lunedì 27 giugno 2016

LO FACCIAMO IN ACQUA?



I rapporti sessuali in acqua sono una delle fantasie sessuali più frequenti fra le donne: l’idea di fare sesso in mezzo all’acqua ha sempre il suo fascino e può aiutare a risvegliare la passione anche nelle coppie in cui l’eros si è un po’ spento.

L’acqua del mare, della piscina, del lago, pullula di batteri che possono intaccare le vostre parti intime. In piscina, se l’acqua non è stata correttamente igienizzata, vi procurerà una noiosissima infezione alle vie urinarie.

L’acqua marina impoverisce la naturale lubrificazione. Secchezza, irritazione e frizione, quindi, vi disturberanno. Il cloro, invece, potrebbe irritare la vagina provocando bruciore.

Assolutamente da non sottovalutare la possibilità di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile, la frizione dovuta all’assenza di lubrificazione, infatti, aumenta il rischio di rottura del preservativo.
Come spiega la sessuologa “quando si utilizza un preservativo  in acqua bisogna indossarlo da asciutti e rimuoverlo fuori dall’acqua “.

Nella vasca da bagno per creare un’atmosfera romantica e rilassante puoi decorare il bagno con delle candele profumate, mettere una musica lenta, riempire la vasca di schiuma e tenere pronte due coppe di spumante.
In generale lo spazio nella vasca da bagno è esiguo, la vasca è sempre troppo corta o troppo stretta. In due, già non è facile muovere un dito, figuriamoci fare delle acrobazie!
Per guadagnare spazio mettetevi l’una sopra l’altro! Seduta di spalle sul tuo partner, puoi dare il ritmo aggrappandoti al bordo della vasca.

L’estate, le vacanze, la calura e il tuo uomo che gioca a beach volley a petto nudo fanno montare il desiderio? Presto, entrate in acqua!
Se l’acqua è troppo salata rischi di avere delle irritazioni, non dimenticarti quindi di sciacquarti bene sotto la doccia una volta finito il bagno.



La posizione migliore: faccia a faccia, come se steste tranquillamente chiacchierando. I curiosi sulla spiaggia non sospetteranno niente!


Nel scegliere le posizioni sessuali in acqua sarete avvantaggiate dal fatto che in mare siete più leggere. Ad esempio se siete donne attive nel fare l’amore potete abbracciare il vostro compagno e stringere le gambe attorno alla sua vita: l’effetto lubrificante dell’acqua e i vostri movimenti di bacino faranno il resto.

Un’altra comoda posizione sessuale per fare l’amore in acqua: scegliete un punto in cui l’acqua vi arriva alla vita, sdraiatevi a pancia in giù aggrappandovi ad uno scoglio o ad un materassino e galleggiando con il busto e le gambe a pelo dell’acqua e fatevi penetrare da dietro.

Se preferite posizioni meno acrobatiche scegliete un luogo dove l’acqua è davvero bassa e sperimentate a vostro piacimento ogni posizione del kamasutra per fare l’amore sul bagnasciuga.

Per un uomo, non c’è niente di più sexy e eccitante che essere raggiunto dalla propria partner sotto la doccia.

Per evitare di farvi male sbattendo contro le piastrelle, potete darvi a turno alle carezze orali.

In una vasca idromassaggio le bollicine e i getti d’acqua stimoleranno il tuo corpo e quello del tuo partner in due secondi.

Il livello dell’acqua è piuttosto basso quindi potete sbizzarrirvi.

Sei single? L’idromassaggio è talmente rilassante che puoi ben concederti un momento di piacere solitario…




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sabato 25 giugno 2016

LE PALLINE VAGINALI


Si ritiene che le palline siano originarie del Giappone, dove sono chiamate rin no tama ('campanelline tintinnanti') e che agli inizi fossero costruite in metallo o avorio. Alla fine del sedicesimo secolo, vi si imbatté il viaggiatore inglese Ralph Fitch nello Stato di Shan, in Birmania (Myanmar), descrivendone l'utilizzo da parte della popolazione maschile. A meno di una decina di anni di distanza, anche il mercante fiorentino Francesco Carletti racconta del loro utilizzo in Thailandia. "Ben Wa" è un marchio di fabbrica. Originalmente era un singola sfera sistemata nella vagina, utilizzata per incrementare il piacere durante l'atto del coito, ma poco dopo evolse in una serie di molteplici sfere coperte da metallo unite da un cordone di seta che consentiva la facile rimozione.

Le palline vaginali, specie se separate l'una dall'altra e libere di muoversi, sono in grado di roteare all'interno della vagina.

Basta introdurle nell'orefizio e camminare: il movimento del corpo farà urtare i pesi interni contro le pareti delle sfere provocando la risposta dei muscoli. Un altro utilizzo prevede la contrazione della vagina cercando far muovere le sfere per poi rilasciarle.

Esistono varianti di molteplice aspetto e materiale: ad esempio palline di gomma, con piccoli rilievi in superficie, oppure palline disposte in fila, unite tra loro, come una sorta di collana (anal beads), di diametro uniforme oppure progressivo, che, come giocattolo sessuale, possono essere più facilmente manipolate per la stimolazione interna anale e del muscolo dello sfintere.

Alcune possono essere totalmente solide, o contenere campanule all'interno, altre versioni in plastica con all'interno palline più piccole in metallo sono note come palline duotone.

L'uso delle palline crea una delicata stimolazione. È possibile lasciare le palline nella vagina per tempo prolungato o per alcuni minuti.

Servono per allenare il pavimento pelvico, prevenire disturbi come le perdite di urina ma anche per migliorare i rapporti sessuali.
L'allenamento dei muscoli migliora la irrigazione sanguina e la lubrificazione della vagina aumentando la sensibilità e in più permette di giocare con il partner durante la penetrazione aumentando l'intensità degli orgasmi per noi ma anche per lui.

Ben presto le donne si accorsero che le palline da geisha potevano essere utilizzate per il piacere personale, e iniziarono anche a legarle tra loro con fili di seta o catene per agevolarne la rimozione.
In Occidente, le palline cinesi sono arrivate alla fine del XVI secolo grazie al viaggiatore inglese Ralph Fitch, e oggi sono apprezzate e utilizzate in tutto il mondo, tanto che è piuttosto facile trovarne in commercio di tutti i tipi e materiali.



L’utilizzo delle palline cinesi si fonda sui principi della forza di gravità. Ciò significa che per evitare che le palline da geisha “cadano” sarà necessario contrarre adeguatamente la muscolatura pelvica. A molte donne piace muoversi o camminare con le palline vaginali inserite: queste, infatti, iniziano a vibrare procurando piacere e stimolando la muscolatura.
Almeno per le prime volte, può risultare utile un normale lubrificante vaginale a base acquosa. La procedura di inserimento delle palline cinesi è molto simile a quella di un assorbente interno: si solleva leggermente una gamba, si prendono le palline da geisha tra pollice e indice e con l’altra mano si divaricha le labbra vaginali. Si inizia  a far penetrare delicatamente le palline del piacere spingendole pian piano sempre più in profondità, lasciando all’esterno l’ultima parte del cordoncino;
Per estrarre le palline cinesi è sufficiente rilassarsi e divaricare le gambe: afferrare il cordoncino e tirare con delicatezza. Se l’operazione risultasse più difficile del previsto, proviamo a contrarre i muscoli del ventre;
Al termine dell’utilizzo, lavare bene le palline da geisha con sapone neutro o antibatterico, lasciandole asciugare all’aria.
Le palline cinesi sono un ottimo strumento per la masturbazione femminile, magari unite all’utilizzo di un vibratore con cui sfiorare delicatamente il clitoride. Tuttavia, le palline da geisha possono rendere più piccante anche il sesso col partner: si può lasciare inserite le palline cinesi durante la penetrazione, con un effetto stimolante reciproco. Inoltre, i modelli di palline del piacere con cordicella possono essere utilizzati anche per il sesso anale, perché non rischiano di “perdersi”.

