esercitare i diritti che lo Stato ci riconosce, infatti possiamo davvero sentirci liberi e privi di condizionamenti solo se possiamo essere certi che nessuno abbia raccolto informazioni sul nostro conto per motivi illeciti o senza il nostro consenso.
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