Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
Pablo Neruda
“La Felicità è lo scopo ultimo della vita umana”
Aristotele
Alcune persone sono convinte che denaro, carriera e successo, siano i traguardi che come premio daranno la Felicità e vivono perennemente stressati nella rincorsa di denaro, carriera e successo.
Altre persone sono convinte che la Felicità si possa ottenere solo godendo delle forti emozioni che nascono dalle forti sensazioni e per questo vivono perennemente stressati alla ricerca di sempre nuovi e più forti piaceri.
Altre persone ancora pensano che la Felicità sia una semplicemente un frutto della fantasia che può esistere solo nelle canzoni, al cinema o nelle poesie e per questo vivono rassegnate in una noiosissima tristezza.
Se però cerchi di capire che cosa veramente sia la Felicità scopri che la Felicità è una cosa vera che è già dentro di Te e che oggi, se veramente lo vuoi, puoi imparare a ri-trovare la tua Felicità per vivere felice tutti i giorni.
Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, da esse, sovente, traiamo gli stimoli che muovono le nostre giornate. Seppure ogni singola emozione sia importante e permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità . Quest'ultima è data da un senso di appagamento generale e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni positive che un individuo sperimenta.
Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa - la gioia - non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata dell'organismo.
Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi, nonché sul benessere generale della persona. Ma chi sono le persone felici? Gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano come la felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l'età o il sesso, né in misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura. Al contrario sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla felicità siano quelle relative alla personalità quali ad esempio estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di controllo sulla propria persona e il proprio futuro.
Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, danno colore e sapore all'esistenza, anche se, in una civiltà come quella occidentale impostata sul primato della ragione, spesso sono considerate con sospetto e timore. Del resto non potrebbe essere altrimenti: infatti se la ragione promette all'uomo il dominio su se stesso e le cose, le emozioni spesso producono turbamento e conflitto, non sono mai totalmente controllabili e a volte ci trascinano a dire o fare cose di cui, una volta cessato l'impeto emotivo, ci si pente. Eppure, sono le emozioni che ci fanno gustare la vita ed è proprio dalle emozioni, piccole o grandi che siano, che l'individuo spera di ricavare nuovi stimoli che muovano le sue giornate. Del resto come si potrebbe dire di vivere appieno se non si sperimentassero mai la gioia, il tremito dello smarrimento o della paura, l'impeto della passione, l'abbandono alla nostalgia, il peso e la disperazione provocate dalla sofferenza?
Tuttavia, seppur ogni singola emozione sia importante e permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità.
Il tema della felicità appassiona da sempre l'umanità: scrittori, poeti, filosofi, persone comuni, ognuno si trova a pensare, descrivere, cercare questo stato di grazia. Per tentare di definire questa condizione alcuni studiosi hanno posto l'accento sulla componente emozionale, come il sentirsi di buon umore, altri sottolineano l'aspetto cognitivo e riflessivo, come il considerarsi soddisfatti della propria vita. La felicità a volte viene descritta come contentezza, soddisfazione, tranquillità, appagamento a volte come gioia, piacere, divertimento.
Secondo Argyle (1987), il maggiore studioso di questa emozione, la felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in termini di appagamento in aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute.
La felicità è anche legata al numero e all'intensità delle emozioni positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o processo emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata come gioia . In questo caso è definibile come l'emozione che segue il soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio e in essa, accanto all'esperienza del piacere, compaiono una certa dose di sorpresa e di attivazione (D'Urso e Trentin , 1992).
Tutti noi, in misura più o meno accentuata, proviamo emozioni, in un certo senso le agiamo a livello di comportamenti più o meno visibili e consapevoli, le condividiamo con gli altri parlando o scrivendo di esse, alcuni riescono perfino ad immortalarle nelle opere d'arte.
Alcuni autori (Maslow , 1968; Privette , 1983) riportano che le sensazioni esperite con più frequenza dalle persone che si trovano in una condizione di felicità o di gioia sono quelle di sentire con maggiore intensità le sensazioni corporee positive e con minore intensità la fatica fisica, di sperimentare uno stato di attenzione focalizzata e concentrata, di sentirsi maggiormente consapevoli delle proprie capacità.
Spesso le persone felici si sentono più libere e spontanee , riferiscono una sensazione di benessere in relazione a se stesse e alle persone vicine e infine descrivono il mondo circostante in termini più significativi e colorati.
Inoltre le persone che provano emozioni positive, quali ad esempio gioia e felicità, a livello fisiologico presentano un'attivazione generale dell'organismo che si manifesta con un'accelerazione della frequenza cardiaca, un aumento del tono muscolare e della conduttanza cutanea e infine una certa irregolarità della respirazione.