Tra gli esercizi che si possono fare con le sfere cinesi figurano la camminata, la corsa leggera, lo step (ma non la cyclette) o la marcia.
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Ciò che pochi sanno è che le palline da geisha dovrebbero essere utilizzate anche dagli uomini per allenare la muscolatura pelvica. Tuttavia, nonostante quella anale sia una zona erogena maschile, l’uomo non di rado incontra tabù.



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venerdì 24 giugno 2016

ANTISTRESS



Per scaricare le tensioni e gestire i picchi di stress in men che non si dica, non c'è niente di meglio che stringere nel palmo della mano una pallina, due biglie o un animale, sia rigido sia imbottito di semi, microbiglie o gommapiuma. Attraverso un movimento di pressione ripetitivo, l'oggetto permette di distendere le articolazioni delle dita contratte.

La mano è ricca di terminazioni nervose e, secondo i principi dell'agopuntura all'intersezione delle linee della mano, passa il meridiano noto come "il maestro del cuore", ottavo punto dell'agopuntura a partire dal torace. Associato secondo la legge dei cinque movimenti al Fuoco, l'agopuntura gli attribuisce una funzione regolatrice dell'energia in grado di rimediare alle manifestazioni legate allo stress, come ad esempio l'oppressione toracica, le palpitazioni e la sudorazione nervosa. Massaggiando questo meridiano mediante l'utilizzo di oggetti rotondi, si ottiene un benessere fisico immediato e la stimolazione dell'energia, distogliendo l'attenzione del soggetto dall'ansia. 

Una palla anti-stress, o palla di stress, è un giocattolo malleabile, di solito non più di grande di 7 cm di diametro. Stretta nella mano e manipolata con le dita, serve per aiutare o alleviare lo stress e la tensione muscolare, oppure per esercitare i muscoli della mano.

Ci sono molti tipi di palle anti-stress. Alcune sono fatte di poliuretano. Questo tipo di palla-antistress si ottiene iniettando le componenti liquide della schiuma in uno stampo. La reazione chimica risultante crea bolle di anidride carbonica come sottoprodotto, che a loro volta creano la schiuma.

Le palle anti-stress, in particolare quelle utilizzate nella fisioterapia, possono contenere anche gel di diversa densità all'interno della stoffa. In un altro tipo viene usata una sottile membrana di gomma che circonda la palla. Quest'ultimo tipo può essere fatto in casa con una palla riempita di bicarbonato di sodio. Alcune palle simili ad un footbag sono commercializzate e utilizzate come palle anti-stress.

L'ultima innovazione della palla anti-stress è fatta con po' di filato incollato sulla parte superiore della sottile membrana di gomma, avendo così una caricatura di un volto stampato sulla palla in modo tale che il filato rappresenti i capelli della caricatura. Queste sono conosciute come hairy stress ball.

Nonostante il nome, le palle anti-stress non sono tutte di forma sferica. Molti giocattoli anti-stress sono modellati. Essi spesso vengono presentati ai dipendenti e ai clienti come omaggio promozionale. Le palle anti-stress sono il terzo più importante regalo promozionale nel Regno Unito. Ci sono letteralmente centinaia di forme diverse per soddisfare qualsiasi esigenza di marketing. I giocattoli anti-stress vengono usati da chi soffre di Repetitive Strain Injury, malattie reumatiche autoimmuni e sindrome del tunnel carpale.

In uno studio pubblicato su Hypertension, una delle riviste dell’American Heart Association gli studiosi hanno analizzato diversi tipi di approcci “alternativi” per capire se davvero possono essere d’aiuto le palline antistress, in affiancamento alle terapie farmacologiche, nel trattamento dell’ipertensione. Per giungere ai loro risultati hanno passato in rassegna diversi studi condotti tra il 2006 e il 2011 esaminando gli eventuali effetti sortiti sull’abbassamento della pressione da yoga, agopuntura, tecniche di meditazione e rilassamento, esercizi aerobici e di resistenza, movimenti isometrici con le mani.



Dai dati raccolti è risultato che la meditazione trascendentale è in grado di abbassare, anche se di poco, i valori pressori, mentre per gli altri tipi di meditazione esaminati non sono stati raccolti dati sufficienti e lo stesso può dirsi per lo yoga, per le tecniche di rilassamento e per l’agopuntura. Al contrario, tutti gli esercizi fisici eseguiti, da quelli aerobici a quelli di resistenza, si sono dimostrati utili contro l’ipertensione. I risultati migliori, però, stati ottenuti dagli esercizi isometrici con le mani, grazie a cui la pressione arteriosa si è ridotta fino al 10%. Attenzione, però, raccomandano gli studiosi: questa tipologia di esercizi con le mani non deve essere presa a cuor leggero, e deve essere evitata dalle persone che soffrono di pressione alta con valori oltre i 180/110. “Gli approcci ‘alternativi’ - concludono i ricercatori - possono essere aggiunti a un regime di trattamento farmacologico dopo che i pazienti ne hanno discusso con il proprio medico”.

Utilizzo di una palla antistress - una schiuma o sfera gel che fornisce qualche resistenza alla pressione - può ridurre lo stress e rafforzare i muscoli della mano e del polso. I benefici della riduzione dello stress sono immediati, ma il rafforzamento dei muscoli è anche un buon modo per evitare lesioni da sforzo ripetitivo, sindrome del tunnel carpale e dall'altra e problemi causati da un uso eccessivo del polso e muscoli indeboliti. Fare questi semplici esercizi alla scrivania o durante le brevi pause.  
Premere la palla per un conteggio di tre, poi rilassare la presa. Ripetere fino a venti volte per un punto di fatica. Questa forza aumenta la presa attraverso il polso e rilascia la tensione. 
Pinch la palla con il pollice e ogni dito, uno alla volta. Poi pizzicare la palla tra le dita solo, dando il pollice a riposo. Tenere ogni pizzico per un conteggio di tre e ripetere fino a venti volte o fino al punto di fatica. 
Ripetere il movimento avanti e indietro fino a venti volte con ciascuna mano. Questa azione coinvolge muscoli fino tutto il braccio fornendo leggero massaggio alle dita, palmo e polso.  
Tenendo la palla con entrambe le mani, ruotare ogni mano in direzioni opposte, come se stesse cercando di districare esso. Ripetere fino a venti volte, poi invertire la direzione della torsione. Ciò coinvolge l'intera mano e il polso, ancora una volta, il rafforzamento mentre alleviare lo stress.



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sabato 18 giugno 2016

COME FARLA IMPAZZIRE



Alla donna interessa il clima, lo spirito, l’atmosfera, il racconto la simbologia di quello che sta succedendo.

La donna vuole emozioni, vuole sentimenti, vuole cieli stellati, tuffi al cuore, sospiri. La donna vuole sentirsi desiderata, amata, cercata, immaginata, sognata.

Non ha solo bisogno di sesso, ha anche di bisogno di buon sesso. Il piacere che prova quando ha un orgasmo è troppo forte per non andarlo a ricercare se non ne ha da una relazione.

Più tu la fai godere e più lei sarà soddisfatta sessualmente; più lei è soddisfatta sessualmente e più sarà propensa a soddisfare te.
Falla godere come una matta e lei farà praticamente di tutto per soddisfarti sessualmente.

Se finisci a letto con una donna e la fai impazzire, puoi stare sicuro che lei ti vorrà tenere come trombamico vita natural durante.
Per cui, se ti piacciono le trombamicizie, quella di far godere una donna è un’abilità che semplifica molto la vita.

Sapere come far godere le donne e farle urlare dal piacere è uno dei migliori modi di aumentare la tua autostima.

Le posizioni in cui fai sesso contano, e molto anche.
Ci sono posizioni che sono fantastiche, posizioni insipide e posizioni troppo complicate per poter godere del sesso…

Dimentica le posizioni complicate, le migliori sono piuttosto semplici.
Le posizioni insipide sono piuttosto scontate…e non proprio il massimo…prendi per esempio il missionario classico: funziona, ma non è nulla di eccezionale e ci sono almeno 3 sue varianti che invece sono fenomenali.

Tieni a mente che in base a come vi sentite e a come volete fare sesso, ci sono posizioni che si prestano più di altre. Per esempio, il cucchiaio e l’incudine sono perfetti per del sesso romantico, mentre il cagnolino è molto più adatto a del sesso animalesco.

E poi, ovviamente, la scelta delle posizioni dipende moltissimo dalla donna con cui fai sesso: ogni donna ha delle posizioni che predilige rispetto ad altre.
Se vuoi farla davvero godere come una matta, è cruciale che tu capisca quali sono le sue preferenze in fatto di posizioni sessuali.

Ad ogni donna piacciono certe cose piuttosto che altre; capisci di cosa si tratta e puoi farla impazzire in men che non si dica.

Le dita non servono solo per entrare nella vagina di una donna, ma anche con ottimi risultati sul clitoride (e comunque un po’ in tutta la zona genitale).

Il mercato dei sex toys è stimato aggirarsi intorno ai 15.000.000.000$ l’anno…un chiaro indicatore del fatto che vengano graditi dalle persone. E le donne li apprezzano molto.
E sono sempre un modo per spezzare la routine e fare qualcosa di diverso.

Il sesso anale può piacere molto alle donne…ma ovviamente dipende da come lo si fa e da che donna si ha davanti.
Alcune donne strillano davvero tanto quando fanno sesso anale. Altre lo trovano indifferente o perfino sgradevole.



Dirle qualcosa di sconcio con una voce sensuale. Magari all’orecchio. Magari in un luogo pubblico, mentre siete con i vostri amici. O magari, mentre siete in camera da letto e vuoi riscaldare l’ambiente.

Le donne adorano sentirsi dire “frasi sporche”, le fanno eccitare incredibilmente. Quando dici qualcosa di sconcio ad una donna le fai correre l’immaginazione…e probabilmente la farai bagnare anche.

Far godere a distanza una donna è un’arte, ma è un’arte che lei apprezzerà molto e vale la pena imparare.
E in tutto questo metterci passione.

Molto spesso, contrariamente a quello che frequentemente pensano gli uomini, l'insoddisfazione che le donne si confidano tra loro a proposito di sesso e piacere non riguarda le dimensioni del pene o la durata dell'atto sessuale in sé. Riguarda la mancanza di pazienza e attenzioni e dolcezza.
Gran parte delle donne infatti lamentano il fatto che il partner occasionale incontrato e sedotto, durante il rapporto, fosse concentrato solo e soltanto sull'apparato genitale di lei. O peggio, sul suo.
È vero che agli uomini spesso piace andare dritti al sodo senza troppi fronzoli, ma le donne raramente desiderano lo stesso e quindi le cose si complicano.

Non è un'iperbole affermare che, per molte donne, stimolare il loro apparato genitale senza averle prima eccitate con più sensuali e affettuosi preliminari può provocare una sensazione di rigetto o quantomeno fastidio.
Questo perché il clitoride e la vagina, provocano in genere piacere soltanto in seguito a un aumento del flusso sanguigno derivante dall'eccitazione.
Ecco perché le donne tengono molto ai preliminari e sostengono che il sesso, per essere appagante, le debba coinvolgere in maniera profonda, coinvolgendo tutti i 5 sensi. Perché hanno una sessualità più sviluppata e raffinata, che può dare un piacere che gli uomini possono solo sognarsi.

La realtà delle cose è che le donne vanno sedotte con la testa e con l'attenzione, evitando l'irruenza, la prepotenza, la presunzione o atti o gesti che possano metterle in imbarazzo.
Solo l'osservazione il concentrarsi su di lei, su come reagisce, a quali parole, discorsi, gesti, potrà indicare all'uomo la strada giusta per creare quell'atmosfera e quella sintonia con lei che possano portarla a un passo dal piacere più intenso.

Dopodiché, sperimentare, giocare, stuzzicare, toccare, tutto è permesso una volta che si è entrati in confidenza e in sintonia e non è escluso che lei stessa possa suggerirvi o chiedervi di indulgere in pratiche o tecniche sessuali o di petting che più possano eccitarla.



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PERCHE' TRADISCI?



Il tradimento è quasi parte integrante della nostra vita, o perchè lo subiamo, o perchè lo mettiamo in atto, o magari perchè un amico o un nostro parente si trova a vivere l'esperienza del tradimento.

Ci sono delle persone che non riescono a restare fedeli alla propria partner, o al proprio partner. Quasi come se l'infedeltà facesse parte del patrimonio genetico di certe persone.
Esiste il traditore (traditrice) seriale. In questo caso, il tradimento permette a chi tradisce di verificare la propria "efficienza sessuale", avere più partner sessuali lo rassicura sulla sua "virilità" o "femminilità". Il più delle volte si tratta di persone insicure alla ricerca continua di rassicurazione e conferme sulle proprie capacità. Anche se può a volte subentrare un senso di noia e di stanchezza, il traditore seriale ha bisogno di rispettare questo copione.

Gli uomini, più delle donne, hanno la tendenza a trascinare relazioni parallele, la moglie e l'amante, la famiglia ufficiale e la "seconda casa" clandestina. Si sentono buoni mariti perché provvedono alla moglie e non le fanno mancare niente e non la lascerebbero: un certo senso del dovere li tiene ancorati a casa. Ci sono uomini che amano molto la compagna ma sono inconsciamente spaventati dall'intensità del legame: il tradimento garantisce loro la distanza di sicurezza da un sentimento che temono possa renderli dipendenti, succubi della donna amata.

Inoltre, può succedere di cercare fuori dalla coppia quella carica erotica che si è affievolita nel rapporto.

L'amore è strettamente legato al desiderio di voler dare qualcosa di sé all'altro. Spesso invece, nella coppia si è portati solo a chiedere (o a pretendere) cure e attenzioni dal partner, rendendo impossibile la "crescita" di entrambi. Quanta frustrazione in questa continua richiesta d'amore. E' questa la classica situazione di chi ama soprattutto per colmare un vuoto, legato probabilmente a qualcosa che è mancato nel periodo infantile (sicurezza, protezione, rifugio, tenerezza, comprensione).

Nell'uomo, amore e desiderio viaggiano sovente su due binari che possono anche non incontrarsi: spesso avviene una scissione tra l'amore (la moglie) e il desiderio sessuale (l'amante). E' vero che, in questo modo, gli incontri sessuali possono acquisire un irresistibile fascino, ma così potrebbe perdersi il piacere di godere la persona che si ama in tutta la sua intensità. Le donne, invece, quando tradiscono, il più delle volte è perché si innamorano. Hanno maggiori difficoltà a portare avanti storie parallele, sono portate ad interrompere il rapporto precedente per vivere il nuovo amore liberamente. E, ancora, il tradimento omosessuale (meno raro di quanto comunemente si pensi), irresistibile attrazione vissuta però con molta vergogna e conflittualità.

Può succedere che il tradimento sia un tentativo di uscire da una relazione insoddisfacente e può avvenire che il tradito si vendichi quasi subito, atteggiamento questo che, se da un lato può scaricare la tensione, dall'altro non risolve i problemi.
Il tradimento può essere vissuto come una profonda ferita nella propria autostima, determinando reazioni di tipo depressivo. Ma fingere che non sia successo niente è un modo immaturo di affrontare la sofferenza. Il tradimento scoperchia problematiche che altrimenti non sarebbero venute fuori e può essere utile per rinnovare un progetto di coppia che vada oltre la sola intesa sessuale. All'inizio di una storia d'amore predominano colori vivaci, intensi: passione, grandi aspettative nei confronti dell'altro, si desidera stare insieme per sempre, sembra tutto meraviglioso, perfetto.

L'altro appaga i nostri bisogni, è stato scelto proprio per questo, ci fa sentire speciali. Ma l'amore ha bisogno di crescere, maturare e anche la sessualità si trasforma attraverso lo stare in coppia. Il passaggio dall'idealizzazione infantile della coppia ad una dimensione più realistica del rapporto è delicato e spesso doloroso. L'altro si può incontrare anche a livelli diversi. Con il tempo aumenta la consapevolezza di sé e la reciproca conoscenza, la sessualità diviene una delle tante strade per conoscersi, per comunicare la tenerezza e per stare bene insieme in modo più profondo e completo. Il tradimento è doloroso ma potrebbe diventare una opportunità per accogliere il cambiamento dell'altro come una sfida a modificarsi profondamente e a mutare la relazione.