In ultimo chi è felice sorride spesso . In effetti il sorriso, sovente accompagnato da uno sguardo luminoso e aperto, è la manifestazione comportamentale più rappresentativa, inconfondibile e universalmente riconosciuta della felicità e della gioia.
La felicità emotiva è una sensazione affettiva, un’esperienza, uno stato soggettivo transitorio suscitato, anche se fondamentalmente slegato, da qualcosa di oggettivo presente nel mondo reale. Si può essere felici per un film, rimanere senza fiato davanti a un tramonto, essere appagati da una fetta di torta.
La felicità morale è un complesso di atteggiamenti orientati in senso filosofico. Se una persona conduce una vita retta e perbene ed è consapevole del significato etico delle proprie azioni, potrà sentirsi profondamente soddisfatta e contenta.
La felicità legata al giudizio è seguita da preposizioni come “per”, “di”, “che”. Una persona sarà felice di andare al parco o sarà felice per un’amico a cui hanno appena regalato un cane. Questo implica formulare un giudizio sul mondo, non in termini di sensazioni soggettive transitorie ma in quanto si individua una fonte di sensazioni potenzialmente piacevoli, passate, presenti o future.
Da cosa deriva la felicità, indipendentemente dal tipo di felicità di cui si parla? A dircelo è il più lungo esperimento, tuttora in corso, nella storia delle moderne scienze sociali. Lo psicologo che dirige questo progetto di ricerca si chiama George Vaillant, è un ricercatore di Harvard e il nome dello studio è “Study of adult development”. Lo studio si propone di indagare se esiste una formula per il “vivere bene”. In altre parole, cos’è che rende felice la gente?
Gli ideatori dello studio hanno individuato 268 studenti di Harvard, tutti maschi bianchi, con una buona posizione socio-economica, molti con un luminoso futuro davanti a sé (tra i partecipanti anche John F. Kennedy). Gli eventi della loro vita sono stati monitorati per anni da un team di psicologi, antropologi, operatori sociali, persino fisiologi. Questi uomini sono stati sottoposti a check-up medici completi ogni cinque anni, batterie di test psicologici periodici, interviste e hanno dovuto rispondere a questionari ogni due anni per quasi 45 anni. Cosa è venuto fuori da questo studio così articolato e lungo? Che cos’è, dunque, il vivere bene? Cosa ci rende felici? Vaillant ha concluso dicendo che “l’unica cosa che nella vita conta davvero sono i rapporti con gli altri”. Dopo quasi 75 anni questa è l’unica grande scoperta. I legami affettivi, quelle connessioni spesso complesse che tengono vicine famiglie e amici, sono l’elemento essenziale che porta alla felicità. I legami affettivi risultano essere il miglior fattore predittivo rispetto a qualunque altra variabile singola. E quando si arriva alla mezza età diventano l’unico fattore.
Più le relazioni sono profonde e meglio è. Lo “Study of adult development” rileva che le persone non raggiungono la fascia superiore del 10% nella graduatoria della felicità se non hanno una relazione di coppia di qualche tipo. Il matrimonio è un fattore importante. Circa il 40% degli adulti sposati si definisce “molto felice” contro il 23% degli adulti che non lo è mai stato.
Da allora queste elementari scoperte sono state confermate ed estese da ulteriori ricerche. Ecco quali sono gli altri fattori predittivi del vivere felici:
Una dose costante di azioni di generosità;
Stilare elenchi di cose per le quali si è grati, che genera sensazioni di felicità nel breve termine;
Coltivare un atteggiamento di gratitudine generale, che genera sensazioni di felicità nel lungo termine;
Condividere nuove esperienze con qualcuno a cui vogliamo bene;
Perdonare le persone care quando ci offendono.
Se tutte queste cose possono apparire ovvie, classici suggerimenti da libri o riviste di auto aiuto, quello che stiamo per affermare rappresenta invece una sorpresa: il denaro non supera l’esame. Le persone che guadagnano più di 3 milioni di euro all’anno non sono significativamente più felici di quelle che si fermano a 70000, secondo quanto scoperto da “The journal of happiness studies”. I soldi vanno di pari passo con la felicità solo nel caso in cui sollevino una persona da una condizione di povertà, portandola intorno ai 35000 euro annui. Al di sopra di quel reddito, ricchezza e felicità imboccano strade diverse. Questo suggerisce che una volta soddisfatte le necessità basilari, per essere felici abbiamo bisogno solo di molti amici e familiari affettuosi.
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