Le motivazioni che, spesso, spingono una donna a cercare le attenzioni di un altro uomo possono essere molte, alcune delle quali sono simili a quelle maschili.



Molte donne non riescono proprio a sganciarsi dal loro ex. Ci sono fantasie e desideri che le fanno sentire ancora incollate al passato e a volte cadono in tentazione finendo a letto con il loro precedente partner.
Vendetta: di più semplice e lineare. Per qualcuna è motivo di soddisfazione senza pari, anche se di certo non serve a cancellare il torto subito.
Tradire, per alcune donne, vuol dire semplicemente avere la conferma di essere desiderabili ed attraenti.
La pura attrazione carnale può portare a tradire gli uomini quanto le donne. Ci sono donne che si sentono conquistatrici e non riescono a fare a meno di tradire, non c'è scampo.
Le donne molto sicure di sé, che godono di potere, soprattutto dal punto di vista professionale, si illudono di poter governare ogni campo della vita e di poter prendere e lasciare chi vogliono e quando vogliono. Queste donne tradiscono per seguire una sorta di spirito di onnipotenza.
LE donne trascurate sono le più traditrici. Quando il proprio compagno le mette da parte per dedicarsi al lavoro o ad altri impegni, loro pensano che sia giusto tradire per ripristinare una parvenza di equilibrio senza capire che, forse, in certi casi è meglio troncare le relazioni che non soddisfano.

Non tutti gli uomini cercano il brivido costante di qualcosa di nuovo ed eccitante, ma per alcuni la noia è la strada che porta al tradimento. Sembra una cosa banale ma la noia in un rapporto può creare come unica alternativa per molti uomini, quella di cercare un’amante, molto spesso quindi invece di risolvere la questione con la loro compagna, preferiscono affidarsi ad una nuova fiamma.

Molti uomini anche se rimangono anni con una donna, non ne sono affatto innamorati. Infatti non è raro vedere uomini star bene con alcune donne, ma alla prima occasione cercare altrove. Purtroppo molte donne non riescono ad accettarlo e in casi di tradimento fanno cadere tutta la colpa sulla nuova arrivata, invece dovrebbero semplicemente capire che per loro non c’è mai stato spazio, e che la loro unione era poco più di una compagnia.

Sia che si tratti di lavoro o in un rapporto, un uomo che sente di essere sotto continua pressione,usa il tradimento come una forma di liberazione. Dal punto di vista dell’uomo, l’avere un’amante è pari al fare una lunga e bella vacanza, quindi  in alcuni casi donne troppo gelose, potrebbero avere l’effetto opposto sui loro uomini, e spingerli a trovare un passatempo per scaricare lo stress.

Anche se non capita spessissimo, accade che proprio all’addio al celibato , il futuro sposo si dedichi ad una ultima avventura da uomo libero. Spesso gli amici che organizzano questi eventi, lo fanno proprio in locali  dove è molto facile che accadano questo genere di cose. Questo tipi di uomini sperimenta una specie di estrema nostalgia dell’essere single, che si porteranno per sempre nella vita coniugale.

Gli uomini e le donne possono certamente essere amici, avere una ex-fidanzata per amica, per alcuni uomini rappresenta una scappatella gratuita senza conseguenze e fatica. Ci sono momenti in cui tutti i rapporti hanno un momento di crisi, è in quel momento che alcuni sentono il bisogno dell’ex fidanzata, ed è proprio li che accade il tradimento. A volte invece se i due hanno avuto una storia molto intensa n passato, il passare tanto tempo insieme, potrebbe risvegliare in loro ricordi che quasi sicuramente finirebbero per creare quella complicità, classica  che porta al tradimento.  Quando una relazione è vulnerabile, un uomo può cercare la sua ex perché si sente momentaneamente più attratto da qualcosa che conosce e non dalla sua attuale compagna.



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martedì 14 giugno 2016

RESILIENZA



Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.

Si può concepire la resilienza come una funzione psichica, che si modifica nel tempo in rapporto all'esperienza, al vissuto e, soprattutto, al modificarsi dei processi mentali che ad essa sottendono.

Proprio per questo troviamo capacità resilienti di tipo:

istintivo: caratteristico dei primi anni di vita, quando i processi mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;
affettivo: rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
cognitivo: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.
Una resilienza adeguata è il risultato dell'integrazione di tali elementi libidico-istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi.

La persona "resiliente" può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.

Andrea Canevaro definisce la resilienza come «la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura».

È una capacità che può essere appresa e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l'acquisizione di comportamenti resilienti:

« La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale. »
(Oscar Chapital Colchado (2011))

Applicato a un'intera comunità, anziché a un singolo individuo, il concetto di resilienza si sta affermando nell'analisi dei contesti sociali successivi a gravi catastrofi naturali o dovute all'azione dell'uomo quali, ad esempio, attentati terroristici, rivoluzioni o guerre. Vi sono processi economici e sociali che, in conseguenza del trauma costituito da una catastrofe, cessano di svilupparsi restando in una continua instabilità e, alle volte, addirittura collassano, estinguendosi; in altri casi, al contrario, sopravvivono e, anzi, proprio in conseguenza del trauma, trovano la forza e le risorse per una nuova fase di crescita e di affermazione.

Un esempio del primo tipo è quello della comunità del Polesine che, a seguito della grande alluvione del Po del 1951, non riuscì a risollevarsi e subì una vera propria diaspora, disperdendosi nell'ambito di un grande processo migratorio che si spinse, tra l'altro, fino all'Australia. La città di Firenze, al contrario, pur avendo subito oltre 60 alluvioni dell'Arno nell'ultimo millennio, molte delle quali di intensità assolutamente eccezionale, ha conservato una straordinaria continuità nel tessuto economico, artistico e architettonico. I fattori identitari, la coesione sociale, la comunità di intenti e di valori costituiscono il fondamento essenziale della "comunità resiliente".

Fin dalle epoche più remote, gli esseri umani si sono distinti per la capacità di sopravvivere a disastri naturali, guerre, e a ogni sorta di carestia o malattia. Ciò è stato possibile perchè l’uomo è “programmato” per resistere alle sventure, superarle, e convivere quotidianamente con lo stress, al punto che si potrebbe dire che l’abilità di combattere e rialzarsi  più forti di prima (piuttosto che la fragilità) è la regola nel mondo umano.

La necessità di combattere ha la sua ragion d’essere nell’inevitabilità delle sconfitte, delle delusioni e dei conflitti quotidiani, fino a quegli sconvolgimenti esistenziali, come una violenza o la perdita di una persona cara, che, spezzando un equilibrio preesistente, pongono colui che li ha subiti di fronte a una serie di interrogativi: Perché proprio a me? Che senso ha quanto mi è accaduto?



Domande da cui non è possibile sfuggire: solo cercando una risposta chiarificatrice, un senso, seppur a volte mai definitivamente compiuto, è possibile infatti ridefinire la propria sofferenza, che, al di là del dolore gratuito, può essere vista come un valore aggiunto, e fonte di maggiore sensibilità verso le bellezze dell’esistenza, nonchè per le sofferenze altrui.

Se è vero che certe ferite non si rimargineranno mai completamente, qualunque trauma, se non vissuto passivamente come punizione o negazione della felicità, può rappresentare, nel suo accadere repentino e imprevedibile, un’occasione di realizzazione superiore, al pari della condizione del cigno che si è sviluppato a partire dal brutto anatroccolo della nota favola di Andersen (Cyrulnik, 2002).

Le difficoltà quindi come opportunità, come sfida, che mobilita le proprie risorse, sia interne che esterne, una sfida dalla quale non ci si può esimere, in nome del raggiungimento di un equilibrio più funzionale.

Affrontare le inevitabili calamità della vita mette in moto un’abilità nota come resilienza, termine ripreso dall’ambito ingegneristico per indicare la capacità di un materiale di resistere a un urto improvviso senza spezzarsi (De Filippo, 2007). La sua azione può essere paragonata a quella del nostro sistema immunitario chiamato a proteggerci dalle aggressioni esterne.

Tra i fattori di rischio che espongono a una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo la resilienza, secondo Werner e Smith (1982) troviamo i fattori emozionali (abuso, bassa autostima, scarso controllo emozionale), interpersonali (rifiuto dei pari, isolamento, chiusura), familiari (bassa classe sociale, conflitti, scarso legame con i genitori, disturbi nella comunicazione), di sviluppo (ritardo mentale, disabilità nella lettura, deficit attentivi, incompetenza sociale).


Tra i fattori protettivi, invece, gli autori ne individuano di individuali e familiari. Tra i primi, l’essere primogenito, un buon temperamento, la sensibilità, l’autonomia, unita alla competenza sociale e comunicativa, l’autocontrollo, e la consapevolezza e fiducia che le proprie conquiste dipendono dai propri sforzi (locus of control interno). A questi si aggiunge una risorsa di estrema importanza: il comportamenti seduttivo, che consente di essere benvoluti e di riconoscere e accettare gli aiuti che vengono offerti dall’esterno.

I fattori protettivi familiari comprendono l’elevata attenzione riservata al bambino nel primo anno di vita, la qualità delle relazioni tra genitori, il sostegno alla madre nell’accudimento del piccolo, la coerenza nelle regole, il supporto di parenti e vicini di casa, o comunque di figure di riferimento affettivo.

Esplorando i fattori protettivi, è possibile individuare cinque componenti che contribuiscono a sviluppare la resilienza (Cantoni, 2014).

La disposizione a cogliere il lato buono delle cose, è un’importantissima caratteristica umana che promuove il benessere individuale e preserva dal disagio e dalla sofferenza fisica e psicologica. Chi è ottimista tende a sminuire le difficoltà della vita e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi (Seligman, 1996).
Avere una bassa considerazione di sé ed essere molto autocritici, infatti, conduce a una minore tolleranza delle critiche altrui, cui si associa una quota maggiore di dolore e amarezza, aumentando la possibilità di sviluppare sintomi depressivi.

La Robustezza psicologica è a sua volta scomponibile in tre sotto-componenti, il controllo (la convinzione di essere in grado di controllare l’ambiente circostante, mobilitando quelle risorse utili per affrontare le situazioni), l’impegno (con la chiara definizione di obiettivi significativi che facilita una visione positiva di ciò che si affronta) e la sfida, che include la visione dei cambiamenti come incentivi e opportunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicurezze.
Le emozioni positive, ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che ci manca.
Il supporto sociale, definito come l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati. E’ importante sottolineare come la presenza di persone disponibili all’ascolto sia efficace poichè mobilita il racconto delle proprie sventure. Raccontare è liberarsi dal peso della sofferenza, e l’accoglienza gentile e senza rifiuti o condanne da parte degli altri segnerà il passaggio da un racconto tutto interiore, penoso e solitario (che può sfociare in forme di comunicazione delirante) alla condivisione partecipata dell’accaduto.

In definitiva, ciò che determina la qualità della resilienza è la qualità delle risorse personali e dei legami che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico. Parlare in termini di resilienza vuol dire modificare lo sguardo con cui si leggono i fenomeni e superare un processo di analisi lineare, di causa ed effetto, per cui non è più corretto ragionare dicendo per esempio: “E’ stato gravemente ferito, quindi è spacciato per tutta la vita!”

 In ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di assorbire energia di deformazione elastica;
in informatica, la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d'uso e di resistere all'usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati
in ecologia e biologia, la resilienza è la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato.

Nell'arte la resilienza è la capacità dell'opera di conservare attraverso l'estetica la sua particolarità, nonostante la crescente soggettivazione.



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venerdì 10 giugno 2016

METODI PER FARLO IMPAZZIRE



Per sedurre un uomo occorre fantasia e astuzia, una buona dose di inventiva e, infine, creare un’attrazione fatale.
Dopo averlo incontrato, conosciuto e più tardi, finalmente, ottenuto il primo appuntamento; dovete dimostrare il vostro valore, lasciare impresso qualcosa che inneschi un meccanismo diabolico e piacevole per cui il vostro nome, il vostro fisico e i vostri gesti siano associati al piacere puro.
L’intimità è il momento più importante in cui un rapporto di coppia si costruisce e in cui ci si conosce nel profondo.

L’uomo, si sa, ama essere in primo piano, soprattutto a letto, ama essere soddisfatto, è sempre alla ricerca del massimo piacere e cerca una donna che lo seduca, che gli faccia vedere (e sentire) le stelle.

La seduzione deve diventare il vostro pane quotidiano, l’uomo adora la donna-geisha, detentrice dei segreti più profondi del piacere, l’unica capace di ipnotizzarlo attraverso un solo sguardo fugace.
La donna-geisha offre tutta se stessa per sedurre e dare piacere al proprio uomo. Trasformatevi in una donna seducente, ammaliante, misteriosa e sempre vogliosa.

Un uomo va assecondato ma va anche stuzzicato e sedotto.
L’uomo ama le sorprese seducenti, quelle che lo conducono a letto, quelle che lo portano a pensare di godersi dei momenti di puro piacere sessuale.
Il vostro uomo impazzirà se sarete voi a prendere l’iniziativa perché gli uomini desiderano avere al proprio fianco donne che sappiano come muoversi (a letto e non solo) in maniera autonoma e libera, disinibita e senza tabù.
Dimostrate di non aver bisogno di essere guidate durante il sesso ma, al contrario che siete voi a prendere l’iniziativa e a volere iniziare un gioco erotico cui l’uomo è invitato a partecipare.
Siete voi a condurre le redini del gioco seduttivo, l’uomo deve sottostare al vostro segreto progetto di piacere che avete organizzato per lui.

L’uomo ama essere sedotto, coccolato ed elogiato: insomma, l’uomo deve essere posto sempre in vista. Il sesso si dimostra un momento dedicato esclusivamente a lui, allora, quale miglior occasione per accrescere l’autostima maschile.
La sincerità è la prima arma a disposizione della donna per stimolare l’orgoglio dell’uomo. La sincerità stimola l’orgoglio e fa eccitare il maschio.
Pensate a sussurrare dei commenti piacevoli al suo orecchio esaltando le sue doti fisiche, esprimete ciò che vorreste fare utilizzando gli attributi fisici del vostro uomo, fategli capire (senza restrizioni o tabù) che lo desiderate per le sue qualità e che continuate a costruire aspettative sessuali mettendo in risalto le caratteristiche fisiche del vostro uomo.

L’aspettativa crea sorpresa, produce attesa e accresce la voglia.
Qualsiasi novità, qualunque voglia nuova, qualsiasi gioco erotico o posizione seduttiva sono i benvenuti.
Per offrire un piacere a cinque stelle è necessario variare, occorre gestire sempre in maniera diversa l’atto sessuale, è bene lavorare sui preliminari per essere già a metà del lavoro.
Il sesso è un momento che va gestito liberamente senza seguire tappe o schemi, ogni giorno è sempre diverso, le voglie cambiano e i desideri altrettanto.
Quindi cercate di individuare diversi punti deboli del vostro uomo e di stuzzicarli man mano, non tutti contemporaneamente ma singolarmente, variando sempre approccio seduttivo.
Infine, provate a stimolarlo in zone del corpo mai sperimentate prima.
Tutto questo lo farà entusiasmare e lo ecciterà molto.
L’arte della sorpresa evita il rischio di cadere nella routine e permette di costruire una vita sessuale ricca di emozioni forti, di passione e di momenti che faranno letteralmente impazzire il vostro uomo.



L’uomo adora giocare a letto e, nell’arte della seduzione, l’atto ludico è sempre contemplato.
L’uomo adora i preliminari ma ama altrettanto bruciare le tappe e arrivare subito alla penetrazione. Non datevi immediatamente per vinte. Ricordatevi che siete a voi a condurre il gioco e che l’attesa stimola il desiderio e rende l’atto sessuale più focoso e piacevole.
Questo non vuol dire avere l'atteggiamento della “donna che se la tira” ma, al contrario, prendete tempo in maniera ludica per sedurlo e aumentare il piacere del vostro uomo.
Giocate d’astuzia tenendolo un po’ sulle spine e provate a negarvi, a spostarvi con malizia, a strofinarvi quasi per sbaglio, a sfiorarlo nelle parti intime come se state accennando un gesto che non si completa e lavorate con lo sguardo. Tutto ciò accrescerà il suo desiderio sessuale e la voglia di possedervi e di godere dei vostri movimenti.

Tra le pratiche sessuali più richieste dagli uomini possiamo annoverare il sesso orale: questo è uno dei preliminari che gli uomini attendono con più piacere e che preferiscono perché tutti i gesti di una donna si concentrano sui loro attributi.
Il sesso orale è un atto a cui una donna deve arrivare senza fretta, senza bruciare le tappe e accennandolo tra i gesti dei preliminari con “effetto sorpresa”.
Il sesso orale è l’arte erotica preferita dagli uomini, questo è un dato di fatto. Certo, si tratta di una pratica molto intima, non tutte le donne sono disposte a realizzarla e, soprattutto (come per qualsiasi gesto) occorre essere a proprio agio.
Sicuramente il sesso orale accresce la voglia dell’uomo e lo prepara a gustare i momenti successivi dell’atto sessuale vero e proprio. Il sesso orale è un buon preliminare che può assicurarvi una serata piuttosto focosa.

Le donne conoscono bene quali punti le fanno impazzire a letto, il cosiddetto punto G. Anche gli uomini hanno un punto che, se ben stimolato, li predispone a momenti di vero piacere. Si tratta del punto L.
Il punto L degli uomini è localizzabile tra l’ano e i testicoli e, purtroppo, poche donne lo conoscono.
Stimolare il punto L sorprende sicuramente l’uomo e lo invita a pensare che davanti a sé c’è una donna esperta e capace di farlo godere al massimo.
Il punto L è una particolare zona maschile, molto sensibile e che se ben stimolata, con delicatezza attraverso le dita o la lingua, offre all’uomo delle sensazioni decisamente appaganti.

L’uomo ama guardare la propria donna, le movenze erotiche e i gesti che lei compie per lui. Quindi, fatevi guardare mentre vi spogliate, muovete il vostro corpo al fine di attirare l’attenzione del vostro uomo, lasciatevi spiare da buco della serratura in atteggiamenti molto intimi.
L’uomo è per natura un voyeur: tutti i mezzi sono approvati per farvi osservare e catturare la sua attenzione.
L’autoerotismo della donna esercita una grande carica erotica sugli uomini; lasciatevi sorprendere mentre “segretamente” accarezzate le vostre parti intime, quindi, il vostro uomo si sentirà in dovere di intervenire e di aiutarvi a “completare” il gioco erotico che avete iniziato. Questa sarà una buona occasione per scambiarvi i ruoli e “lavorare” contemporaneamente a offrire all'altro nuove sensazioni.

Un altro modo di sedurre il vostro uomo è quello di abbinare ai vostri gesti sexy e erotici del cibo: sesso e cibo sono da sempre considerati un binomio perfetto.
Basta pensare famoso film Basic Instict e potete lasciare grande spazio alla vostra fantasia, stimolando non soltanto il piacere del corpo ma anche quella della vista e dello spirito per costruire momenti a luci rosse.

Il lato b della donna esercita da sempre un fascino particolare per gli uomini. A proporre anche la penetrazione anale e scoprirete che si tratta di una pratica che fa piacere all’uomo ma anche a voi. Pensate a sorprendere il vostro uomo facendogli esplorare anche il lato b del piacere.

Praticamente, per guidare un uomo verso la pazzia in camera da letto, dovrai essere una sua “pari” a livello sessuale. Questo significa anche che se lui ama il sesso orale, è necessario che anche tu abbia lo stesso interesse e che cerchi di dargli gli stessi piaceri che da a te. Se lui ama parlare sporco, è necessario essere una donna che ama parlare sporco. Se lui ama il gioco di ruolo… non dovrai spaventarti e seguire il suo gioco. Sarà più divertente ed eccitante per entrambi e lui potrà impazzire pensando che finalmente ha trovato una donna che ama e fa ciò che ama e fa lui a letto….

Perciò dovrai essere spensierata, buttarti, e cercare il più possibile di combaciare con lui a livello sessuale.

Questi sono gli ingredienti che faranno assolutamente impazzire un uomo a letto.

La verità è che il sesso è importantissimo all’interno delle relazioni moderne, perciò se non sei al 100% sessualmente compatibile con il tuo uomo, il rapporto non è destinato a durare. Lo stesso vale viceversa.

Lascia correre la tua immaginazione anche a livello sessuale. Ad un uomo piace la donna che gli propone di soddisfare delle particolari fantasie e, anche il fatto che tu glielo stia semplicemente dicendo, può accenderlo in maniera incredibile. Facendo così, non potrai più contare le sorprese che arriveranno nella vostra camera da letto.

Se un uomo crede che tu sia la migliore amante che abbia mai avuto, lui non ti vorrà lasciare andare. Lo stesso accadrà per te nei suoi confronti.

Impara a istigarlo al sesso tramite sms o messaggi su Facebook: “Non riesco a smettere di pensare a ieri sera. Riuscivo a sentirti così bene dentro di me…” Oppure: “Non vedo l’ora di vederti più tardi. Non ho assolutamente intenzione di comportarmi bene!”. Ti assicuro che un paio di messaggi del genere in tutta la sua giornata, gli faranno voglia di strapparti i vestiti.
Stuzzicarlo, fallo attendere… e stuzzicalo di nuovo. Questa si chiama tensione sessuale… La prima cosa con cui puoi fare questo, sono appunto i messaggi. Quando lo vedrai, stuzzicalo e poi lascialo di nuovo in attesa. I ragazzi amano quando le donne li prendono in giro sessualmente. Li fanno impazzire, e li spingono in qualche modo a diventare selvaggi. Indossa lingerie sexy, oppure mettiti una camicia larga e lunga senza nulla sotto e usa un po’ di profumo… effetto travolgente assicurato.

Bacialo sul collo, sul petto e magari anche sulla schiena. Mentre lo fai, massaggialo  nella zona inguinale ma non andare subito al punto. Gioca con lui per almeno 10 minuti. L’attesa è l’elemento che accentua l’eccitazione. Questo è anche un ottimo modo per insegnargli a fare lo stesso con te…
Alterna la penetrazione al sesso orale… è semplice, e fa impazzire un uomo. Si tratta anche di un ottimo modo per educarlo a durare più a lungo, e per allungare il suo orgasmo, che sarà notevolmente più potente.
Digli che è incredibile… Per un uomo, è importante essere lodato per il sesso. Perciò digli quanto sia fantastico il sesso con lui. Digli nel dettaglio cosa ti ha fatta sentire così bene, e dirgli cosa potrebbe fare ancora…

Non vogliono che facciamo qualcosa di scandaloso o di strano, vogliono solo provare il massimo piacere. Agli uomini piace molto quando ci si lancia in nuove posizioni. Se ce n’è una nuova che abbiamo trovato e che vogliamo provare, si prega di farlo. Possono essere poco o estremamente creative, elaborate, che coinvolgono una vasca idromassaggio, della panna e delle banane, ma l'introduzione di ‘vecchi standard’ come doggy o missionario può anche funzionare. Non bisogna preoccuparsi dell’effetto reale della posizione, di quando ‘finisce’ e cose del genere.



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sabato 4 giugno 2016

OCCHIO X OCCHIO



La legge del taglione è un principio di diritto consistente nella possibilità riconosciuta a una persona che avesse ricevuto intenzionalmente un danno causato da un'altra persona, di infliggere a quest'ultima un danno, anche uguale all'offesa ricevuta.

Il principio è comunemente espresso dalla locuzione occhio per occhio, dente per dente, che appare anche nella Bibbia, in particolare nel libro del Levitico:

« 19Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: 20 frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all'altro. »   (Levitico 24, 19-20)

Nel diritto islamico è di fatto accolto il principio dell'occhio per occhio vigente in Arabia ai tempi di Maometto. È tuttavia previsto, spesso con una minuziosa casistica, anche il principio di "compensazione pecuniaria" (in arabo diya, spesso tradotto "prezzo del sangue"), con cui è possibile evitare il ricorso all'occhio per occhio pagando risarcimenti in denaro.

Solitamente, però, il ricorso alla diya è subordinato all'accettazione da parte della parte lesa, e in mancanza di ciò si dovrebbe procedere al taglione.

Pena comune a tutti i popoli antichi, consistente nell’infliggere all’autore di una lesione personale un’uguale lesione. Già conosciuta nel codice di Hammurabi (18° sec. a.C.) e in alcune precedenti raccolte di leggi sumero-accadiche, nelle quali vige il sistema della compensazione in denaro, costituisce estrinsecazione di un principio di uguaglianza di retribuzione.

In uso presso diverse popolazioni in età antica, aveva funzione di porre un limite alle vendette private, che spesso degeneravano in faida. In opere letterarie, sebbene influenzate da testi sacri, si preferisce parlare di legge del contrappasso, in particolare del caso di "contrappasso per analogia".

La legge del taglione viene affermata solo nel diritto romano arcaico, quello delle dodici tavole. Infatti nella Tavola VIII riguardante gli illeciti, si dice:

Si membrum rupsit, ni cum eo pacit, talio esto.

Se una persona mutila un'altra e non raggiunge un accordo con essa, valga la legge del taglione.

Esso si può riscontrare anche nell'antico diritto germanico al quale si rifecero le legislazioni di alcuni stati italiani, infatti è possibile riscontrare l'uso di tale legge in alcuni documenti ritrovati a Modena nel 1771 e in Toscana nel 1786. Sant'Isidoro di Siviglia nei suoi Etymologiarum sive originum libri XX definisce il taglione nei seguenti termini: Talio est similitudo vindictae, ut taliter quis patiatur, ut fecit. In questa maniera viene espressamente affermata la natura vendicativa di simile principio.



Visto però come un atto di compensazione, legittimerebbe altre plausibili chiavi interpretative nella cultura popolare.

Spesso viene utilizzata per giustificare la propria rabbia per un torto subito, per invocare sentimenti di vendetta o per motivare gli sforzi di rivalsa personale. Altri, però, sono lo spirito e il contesto nel quale questa affermazione viene concepita.

Gesù rilesse così le parole "occhio per occhio":

"Voi avete udito che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente". Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici, (benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano) e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste". (Matteo 5:38-48).



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venerdì 3 giugno 2016

COSA CONTIENE LA PIOGGIA?



Le gocce di pioggia sono spesso descritte e raffigurate come a "forma di lacrima", tonde sul fondo e più strette verso la cima, ma questo è scorretto (solo le gocce d'acqua che gocciolano da qualche sorgente sono a forma di lacrima al momento che si formano). Le gocce di pioggia piccole sono quasi sferiche. Le gocce più grandi sono molto appiattite a forma di panino, quelle più grandi ancora sono a forma di paracadute. Le gocce di pioggia che risultano dallo scioglimento poco tempo prima di un fiocco di neve sono grandi e formano una rosellina di gocce più piccole quando arrivano al suolo. In media le gocce sono 1–2 mm di diametro, le più grosse sono state registrate in Brasile e nelle Isole Marshall nel 2004 con più di 1 cm di diametro. Questa grandezza è stata spiegata con la condensazione di grandi particelle di fumo o di collisione tra gocce in zone relativamente piccole con un contenuto d'acqua particolarmente notevole.

Generalmente la pioggia ha un pH leggermente inferiore a 6, cioè debolmente acido a causa dell'assorbimento di anidride carbonica dall'atmosfera, che a contatto con l'acqua delle goccioline dà luogo alla formazione di quantità minime di acido carbonico. In alcune aree desertiche, il pulviscolo atmosferico contiene tanto bicarbonato di calcio da bilanciare la naturale acidità della precipitazione e quindi la pioggia può essere neutra o addirittura alcalina.

La pioggia con un pH inferiore a 5,6 è considerata pioggia acida.

L'odore caratteristico che accompagna talvolta la pioggia è quello dell'ozono. Infatti, quando l'ossigeno atmosferico viene percorso da scariche elettriche (in questo caso i fulmini), perde l'originale struttura biatomica per assumere quella triatomica, l'ozono appunto. L'odore che segue una pioggia dopo un periodo di siccità viene detto "petricor".

A seguito di un prolungato periodo di siccità sul suolo (campi, strade) e su ogni superficie (tetti, grondaie) si accumula una notevole quantità di inquinanti; anche nell'atmosfera rimangono dispersi per molto tempo le emissioni antropiche industriali e civili, quest'ultime legate al traffico stradale e alle caldaie. Al ritorno della pioggia, l'acqua si carica di una notevole quantità di inquinanti, subisce una contaminazione determinata dal dilavamento degli inquinanti dall'atmosfera e dalle superfici.
Si definiscono acque di prima pioggia ed hanno il merito da una parte di ripulire l'aria che respiriamo mettendo fine al problema smog, dall'altra di contenere nelle goccioline elementi tossici per l'uomo che si sono accumulati nel periodo secco. La maggiora parte di questi va a finire nelle fogne e poi depurati anche se con difficoltà per l'elevato carico; la parte non depurata si accumula sui suoli e nel peggiore dei casi va a finire in falda.



L'acqua di prima pioggia contiene sostanze inquinanti di natura organica, inorganica e metalli pesanti. Tra gli agenti inquinanti sono presenti Particolato, Azoto, Fosforo, Piombo, Zinco, Cadmio, Cromo, Nichel, Petrolio, Gomma, Amianto, Bitume, Bromo, ecc..

L'acqua é pericolosa per l'uomo quando si viene a contatto con essa o ingerita, con riferimento all'acqua che scorre sulla sede stradale e fognaria; le gocce di pioggia che cadono dal cielo seppur non abbiamo la composizione di un'acqua di sorgente non rappresentano un pericolo. Inoltre la pioggia libera l'aria di tutto il carico di inquinanti che si è accumulato nel periodo siccitoso, ancor più aggravato in inverno con la presenza dell'alta pressione e delle inversioni termiche. in questo senso sono un toccasana per l'aria che respiriamo.

Spesso ci capita di dover fare i conti con la polvere rossa caduta sulle macchine o sui panni stesi di bucato. E' il deserto del Sahara che ci fa visita. Secondo le previsioni dei ricercatori queste "tempeste di sabbia", capaci di trasportare verso l'Europa tonnellate di polveri, saranno sempre più frequenti in futuro. Ad esserne più colpita è l'Italia meridionale, ma nel 1990, le sabbie trasportate dal vento hanno raggiunto persino la Svezia mescolandosi alla neve.

La massa d'aria è molto calda e pertanto una volta messasi in moto dai suoi luoghi di origine, anche per mezzo delle classiche tempeste di sabbia tipiche del deserto, tende a risalire in quota e a sorvolare il Mediterraneo in direzione della nostra Penisola. Il fatto che sorvoli il mare a quote comprese tra 1500 e 3000 metri, non permette a questa massa d'aria, già secca in origine, di acquisire un adeguato quantitativo di umidità.
Essa si presenta dunque sui nostri cieli con nubi stratificate irregolari, velature e solo occasionalmente con addensamenti misti anche cumuliformi in caso di aria instabile. Sono proprio questi ultimi i casi in cui possiamo vedere associate precipitazioni. Si tratta quasi sempre di piogge brevi costituite da qualche gocciolone di passaggio che appena bagna il suolo ma che sporca molto.
Non si hanno precipitazioni abbondanti, pur in presenza di venti sciroccali perchè le goccioline che costituiscono le nubi si aggregano ai granelli di sabbia per condensare e ne vengono inglobati. L'aria è secca e pertanto le goccioline condensate sono poche e quindi non abbastanza pesanti per precipitare verso il suolo, rimanendo così in sospensione. A volte la precipitazione effettivamente riesce a partire alla nube ma l'aria secca che deve attraversare la fa evaporare prima che tocchi il suolo.
Da terra noi vediamo le classiche nubi dalle sfumature giallastre. In caso di addensamenti misti però, può accadere che le goccioline, portate in alto dai monti convettivi all'interno delle strutture cumuliformi, ghiaccino. I cristalli tendono così a cadere verso il basso inglobando le goccioline e divenendo così più pesanti. Essi poi fondono ma nel frattempo hanno già superato lo strato di aria secca ed ecco che possono così giungere fino al suolo.
Nella caduta si portano però dietro la sabbia ed ecco quei quattro goccioloni che bagnano poco e... sporcano tanto.


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mercoledì 1 giugno 2016

GUIDA ALL'INGLESE



In Inghilterra, Australia, Giappone e alcune nazioni dell’Africa meridionale si guida tenendo la sinistra, con il volante posizionato a destra: trattandosi di una netta minoranza (circa il 30% degli automobilisti mondiali) è pensiero comune che questi Paesi abbiano volutamente cambiato il senso di marcia per distinguersi dalla massa.

In realtà però non è stata l’Inghilterra a cambiare il lato di guida, bensì il restante 70% del mondo.

La maggior parte degli stati mondiali ha oggi adottato la guida a destra, sebbene fino alla fine dell'800 questa scelta era largamente minoritaria.

È piuttosto difficile trovare le motivazioni che hanno portato i paesi a scegliere la guida a destra o a sinistra.

Differenti spiegazioni sono state avanzate ma solitamente senza prove:

Nel Medioevo, i cavalieri tenevano la sinistra al fine di poter utilizzare più facilmente e con maggior libertà la propria spada (con la mano destra) in caso di attacchi improvvisi. Non solo, anche nello svolgimento dei tornei di giostra a cavallo era necessario tenere la sinistra per poter meglio impugnare la lancia.
Il primo documento sull'obbligo di tenere la sinistra risale a papa Bonifacio VIII, in occasione del primo Giubileo del 1300, come norma generale e in particolare per l'attraversamento dell'affollatissimo unico ponte di castel Sant'Angelo. Lo stesso Dante Alighieri ricorda il fatto nell'inferno della Divina Commedia.
Nel XVII secolo, con la comparsa delle prime carrozze, questa consuetudine restò continuando a mantenere la sinistra obbligando così i pedoni, solitamente poveri che non possedevano una carrozza, a camminare a piedi sulla destra per non essere travolti.
Si narra che Robespierre, durante il periodo della rivoluzione francese, fu colui che ordinò alla Francia la guida a destra come sfida alla chiesa. Propose la guida a destra perché considerato il "lato del popolo", opponendolo all'"uso cristiano di tenere la sinistra" indicato per la prima volta da Bonifacio VIII.
In realtà la diffusione in Europa della guida a destra avvenne sotto Napoleone Bonaparte in funzione anti-britannica, forse in collegamento al fatto che Napoleone fosse notoriamente mancino.

Sussistono anche motivazioni tecniche spinte da necessità prettamente pratiche:
Nell'epoca delle carrozze, tenere la sinistra nelle strade a due sensi di marcia faceva sì che il cocchiere, che solitamente teneva la frusta con la mano destra verso il centro tra le due corsie, avesse meno probabilità di colpire i pedoni che invece transitavano ai lati delle strade.

Le prime automobili avevano il freno a mano all'esterno, sul lato destro, per essere stretto dalla mano destra con più forza. Il volante, dunque, si trovava a destra. Inoltre, a quel tempo la manovra che dava più problemi era incrociare un altro veicolo proveniente dal senso opposto: tale condizione, specie sulle strade strette, costringeva i veicoli ad allontanarsi quanto più possibile l'uno dall'altro. Il conducente, per realizzare al meglio questa manovra, si doveva tenere sul lato della banchina della strada, al fine di accertarsi che le ruote non uscissero dalla carreggiata; quindi il volante era posto a destra e anche il senso di marcia.
Negli anni successivi, il freno a mano è stato spostato al centro dell'abitacolo, come è noto. La più attendibile spiegazione, quindi, potrebbe anche essere che certi produttori di automobili (e di conseguenza gli stati in cui risiedevano) hanno deciso di spostare il volante a sinistra dell'abitacolo per continuare a stringere il freno a mano con la mano destra; altri, fortemente legati alle tradizioni come i britannici, non hanno cambiato nulla.


Nell'Italia unita, si teneva a volte la sinistra e a volte la destra. Il Regio decreto n. 416 del 28 luglio 1901 confermò il diritto di ogni provincia di scegliere la direzione di marcia dei veicoli (ad esempio mentre a Brescia e alla periferia di Milano si teneva la destra a Roma e nel centro di Milano si teneva la sinistra). A seguito dei disastrosi ingorghi che vi furono durante la Prima guerra mondiale e degli incidenti causati dall'aumentato traffico automobilistico nella confusione delle regole, fu emanato da Mussolini il regio decreto del 31 dicembre del 1923 che impose al Paese la «mano destra unica» e accordò una proroga di due anni per approntare la nuova segnaletica e riadattare le tramvie. A Roma il cambio di senso di marcia avvenne il 20 ottobre 1924. A Milano, ultima città in Italia, il cambio avvenne il 3 agosto 1926.

Nonostante il senso di marcia a destra, vennero venduti alcuni modelli in serie di camion con guida a destra. Tuttavia, ancora oggi alcuni veicoli speciali (utilizzati per esempio per la pulizia meccanizzata o per asfaltare le strade) hanno la guida a destra in quanto, essendo lenti (e quindi non richiedendo sorpassi), facilitano gli operatori che li guidano nell'effettuare lavori sul lato destro della strada (per esempio scendere sovente per maneggiare i cassonetti) o a effettuare lavori con maggiore precisione, avendo una migliore visuale del ciglio della strada.

In Russia, nonostante sia stabilito che il senso di marcia sia quello destro, capita spesso di trovare veicoli con la guida a destra. Tali veicoli sono importati direttamente dal Giappone senza effettuare omologazioni (non necessarie in quella nazione). Sempre in Russia viene però applicato il senso di marcia anche per i pedoni: gli attraversamenti stradali sono regolati con delle frecce poste sulle strisce pedonali e così pure nelle gallerie della metropolitana moscovita capita di vedere appositi cartelli che indicano il tragitto da effettuare per evitare di scontrarsi con i pedoni che procedono in direzione opposta.

Viceversa, nel Regno Unito si potrà notare che tutte le vetture statunitensi (comprese le ingombranti Limousine che circolano nel centro di Londra), per le stesse motivazioni di cui sopra, non hanno la guida a destra.

L'Impero britannico aveva adottato per primo in tutti i suoi territori il senso di marcia sulla sinistra, il Canada però, avendo numerosi traffici interni con gli Stati Uniti, fu la prima colonia a cambiare sulla destra il senso di marcia dopo la Prima guerra mondiale. Dopo l'indipendenza anche alcune altre ex colonie britanniche, tra cui Ghana, Nigeria, Sudan e Somalia Britannica, cambiarono il senso di marcia. Quasi tutti i paesi che oggi hanno la guida a sinistra erano o sono possedimenti britannici.

In Birmania il senso di marcia fu sulla sinistra fino al 1970, quando il dittatore Ne Win lo cambiò sulla destra in seguito a una predizione di un indovino. Tuttavia, per abitudine nella maggior parte dei veicoli l'abitacolo è a destra, e circolare a destra è piuttosto scomodo: soprattutto nei sorpassi può rivelarsi pericoloso.

La Namibia, colonia tedesca dal 1884 fino alla Prima guerra mondiale, aveva la guida a destra ma passò a quella a sinistra in seguito all'occupazione britannica. Ottenuta l'indipendenza nel 1990, mantenne lo stesso senso di marcia a sinistra dei vicini Sudafrica e Botswana.

Nell'Europa continentale, gli ultimi paesi ad abbandonare la guida a sinistra per quella a destra furono la Svezia, il 3 settembre 1967 (Dagen H) e l'Islanda nel 1968.

Più recentemente, il 7 settembre 2009, le Isole Samoa hanno cambiato il senso di marcia da destra a sinistra, adeguandosi a quello delle vicine Australia e Nuova Zelanda. Il motivo di tale scelta è dovuto al fatto che, fino ad allora, le automobili provenivano dagli Stati Uniti e ciò influenzava pesantemente il costo del veicolo. Invertendo il senso di marcia, invece, i veicoli possono essere acquistati dalle ben più vicine Australia e Nuova Zelanda, riducendone drasticamente il costo.





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